domenica 18 giugno 2017

Creature bizzarre scoperte nelle profondità del mare australiano

Pesci senza faccia, giganteschi ragni di mare e altre creature ancora da catalogare. Sono solo alcune delle strane forme di vita scoperte durante la prima spedizione nel “mare profondo” lungo la costa orientale dell’Australia. La ricerca, guidata dai Musei Vittoria con in testa il dottor Tim O’Hara e supportata da Csiro Marine National Facility e dal Nas Nesp Marine Biodiversity Hub, è stata portata avanti da un team internazionale di 58 scienziati, a bordo della nave “Investigator”. L’imbarcazione è partita il 15 maggio scorso da Launceston in Tasmania e ha raggiunto Brisbane nel Queensland. Durante il viaggio, durato un mese, la nave ha seguito il bordo della piattaforma continentale australiana, dove l’oceano improvvisamente scende a quattro chilometri di profondità

Le reti da pesca e le slitte a traino utilizzate per raccogliere gli esseri presenti sul fondale hanno rivelato un mondo completamente sconosciuto. Ben 21 creature che vivono in quell’abisso oceanico, tra invertebrati e pesci, sono totalmente sconosciute alla scienza. Di seguito alcune immagini degli esseri che hanno sorpreso i ricercatori.

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venerdì 9 giugno 2017

L'ORO TRAFUGATO

Nel 1945 un certo Herbert Herzog fece ritrovare agli alleati il cosiddetto "tesoro di Salisburgo": circa 4.3 tonnellate di oro.

Durante il recupero dei sacchi notò che erano ancora piombati e che portavano la scritta "Banca d'Italia".

Ad Herzog venne fatta una promessa: avrebbe ricevuto una ricompensa non appena l'oro fosse stato riconsegnato al legittimo proprietario.
Dopo tre anni di inutile attesa scopre che l'oro è stato consegnato nel 1947 al governo di Vienna. Gli austriaci avevano "fornito prove" che l'oro ritrovato era di legittima proprietà della banca nazionale austriaca prima dell'occupazione dell'Austria da parte dei tedeschi e che non aveva mai lasciato il territorio austriaco.
Nel 1950 Herzog riesce ad avere una risposta in proposito dalla cancelleria austriaca: l'Austria non è proprietaria dell'oro ma solo detentrice, non è, quindi, autorizzata a dare nessuna ricompensa.
In seguito Herzog si reca a Roma e, dopo aver ricostruito la storia dell'oro ritrovato a Salisburgo (faceva parte di 72 tonnellate di oro rubato dall'Italia e destinato a Berlino), ottiene dal governo italiano la promessa di una ricompensa.

Il 30 settembre del 1952 la Banca d'Italia sporge denuncia contro la Banca nazionale austriaca. Inizia il processo ma, nell'aprile del 1954, viene sospeso. Le 4,3 tonnellate di oro sarebbero state incluse nei conteggi (fatti nel Trattato di Parigi del 1946) relativi alla ripartizione fra gli Stati aventi diritto all'oro nazista ritrovato dopo la guerra.

L'oro in questione, si sostenne, era per la maggior parte non identificabile. Herzog non si dette pace e, negli anni successivi, raccolse una precisa documentazione con cui ricostruì oltre cinque anni di trasporti di oro attraverso mezza Europa.
Tutto questo però non bastò ad Herzog per ottenere la sua ricompensa. Morì nel 1977.

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Gli otto chili della vergogna: l'oro di Auschwitz in Italia

5 Misteriosi tesori perduti della seconda guerra mondiale

lunedì 5 giugno 2017

Primo test del Dna sulle mummie dell'antico Egitto

Rivela parentele con le popolazioni di Europa e Anatolia

 

Il primo test del Dna mai condotto sulle mummie dell'antico Egitto rivela la loro parentela con le popolazioni di Europa e Anatolia. La ricerca, condotta sul materiale genetico di mummie del periodo compreso tra il 1400 a.C e il 400 d.C. è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications e coordinata da Johannes Krause e Wolfgang Haak, dell'Istituto Max Planck per la scienza della storia umana, e da Verena Schuenemann, dell'universita' tedesca di Tubinga. L'Egitto e' ideale per lo studio delle antiche popolazioni: ha una storia ben documentata e la sua posizione geografica ha favorito l'interazione della popolazione con quella degli altri Paesi vicini. I ricercatori erano interessati proprio a comprendere se i rapporti con gli altri popoli, le conquiste o le dominazioni subite avessero avuto un impatto sulla popolazione anche a livello genetico. ''Volevamo verificare se la conquista di Alessandro Magno e di altri avessero lasciato impronte genetiche sull'antica popolazione egiziana'', ha rilevato Schuenemann.

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martedì 23 maggio 2017

I nuovi segreti di Stonehenge

Un'importante scoperta archeologica: i resti di un vasto sito neolitico con 90 monoliti sepolti e disposti a forma di arena sono stati individuati dai radar a meno di 3 km da Stonehenge. Gli aggiornamenti su un lavoro durato 5 anni.


I megaliti sono stati individuati con avanzate tecniche di scansione radar del sottosuolo ma non disseppelliti. Una trentina sarebbe ancora intatta ma rovesciata, mentre degli altri si conserverebbero solo i frammenti. Secondo gli scienziati del team, potrebbe trattarsi di un vasto sito neolitico complementare a quello di Stonehenge, ma c'è anche chi pensa che tra i due luoghi non ci siano collegamenti.

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venerdì 19 maggio 2017

Il mistero del lago scomparso sui Sibillini

Una foto pubblicata sul profilo Facebook “Avventure di Montagna” da un escursionista ha destato lo stupire e le preoccupazioni di molti: dallo scatto infatti pare essere scomparso il Lago di Pilato, simbolo del Parco dei Sibillini, che si trova sotto la vetta del Monte vettore.

Nell’immagine si vede solo uno strato di neve, ma niente acqua, il timore è che la cusa possa essere il terremoto che ha colpito il Centro Italia e che ha colpito anche la zona della provincia di Perugia.


Alessandro Rossetti, funzionario e tecnico dell’Ente Parco dei Sibillini, ha invitato però alla cautela, dicendo all’Ansa: “Saliremo in quota assieme a un idrogeologo e agli esperti dell’Istituto superiore per la protezione ambientale, e saremo in grado di esprimerci. Nell’ultimo sopralluogo il 22 novembre scorso, la zona venne sorvolata con un elicottero e non riscontrammo alcuna anomalia, l’acqua era regolarmente presente nei due invasi. Il lago di Pilato, per sue caratteristiche naturali, è molto variabile: già in altri anni, malgrado copiose nevicate, di questi tempi presentava un livello delle acque molto basso e questo ci deve indurre alla massima cautela: affrettare conclusioni allarmistiche in questo momento sarebbe sbagliato”.

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mercoledì 17 maggio 2017

Il mistero delle cascate del Minnesota che si tuffano in un pozzo senza fondo

Scompaiono nel nulla, in un pozzo senza fondo. Le Devil’s Kettle Falls, ovvero le cascate del bollitore del diavolo, custodiscono un segreto ancora tutto da svelare. Siamo in Minnesota, negli Stati Uniti. Precisamente nel Judge Magney State Park, sul fiume Brule: l'acqua parte da Vista Lake, scorre per 65 chilometri per poi sfociare nel Lake Superior. O almeno, una parte lo fa. Metà flusso, infatti, cade in una gola nella roccia e ancor oggi non si sa dove riemerga.


Una sorta di buco nero - il bollitore del diavolo, appunto - di cui si conosce l'entrata ma non l'uscita. Un mistero che affascina da decenni geologi e idrologi, a cui non è stata data ancora risposta. In molti hanno provato a gettare dei galleggianti per individuare il corso del fiume. Ma nessuno è mai riemerso.

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mercoledì 3 maggio 2017

Le Sacre Grotte di Piyang, uno dei luoghi più misteriosi della Terra

Le tradizioni locali fanno risalire l’utilizzo delle grotte ad un periodo molto antico, quando le divinità abitavano sulla terra. Per questo motivo, molto templi sono stati costruiti nelle vicinanze e tutta la regione è ritenuta sacra dai nativi.

Il Tibet, uno dei luoghi più misteriosi e sacri dell’umanità, conserva numerosi segreti di un remoto passato, normalmente inaccessibili ai semplici turisti.
Tra questi, ci sono le Grotte di Piyang, uno dei siti archeologici più importanti del Tibet, situate nella parte occidentale del paese, in prossimità del Sacro Monte Kailash.
“A Piyang ci sono più di 1100 grotte di varie forme e dimensioni, alcune delle quali sono chiaramente siti abitativi, mentre altri sono probabilmente grotte utilizzate per la meditazione”, spiega l’archeologo americano Mark Aldenderfer, professore presso l’Università della California.

I lavori di scavo eseguiti nel sito di Piyang, in collaborazione con un gruppo di archeologi cinesi, sono stati il tentativo di dimostrare la veridicità delle fonti documentarie.

“Avendo una conoscenza sull’antico biddismo tibetano così scarsa, siamo stati fortunati a poter collaborare con Huo Wei e Li Yongxian, due archeologi del dipartimento di storia della Sichuan Union University a Chengdu. Per quanto ne so, è la prima collaborazione tra archeologi cinesi e occidentali in Tibet”, racconta Aldenderfer.

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domenica 30 aprile 2017

Perchè quel teschio umanoide è così diverso da tutti gli altri? L’enigma dello Starchild

Scoperto in Messico negli anni '30, il teschio dello Starchild (Figlio delle Stelle) rappresenta ancora un enigma per gli studiosi. A partire dal 1999, nell'ambito dello 'Starchild Project', l'insolito teschio è stato sottoposto ad una serie di analisi anatomiche e biologiche che hanno definitivamente escluso che si tratti del cranio di un individuo umano affetto da una qualche deformità. C'è chi ipotizza che possa trattarsi di un'antica specie umana non ancora conosciuta e chi crede che lo Starchild possa essere il cranio di un ibrido umano-alieno.

In archeologia, quando ci si imbatte nella scoperta di un oggetto sconosciuto, le prime indagini compiute dagli studiosi mirano a stabilirne la provenienza.
Questa, ovviamente, è una fase molto importante e delicata perché aiuta a capire se ci si trova di fronte ad un falso.
Tuttavia, la scienza moderna, con il suo metodo e i suoi strumenti, ha reso quasi impossibile simulare una reliquia come quella del teschio dello Starchild.

Anche se la provenienza di questo curioso cranio non è del tutto chiara, resta il fatto che esso esiste ed è reale, e ad oggi non esiste nessuna spiegazione che possa svelarne la natura. La storia dello Starchild comincia nel 1930.

Fu in quell’anno che un’adolescente americana, di origini messicane, si recò in vacanza con la sua famiglia in Messico. Nel corso di una visita in un piccolo villaggio nella regione messicana di Copper Canyon, la ragazzina cominciò ad esplorare da sola il territorio, scoprendo il tunnel di una vecchia miniera abbandonata.

All’interno della galleria trovò uno scheletro umano completo sdraiato sulla schiena. Accanto ad esso c’era un’area di terreno smossa, con quello che sembrava un osso umano spuntare dall’interno. Usando le mani, la ragazzina portò alla luce quello che poi ha descritto come uno scheletro più piccolo dell’altro e apparentemente deforme.

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sabato 29 aprile 2017

"C'è un'altra Monna Lisa sotto la Gioconda"

E' l'ipotesi avanzata dallo scienziato francese Pascal Cotte

PARIGI - C'è la sagoma di un'altra Monna Lisa, con un pendente a perla e spilli nell'acconciatura dei capelli, sotto la Gioconda che si può ammirare al Museo del Louvre di Parigi. O meglio: sotto la vernice della pittura dell'opera più celebre di Leonardo da Vinci, che avrebbe iniziato a dipingere nel 1503, ci sono ben tre diverse stesure nascoste di un disegno della gentildonna, che presenta numerose varianti rispetto all'enigmatico sorriso che inquieta da quasi 500 anni.

LEGGI - Scoperta la tomba di Monna Lisa


E' questa  l'ipotesi avanzata dallo scienziato francese Pascal Cotte, co-fondatore della società di ingegneria elettronica Lumiere Technology di Parigi, che nel 2004 ha avuto la possibilità di eseguire una serie di analisi non invasive sul dipinto, sperimentando una nuova tecnica chiamata Layer Amplification Method (Lam), come riferisce la Bbc, anticipando il documentario dal titolo The Secrets of the Mona Lisa che sarà trasmesso dalla rete televisiva britannica e che racconta dieci anni di ricerche.


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Tutti i misteri della Gioconda. E un’ipotesi sulla sua vera identità 

 

La scienza svela il mistero dietro La Gioconda: risolto l'enigma sul sorriso

 

 

 

 

lunedì 24 aprile 2017

I soldati della Wehrmacht drogati con le metanfetamine

Un libro rivela: «I successi dell’esercito? Non ideologia ma doping» Gli storici Mommsen, decano degli storici del nazismo: «Cambia il quadro generale»

 

La Wehrmacht era un esercito di dopati. La formidabile macchina da guerra di Adolf Hitler vinceva grazie alle anfetamine. La tattica rivoluzionaria del Blitzkrieg e l’autosuggestione di essere gli indistruttibili guerrieri della razza ariana non spiegano da sole i successi dell’esercito nazista nei primi anni del conflitto. In realtà un ruolo determinante ebbe l’uso sistematico fra i ranghi di Pervitin, una pillola a base di metanfetamina brevettata nel 1937 da Theodor Temmler e distribuita regolarmente dai medici militari ai soldati. 

A sfatare il mito dell’armata resa invincibile dall’ideologia e dalla superiorità tecnica, è un nuovo libro che esce oggi in Germania per i tipi di Kiepenheuer & Witsch. In Der totale Rausch. Drogen im Dritten Reich , lo scrittore Norman Ohler, storico per caso, racconta un capitolo poco conosciuto del Terzo Reich. Quello di un regime superomistico dove moltissimi, dalla guida suprema alle casalinghe, indulgevano nell’uso di stimolanti chimici.

Partito con l’idea di scrivere un romanzo, una storia di abuso di droga ambientata nella Germania nazista, Ohler ha fatto lunghe ricerche negli archivi di Friburgo e Coblenza. Nella sede della Cia a Washington ha potuto leggere i protocolli degli interrogatori del famigerato dottor Morell, il medico personale di Hitler, che soprattutto negli anni di guerra tenne di fatto il dittatore «sotto siringa», trasformandolo poco a poco in un tossicodipendente. Così, dall’idea del romanzo l’autore è approdato al saggio. 

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sabato 22 aprile 2017

I dieci misteri irrisolti delle Grotte artificiali di Longyou, Cina

Le Grotte Longyou sono una sistema di grandi caverne artificiali situate nei pressi del villaggio di Shiyan Beicun, nella prefettura di Quzhou, in Cina. Scoperte nel 1992, finora sono state individuate 36 grotte. Considerando la loro origine artificiale, si tratta di grotte molto grandi, con una superficie coperta che supera i 30 km². Chi le ha costruite e soprattutto perché? Ecco i dieci misteri irrisolti delle grotte di Longyou.

Situate nei pressi del villaggio di Shiyan Beicun nella provincia di Zhejiang, le Grotte di Longyou sono un magnifico e raro mondo sotterraneo, considerate in Cina come la ‘nona meraviglia del mondo’.

Queste affascinanti grotte artificiali, che si pensa risalgano ad almeno 2 mila anni fa, rappresentano una delle opere architettoniche sotterranee più grandi dei tempi antichi.
Scienziati e archeologi di tutto il mondo, però, non sono ancora riusciti a svelare i suoi segreti, lasciando senza risposta le domande su chi le abbia costruite e soprattutto perchè.

Il sistema di grotte è stato scoperto nel 1992 da un abitante del villaggio locale. Da allora sono state esplorate circa 36 cavità artificiali, per una superficie totale che super a 30 mila m². Le grotte sono state scavate nella siltite solida e ognuna di esse si inabissa ad una profondità di circa 30 m.

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mercoledì 19 aprile 2017

Triangolo delle Bermuda: Nave ricompare 90 anni dopo la sua scomparsa.


Circa due giorni fa le autorità cubane hanno ritrovato una strana nave, nei pressi di una zona militare dell’Havana. Quando hanno cercato di comunicare con l’equipaggio, si sono resi conto che l’imbarcazione apparteneva a un’altra epoca, si tratta, infatti della Cotopaxi, un nome che i più esperti ricorderanno, associato al triangolo delle Bermuda.

La nave partì il 29 novembre 1925 dal porto di Charleston, South Carolina, diretta proprio verso Cuba, con un equipaggio di circa 30 uomini, oggi tutti scomparsi. La nave trasportava cotone, un enorme quantitativo di cotone e non arrivò mai a destinazione. Pochi giorni dopo, l’allora primo ministro cubano, Calamé, aprì un’inchiesta precisa, proprio per investigare sulla scomparsa della nave. Ma fino a due giorni fa, mai nessuno era riuscito a trovare qualcosa in merito a quella scomparsa, nonostante gli sforzi sia americani sia cubani.

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Triangolo delle Bermuda, svelato il ''mistero'' della nave riapparsa dopo 90 anni

domenica 16 aprile 2017

Le uova Fabergé, incredibili opere d’arte dal valore di milioni di dollari


Proviamo ad immaginarci la gioia e lo stupore che deve aver provato l’imperatrice russa Maria Fëdorovna quando, nel 1885, suo marito Alessandro III di Russia, le regalò come uovo di Pasqua (molto speciale) il primo uovo Fabergé

Un uovo incredibile, ed incredibilmente prezioso; non certo fatto di cioccolato, ma realizzato e lavorato interamente a mano dal gioielliere e orafo russo Peter Carl Fabergé, facendo uso di oro, diamanti, rubini e tantissimi altri materiali preziosi. Un’opera d’arte di ineguagliabile bellezza!

Questo primo uovo Fabergé, così come quelli che seguiranno, fu sin da subito riconosciuto unanimemente come un’opera d’arte della gioielleria mondiale e fu denominato “Uovo con gallina” (un tuorlo tutto d’oro contenente una gallina con occhi di rubino): questo primo stravagante regalo fu solo l’inizio di una lunga serie di sempre più magnifiche e preziose “uova di Pasqua” (Fabergé fu nominato gioielliere di corte), e in totale, nel corso di poco più di tre decenni, furono commissionate e realizzate 52 uova Fabergé “imperiali” (realizzate dal 1885 al 1917) e 7 uova Fabergé commissionate dal nobiluomo russo Alexander Kelch per la moglie Barbara (realizzate dal 1898 al 1904).

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Peste suina nei cibi etnici, positivo un campione su quattro

A febbraio ha fatto notizia il ritrovamento del virus della peste suina africana (PSA) in una partita di salsicce in un negozio etnico di Ud...