Con grande costernazione del Vaticano, è stata trovata in Turchia, un
Bibbia avente circa 1500-2000 anni, attualmente esposta nel Museo
Etnografico di Ankara. Scoperto nel 2000 e, successivamente tenuto
segreto, il libro contiene il Vangelo di Barnaba – un discepolo di
Cristo – il quale rivela che Gesù, né è stato crocifisso, né è il figlio
di Dio, ma è solo un profeta. Il libro, inoltre, giudica l’apostolo
Paolo come un impostore. Il libro sostiene anche che Gesù ascese al
cielo vivo, e che Giuda Iscariota fu crocifisso al suo posto.
Un articolo del National Turk (clicca QUI),
dice che la Bibbia è stata sequestrata ad una banda di contrabbandieri
durante un’operazione nella zona del Mediterraneo. L’articolo afferma
che la banda è stata accusata di contrabbando di antichità, scavi
illegali e possesso di esplosivi. Il libro è valutato 40 milioni di lire
turche, circa 30.000 euro.
Autenticità
Secondo i rapporti, le autorità religiose di Tehram insistono sul fatto
che il libro sia originale. È scritto con lettere d’oro in aramaico, la
lingua di Gesù Cristo. Il testo mantiene una visione simile a quella
dell’Islam, contraddicendo gli insegnamenti del Nuovo Testamento del
cristianesimo. Gesù prevede anche la venuta del Profeta Maometto, che
avrebbe fondato l’Islam 700 anni dopo.
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domenica 31 gennaio 2016
sabato 2 gennaio 2016
Il mistero degli alberi che camminano in Ecuador
Gli appassionati del Signore degli Anelli potranno essere entusiasti di questa notizia: gli Ent esistono davvero. Più o meno! In Ecuador, infatti, all’interno delle foreste della Riserva della Biosfera Sumaco, vicino a Quito, si possono trovare dei particolari alberi capaci di migrare alla ricerca di luce.
Questi alberi, appartenenti alla specie Socratea exorrhiza e soprannominati ‘alberi mobili’ migrano lentamente attraverso un complesso sistema di radici, percorrendo due o tre centimetri al giorno.
La Socratea exorrhiza è una palma originaria delle aree tropicali del Centro e Sud America. Può arrivare fino a 25 metri di altezza. Conosciuto anche come Palm Walking, quest’albero è impollinato dagli scarabei e i suoi semi sono una fonte di cibo per molti animali che vivono all’interno dell’ecosistema di cui fa parte.
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martedì 3 novembre 2015
La morte di Pasolini: un giallo italiano
Sarà anche vero – come sosteneva lui stesso – che il complotto talora assomiglia ad un delirio gradito perché sostitutivo di un confronto forte e impegnativo con la verità. Risulta tuttavia difficile, osservando i numerosi coni d’ombra che tutt’ora avvolgono la sua fine, non sospettare che dietro la morte di Pier Paolo Pasolini non vi sia molto di più di quanto finora ipotizzato, scritto e raccontato. Non per nulla gli stessi scettici del complotto – quanti cioè, dalla morte di Kennedy all’11 Settembre, amano demolire ogni ipotesi alternativa – riconoscono come la morte del poeta friulano, in effetti, sia ancora tutta da spiegare.
La storia dei misteri della morte di Pasolini inizia il 2 novembre 1975, poco prima dell’alba. Già qui, un primo, singolare mistero: appena il giorno prima, l’1 novembre, l’intellettuale rilascia al quotidiano La Stampa un’intervista alla quale, per sua espressa volontà, assegna un titolo che poche ore dopo si rivelerà drammaticamente profetico: «Siamo tutti in pericolo».
Ma torniamo alle prime luci del 2 novembre: è ancora buio quando, all’1:30 circa, una pattuglia dei carabinieri intercetta una Giulia 2000 GT grigia percorrere a tutta velocità il lungomare di Ostia. Nonostante la velocità e la grossa cilindrata dell’auto, i carabinieri riescono, dopo un inseguimento serrato, a stringere la Giulia argento contro la recinzione di uno stabilimento balneare. Il conducente, però, non intende affatto arrestare la sua fuga: scende dall’auto e comincia a scappare, a correre via. I carabinieri però sono più veloci di lui e finalmente lo fermano: ha 17 anni, è poco più di un ragazzino e si chiama Giuseppe Pelosi, Pino la Rana per gli amici.
Portatolo in commissariato, i carabinieri fanno subito una verifica e scoprono due cose: i precedenti penali di Pelosi e il nome del proprietario della Giulia; è il nome di un intellettuale molto famoso, di un regista, di uno scrittore e drammaturgo tra i più brillanti in assoluto: la Giulia 2000 GT risulta intestata a Pier Paolo Pasolini. Pelosi viene quindi trattenuto, ma – interrogato – si rifiuta di parlare. Sembra spaventato.
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giovedì 29 ottobre 2015
Città fantasma nei cieli della Cina: il mistero in rete
Una "città fantasma" che galleggia tra le
nuvole è apparsa nel cielo di Foshan, nella provincia di Jiangxiò, in
Cina. In centinaia hanno assistito al misterioso avvenimento,
ipotizzando che questa "città galleggiante" fosse la prova concreta
della teoria degli universi paralleli. Ci hanno pensato gli scienziati a
"riportare tutti sulla Terra", spiegando che questo fenomeno è noto e
si chiama "Fata Morgana": si tratta di un'insolita forma di miraggio che
si può scorgere all'interno di una stretta fascia al di sopra
dell'orizzonte. I media cinesi invece sostengono che la misteriosa
visione sia il frutto di uno speciale esperimento olografico creato "ad
hoc" per testare le reazioni della gente
Video: YouTube/Paranormal Crucible
Video: YouTube/Paranormal Crucible
martedì 8 settembre 2015
Scoperta nuova Stonehenge in Gb "più grande sito neolitico"
Sottoterra ci sono 100 monoliti risalenti a 4500 anni fa
Gli archeologi britannici hanno individuato 100 monoliti vicino a Stonehenge, Inghilterra centrale, che apparterrebbero al più grande sito del periodo neolitico nel Paese. Secondo la Bbc, le grandi pietre, alcune delle quali alte oltre quattro metri, si trovano sottoterra ad una profondità di meno di un metro.
Il viaggio virtuale nella Stonehenge sotterranea
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lunedì 7 settembre 2015
Enigma Leonardo, ora c'è la conferma: sullo sfondo della Gioconda c'è Bobbio (PC)
L'ipotesi era stata già avanzata da Carla Glori nel lavoro "Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca". La verifica tecnica le ha dato ragione
Cinque anni fa, con il lavoro "Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca", identificò il ponte Gobbo di Bobbio con il ponte dipinto sullo sfondo della "Gioconda". Oggi la ricercatrice Carla Glori dice di avere una conferma della sua tesi grazie a una verifica tecnica effettuata dallo Studio Architetti Bellocchi di Piacenza, che ha svolto indagini sul campo ed elaborazioni di modelli 3D. La tesi della studiosa colloca lo sfondo della Gioconda, da lei identificata in Bianca Sforza, a Bobbio e localizza il "punto di vista" del pittore da una finestra al piano alto del castello Malaspina-Dal Verme. La verifica sul campo, ora, comprova compatibilità e conformità degli elementi del "paesaggio reale" - annuncia la studiosa - con quelli dipinti alle spalle della modella. I dieci punti di riferimento - tra cui il ponte Gobbo - individuati nel paesaggio reale di Bobbio, e corrispondenti ad altrettanti elementi del paesaggio dipinto, sottoposti ad esami e controlli tecnici "sono risultati infatti - annuncia la ricercatrice - pressoché coincidenti".
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Cinque anni fa, con il lavoro "Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca", identificò il ponte Gobbo di Bobbio con il ponte dipinto sullo sfondo della "Gioconda". Oggi la ricercatrice Carla Glori dice di avere una conferma della sua tesi grazie a una verifica tecnica effettuata dallo Studio Architetti Bellocchi di Piacenza, che ha svolto indagini sul campo ed elaborazioni di modelli 3D. La tesi della studiosa colloca lo sfondo della Gioconda, da lei identificata in Bianca Sforza, a Bobbio e localizza il "punto di vista" del pittore da una finestra al piano alto del castello Malaspina-Dal Verme. La verifica sul campo, ora, comprova compatibilità e conformità degli elementi del "paesaggio reale" - annuncia la studiosa - con quelli dipinti alle spalle della modella. I dieci punti di riferimento - tra cui il ponte Gobbo - individuati nel paesaggio reale di Bobbio, e corrispondenti ad altrettanti elementi del paesaggio dipinto, sottoposti ad esami e controlli tecnici "sono risultati infatti - annuncia la ricercatrice - pressoché coincidenti".
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venerdì 21 agosto 2015
Shigir Idol, un messaggio dal Mesolitico nella statua più antica del mondo
Gli scienziati sono vicini alla datazione della Shigir Idol.
L'idolo è la più antica statua in legno del mondo, probabilmente
scolpita intorno ai 9500 anni fa e miracolosamente conservata in una
torbiera nei pressi di Kirovograd, al margine
occidentale della Siberia, dove è stata recuperata nel gennaio 1890,
dopo essere rimasta protetta per millenni da quattro metri di torba.
Il professor Thomas Terberger, esperto in culture primitive ha detto: “Non esiste una scultura così antica in tutta Europa. Lo studio di questo idolo è un sogno che si avvera. Ci aspettiamo i primi risultati del test, alla fine dell'inverno".
La mancanza di fondi ha, fino ad oggi, impedito la corretta datazione di questo tesoro degli Urali, ma si è cercato di carpirne più notizie possibili. Si è scoperto, in base al numero di anelli annuali, che il legno da cui è stata ricavata la scultura apparteneva ad un vecchio larice di almeno 159 anni di età.
L'idolo, "raschiato con un cucchiaio di pietra" è alto 2,8 metri ma si
ritiene che in origine raggiungesse i 5,3 metri. Purtroppo quasi due
metri del manufatto sono andati perduti durante i disordini politici in
Russia del 20° secolo: rimangono solo i disegni fatti dall’archeologo
siberiano Vladimir Tolmachev che è riuscito a riprodurre le immagini di tutti i pezzi nel 1914.
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Il professor Thomas Terberger, esperto in culture primitive ha detto: “Non esiste una scultura così antica in tutta Europa. Lo studio di questo idolo è un sogno che si avvera. Ci aspettiamo i primi risultati del test, alla fine dell'inverno".
La mancanza di fondi ha, fino ad oggi, impedito la corretta datazione di questo tesoro degli Urali, ma si è cercato di carpirne più notizie possibili. Si è scoperto, in base al numero di anelli annuali, che il legno da cui è stata ricavata la scultura apparteneva ad un vecchio larice di almeno 159 anni di età.
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