sabato 4 marzo 2017
Irlanda, confermata la presenza di 800 bimbi sepolti nell’istituto delle suore di Tuam
La struttura era gestita dalle religiose del Bon Secour ed è stata attiva tra il 1925 e il 1961. La ministra dell'Infanzia Katherine Zappone: "Prima avevamo soltanto dei sospetti. Ora abbiamo la certezza"
Tutto è partito dai documenti rinvenuti dalla ricercatrice Catherine Corless sulle morti infantili presso la struttura di Tuam, nella contea di Galway. Aveva scoperto una fossa comune con i cadaveri di centinaia di feti, neonati e bambini. E oggi arriva la conferma della Commission on Mother and Baby Homes, che ha svolto l’inchiesta sulle case per ragazze madri e orfani gestite da religiose.
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venerdì 3 marzo 2017
Medjugorje, Monsignor Peric: le apparizioni non sono autentiche
Medjugorje divide la Chiesa fra scettici e mistici: le apparizioni della Vergine potrebbero essere manipolazioni a scopo di lucro.
Gli aspetti più trascendentali della religione e le esperienze visionarie dei fedeli sono senz’altro appassionanti. La mancanza di una spiegazione conosciuta di miracoli e apparizioni ci destabilizza sempre un po’ e contribuisce a creare uno zoccolo duro di persone pronte a seguire i presunti segnali divini senza troppe obiezioni.
Non è un caso dunque che i luoghi di culto permeati da tanto misticismo come Medjugorje siano ogni anno meta di migliaia di pellegrini che cercano risposte, segni di Dio o della Madonna. Le apparizioni nella cittadina bosniaca sembra siano iniziate nel 1981, il 24 giugno per l’esattezza. Da allora le testimonianze dei fedeli che sono entrati in contatto con la Vergine sono arrivate a sei. Il clima però non è del tutto conciliante, tanto che il Papa ha deciso di inviare un messo per conoscere la situazione pastorale della diocesi di Mostar, il cui vescovo è lo scettico Ratko Peric.
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giovedì 2 marzo 2017
La morte di Wilma Montesi, il primo delitto mediatico
Il luogo dove venne trovato il cadavere di Wilma Montesi |
Sabato 11 aprile 1953, vigilia di Pasqua. Il
cadavere di Wilma Montesi, 21 anni, una bella ragazza romana, viene
trovato sulla spiaggia di Torvajanica, in località Capocotta, una zona
balneare non distante da Roma. Il corpo non presenta segni di violenza
ed è completamente vestito (se non fosse per la mancanza di un
reggicalze, delle calze e delle scarpe). Le cause della morte non sono
chiare: l’autopsia parla, genericamente - e quindi sollevando mille
sospetti - di una sincope dovuta ad un pediluvio.
Di famiglia modesta, ma tranquilla, Wilma Montesi era fidanzata e stava preparandosi al matrimonio. Testimoni raccontano di aver visto la ragazza sul trenino che collega Roma ad Ostia, un’altra località balneare, ma distante alcuni chilometri da Torvajanica. Difficile spiegare come il cadavere della ragazza abbia percorso quella distanza. La spiegazione che tentano gli investigatori - anche questa piuttosto alambiccata - parla di un gioco di correnti marine. E non fa altro che alimentare altri sospetti.
Trascorrono alcuni mesi, la vicenda è quasi dimenticata quando un piccolo settimanale scandalistico, Attualità , diretto da un giovane giornalista, Silvano Muto, il 6 ottobre 1953 riporta a galla, in forma generica, un intrigo di sospetti e di accuse che in primavera, attorno al mistero di Torvajanica, aveva attraversato le redazioni di diversi quotidiani, senza mai trovare lo sbocco della pubblicazione. Si trattava, infatti, solo di voci create ad arte: Wilma Montesi sarebbe morta, forse per overdose di droga, forse per un semplice malore, durante un’orgia, in una villa del marchese Ugo Montagna, alla quale avrebbe preso parte il musicista Piero Piccioni, figlio di un importante notabile democristiano, il già ministro degli Esteri Attilio Piccioni, destinato ad ereditare da Alcide De Gasperi la leadership della Democrazia Cristiana, il più importante partito di governo.
Da questo momento il caso Montesi non è più un caso giudiziario, ma diventa un affare politico: dietro la morte della ragazza si scatena la più grande faida mediatico-politica per la conquista del potere interno alla DC.
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martedì 28 febbraio 2017
C’è un complotto mondiale? Sì, è un troll!
Ormai dall’11 settembre, ogni qualvolta il mondo è scosso da un
avvenimento sconvolgente tanto quanto mediatico, si alzano sempre più
rapide e prive di fondamento le voci del complottismo. Non è sbagliato
l’atteggiamento di cautela e oculata selezione delle informazioni e
delle versioni “ufficiali” di tali avvenimenti, naturalmente, ma la
frammentazione in ipotesi sempre più balzane delle possibili versioni
dei fatti, non può che fare comodo a un potere che (non sempre) ha la
necessità di nascondere verità scomode, come lo sfruttamento dell’uomo,
delle risorse umane e certi contatti diplomatici internazionali. Perché
se è chiaro che tutto è stato nascosto molto bene nei casi di Ustica,
piazza Fontana o Ilaria Alpi, non possiamo pretendere che dietro a ogni
avvenimento ci sia una cospirazione. Questa si chiama paranoia.
Non intendo qui parlare male del complottismo tout-court, anzi vorrei difendere chi analizza in modio serio e circostanziano, non parziale, le informazioni disponibili. Ma mi pare necessario denunciare e mettere in guardia sia i complottisti seri, sia i non complottisti (i cosiddetti “mainstream”), che da qualche anno si sta diffondendo in rete la presenza di troll (vedere definizione su wikipedia), quindi falsi complottisti in cerca di polemiche e visualizzazioni fini a se stesse che non fanno che diffondere le tesi di faziosi complottisti d’assalto (che del resto sono anche loro stessi Troll, in quanto il loro scopo è focalizzare l’attenzione mediatica su se stessi, le loro “non teorie” e le loro pubblicazioni a scopo di lucro).
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Non intendo qui parlare male del complottismo tout-court, anzi vorrei difendere chi analizza in modio serio e circostanziano, non parziale, le informazioni disponibili. Ma mi pare necessario denunciare e mettere in guardia sia i complottisti seri, sia i non complottisti (i cosiddetti “mainstream”), che da qualche anno si sta diffondendo in rete la presenza di troll (vedere definizione su wikipedia), quindi falsi complottisti in cerca di polemiche e visualizzazioni fini a se stesse che non fanno che diffondere le tesi di faziosi complottisti d’assalto (che del resto sono anche loro stessi Troll, in quanto il loro scopo è focalizzare l’attenzione mediatica su se stessi, le loro “non teorie” e le loro pubblicazioni a scopo di lucro).
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Chi è davvero Adam Kadmon?
sabato 25 febbraio 2017
Filippine, spunta 'mostro' marino: la carcassa è un mistero scientifico
Una creatura misteriosa, forse una balena o
un dugongo in decomposizione, è apparsa nel mare delle Filippine. Il
mammifero, lungo più di sei metri, è stato ritrovato a Cadainao,
nell'isola di Dinagat. Le immagini sono diventate immediatamente virali
nell'arcipelago asiatico perché una leggenda locale lega la comparsa di
animali marini misteriosi a un imminente terremoto.
Video
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giovedì 23 febbraio 2017
Paesi fantasma e villaggi abbandonati parte VII: Reneuzzi
Dossier Villaggi fantasma Parte VII.
Questa volta parliamo di un paese nella parte più remota della Val Borbera, in provincia di Alessandria, ma non lontano dal confine ligure e da luoghi di cui abbiamo già parlato per altri motivi (come la Val Boreca). Si tratta di uno dei molti paesi abbandonati dell’Appennino, ma le sue particolarità lo differenziano dalla maggioranza degli altri paesi, sia perché si tratta di un paese con tanto di chiesa e cimitero (e quindi non una semplice frazione), ma soprattutto perché il suo nome è legato a un tragico fatto di cronaca sanguinario e alle apparizioni di un fantasma.
Stiamo parlando di Reneuzzi. Renèuzi, Renèusi o Renéixi in dialetto, si tratta di uno dei tanti paesi svuotati a causa dell’immigrazione del Secondo dopoguerra degli abitanti verso le città (o l’America) a causa del boom economico italiano e la nuova spinta industriale. Il paese conta quattro famiglie dopo il 1945, nel 1954 sono rimasti 18 abitanti, nel 1960 se ne contano solo 4. Tra questi c’è Davide Bellomo, un trentenne, probabilmente fidanzato con la cugina ventenne Maria Franco (detta Mariuccia) del paese vicino (oggi anch’esso disabitato) di Ferrazza.
Nel 1961 Devide Bellomo rimane l’unico abitante di Reneuzzi e scopre con orrore che la famiglia di Maria vuole trasferirsi via dalla Valle.
Questa volta parliamo di un paese nella parte più remota della Val Borbera, in provincia di Alessandria, ma non lontano dal confine ligure e da luoghi di cui abbiamo già parlato per altri motivi (come la Val Boreca). Si tratta di uno dei molti paesi abbandonati dell’Appennino, ma le sue particolarità lo differenziano dalla maggioranza degli altri paesi, sia perché si tratta di un paese con tanto di chiesa e cimitero (e quindi non una semplice frazione), ma soprattutto perché il suo nome è legato a un tragico fatto di cronaca sanguinario e alle apparizioni di un fantasma.
Stiamo parlando di Reneuzzi. Renèuzi, Renèusi o Renéixi in dialetto, si tratta di uno dei tanti paesi svuotati a causa dell’immigrazione del Secondo dopoguerra degli abitanti verso le città (o l’America) a causa del boom economico italiano e la nuova spinta industriale. Il paese conta quattro famiglie dopo il 1945, nel 1954 sono rimasti 18 abitanti, nel 1960 se ne contano solo 4. Tra questi c’è Davide Bellomo, un trentenne, probabilmente fidanzato con la cugina ventenne Maria Franco (detta Mariuccia) del paese vicino (oggi anch’esso disabitato) di Ferrazza.
Nel 1961 Devide Bellomo rimane l’unico abitante di Reneuzzi e scopre con orrore che la famiglia di Maria vuole trasferirsi via dalla Valle.
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martedì 21 febbraio 2017
In Irlanda c'è un lago infestato dai fantasmi che appare e scompare quando vuole
Noemi Penna
Nel corso dell'anno, senza una stagionalità precisa, capita infatti di costeggiare l'intero lago senza che una minima traccia d'acqua sia presente. E la sua «scomparsa» avviene così rapidamente e senza lasciare alcuna traccia tanto che in certi periodi potrebbe sembrare impossibile che proprio in quell'ansa le cartine indichino la presenza di un lago bello grosso.
Questo fenomeno non poteva che alimentare miti e leggende. Loughareema rappresenta infatti una delle leggende irlandesi che vengono raccontate ai bambini. La tradizione popolare vuole che nelle notti in cui le acque del lago raggiungono il livello massimo i fantasmi delle persone affogate infestino le sue coste. Fra loro anche quello del colonnello John Magee McNeille che, nel 1898, aveva un gran fretta di andare a Ballycastle per prendere un treno, tanto da ordinare al cocchiere di attraversare il lago, pensando che fosse poco profondo, causando l'annegamento di tutti i presenti.
Eppure una spiegazione alla scomparsa c'è. Questo lago sorge infatti sopra una cavità che conduce ad un canale naturale sotterraneo: quando il varco d'ingresso non è ostruito dalla torba, la gola rende possibile il completo assorbimento delle acque, che vengono condotte sottoterra. E il lago si riforma quando il canale si ostruisce nuovamente a causa delle forti piogge che caratterizzano la zona.
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lunedì 20 febbraio 2017
Il delitto di Cogne
30 gennaio 2002: Un delitto atroce. Un bambino di appena tre anni, Samuele Lorenzi, viene assassinato con 17 colpi di un misterioso oggetto contundente, sferratogli sulla testa, mentre per pochissimi minuti, otto al massimo, è rimasto da solo nella villetta di Montroz, frazione di Cogne, in Val d’Aosta. E’ lì che Samuele viveva assieme ai genitori - Stefano Lorenzi, perito elettrotecnico e Annamaria Franzoni, entrambi provenienti da famiglie abbienti, originarie del bolognese - ed il fratellino maggiore Davide.
A rinvenire il corpo ormai agonizzante del piccolo con il cranio sfondato è stata la mamma. Rapido quanto inutile l’intervento dei soccorsi: Davide è già cerebralmente morto. Finirà di vivere, anche clinicamente, poco dopo, all’ospedale di Aosta.
Chi ha ucciso Samuele?
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venerdì 17 febbraio 2017
Cronache italiane - Il delitto dei coniugi Maso
È il protagonista di uno dei più clamorosi casi di omicidio a sfondo familiare della cronaca italiana. Aiutato da tre amici, il 17 aprile 1991 nella sua casa di Montecchia di Crosara uccise entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari. La motivazione era intascare subito la sua parte di eredità. Arrestato il 19 aprile 1991, è stato condannato definitivamente a trent'anni di carcere, con il riconoscimento della seminfermità mentale al momento del fatto. Dopo averne trascorsi ventidue, è stato rimesso in libertà, per poi essere ricoverato in clinica psichiatrica dal marzo 2016. Ai suoi complici, Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza, è stata inflitta una pena di ventisei anni, mentre al minorenne Damiano Burato tredici.
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mercoledì 15 febbraio 2017
Il mistero dei Cerchi delle fate della Namibia potrebbe finalmente avere una spiegazione
Noemi Penna
E invece a creare questi bizzarri anelli che vanno dai due ai 12 metri di diametro contornati da un'alta frangia di erba pare siano le stesse piante che li circondano, non certo gli alieni. Una vegetazione molto «assetata» che cresce mettendo in competizione radice contro radice: un «braccio di ferro» che crea questa serie di enormi cicatrici nel deserto del Namib, anche con lo zampino delle termiti.
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lunedì 13 febbraio 2017
Giordania, scoperti 2000 disegni visibili solo dal satellite
Se le linee di Nazca, nel Sud del Perù, risalgono al periodo che va dal 300 a.C. e il 500 d.C., la scoperta che è stata fatta in Giordania è ancora più antica.
Dal satellite sono state scattate delle fotografie che mostrano alcuni giganteschi geroglifici. Talmente grandi che, da terra, l’occhio umano non è in grado di percepirli, ma che sono ben visibili dall’alto, a distanza di chilometri.
Scoperti durante la Prima Guerra Mondiale, solo secondo recenti studi risultano essere più antichi delle linee di Nazca.
Con l’impiego della cosiddetta luminescenza otticamente stimolata (OSL – Optically stimulated luminescence), gli archeologi hanno scoperto che una di queste ruote risale a 8500 anni fa, mentre un’altra, se pur risalente alla stessa epoca, risulta essere stata “ristrutturata” circa 5500 anni fa.
Di diverse forme e dimensioni, questi ‘segni’ si estendono dalla Siria allo Yemen e rappresentano un vero rompicapo per scienziati e archeologi.
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sabato 11 febbraio 2017
venerdì 10 febbraio 2017
mercoledì 8 febbraio 2017
Il delitto di Arce
L'omicidio di Serena Mollicone
Una
ragazza viene trovata morta, legata mani e piedi, in un bosco. Un
carrozziere trascorre 17 mesi in carcere per essere poi assolto. Un
carabiniere si suicida dopo aver rilasciato clamorose dichiarazioni agli
inquirenti. E’ la vicenda meglio conosciuta come il delitto di Arce, un
piccolo paesino della Ciociaria vicino Sora. Ne abbiamo parlato a Diritto di Cronaca.
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lunedì 6 febbraio 2017
Il delitto di Via Poma
29 coltellate per Simonetta Cesaroni
Simonetta Cesaroni, una bella ragazza di 21 anni,
figlia di un dipendente dell’azienda tranviaria comunale, viene trovata
senza vita attorno alle 22 e 30 di martedì 7 agosto 1990 a Roma, in
via Poma 2, quartiere Prati, dove lavorava come segretaria dell'AIAG,
l’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù.
A scoprire la tragedia sono la
sorella Claudia, il di lei fidanzato, il suo datore di lavoro e la
moglie di Pietrino Vanacore, il portiere dello stabile.
Il corpo della ragazza giace in
una stanza, supino, le gambe divaricate, senza mutandine, il reggiseno
sollevato, trafitto con 29 colpi d'arma bianca al volto, alla gola, al
tronco ed al basso ventre. L’arma utilizzata per il delitto - mai
ritrovata - è, probabilmente, un tagliacarte. La tempia destra
presenta un'ecchimosi, come se fosse stata colpita da un violentissimo
schiaffo a mano aperta. Sul seno ha un morso. Il corpo di Simonetta è
seminudo, ma la ragazza non è stata violentata. L'assassino ha portato
via, i suoi pantaloni, gli slip e la maglietta. Ai piedi ha ancora
delle calze bianche.
L’assassino, prima di fuggire, ha
cercato di ripulire l’appartamento del sangue di Simonetta. alcuni
stracci vengono ritrovati accuratamente sciacquati, strizzati e rimessi
al loro posto. Un gesto che può fare solo chi è intenzionato a
spostare il cadavere da quell’appartamento anche perchè, molto
probabilmente, lo stesso assassino a quell’appartamento è in qualche
modo legato.
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