sabato 27 gennaio 2018

Vi presentiamo Avgi, la ragazza greca vissuta 9000 anni fa

Gli scienziati sono riusciti a ricostruire il volto di Avgi, una ragazza greca vissuta 9000 anni fa

Si chiama Avgi ed è una donna greca vissuta più di 9 mila anni fa. Gli studiosi sono riusciti a ricostruire il suo volto utilizzando uno scheletro ritrovato negli Anni Novanta in Grecia.
La ragazza, che è stata chiamata con un termine greco che vuol dire “alba”, viveva verso la fine del Mesolitico. Secondo gli esperti sarebbe stata partecipe della nascita dei primi villaggi in cui gli uomini si occupavano di allevamento e agricoltura, un cambiamento epocale per l’evoluzione.
Lo scheletro della donna si trovava all’interno di una grotta a Theopetra, in Tessaglia, ed è stato trovato nel 1993. Nel corso degli anni gli scienziati l’hanno analizzato e studiato. Oggi, grazie alle moderne tecnologie, è stato possibile ricostruire il volto di Avgi.

Il lavoro, durato anni, ha dato i suoi frutti e ora tutti possono guardare negli occhi Avgi, compiendo un salto indietro nel tempo. Il viso della donna è stato presentato nel corso di un evento che si è tenuto nel museo dell’Acropoli ad Atene.

Gli studiosi dell’università hanno spiegato che non è stato affatto semplice ricostruire i tratti somatici della donna. Per scoprire come era il suo volto è stato necessario un lavoro di squadra unico. La ricerca ha visto la partecipazione di un radiologo, di un ortopedico, un patologo, un endocrinologo e un neurologo.

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mercoledì 24 gennaio 2018

L’assassinio di Guido Rossa

Negli anni Settanta la lotta armata scuote la vita sociale e politica dell’Italia, e le ripercussioni sono notevoli in ogni settore. A Genova, nel 1974, si costituisce la colonna genovese delle Brigate Rosse, guidata da Rocco Micaletto. Tra i militanti aderenti all’organizzazione vi sono: Riccardo Dura, Fulvia Maglietta, Francesco Lo Bianco e Livio Bistrocchi. Si può ben dire che l’attività della colonna genovese, portata avanti per circa quindici anni, termina proprio con l’uccisione dell’operaio Guido Rossa, che avviene il 24 gennaio 1979.

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lunedì 15 gennaio 2018

Un trono di meteorite: ecco cosa custodirebbe la piramide di Cheope


Torino - Un trono di ferro meteoritico. Potrebbe essere questo il «grande segreto» celato dalla camera dei misteri della Piramide di Cheope, la cavità recentemente scoperta all’interno della tomba del faraone nella piana di Giza, in Egitto. A dare questa interpretazione è il professor Giulio Magli, matematico e archeoastronomo del Politecnico di Milano.

La sua ricerca è stata appena pubblicata su arXiv e ipotizza che quell’enorme cavità - presentata al mondo lo scorso novembre da un team di ricercatori guidato da Mehdi Tayoubi (Hip Institute, Parigi) e Kunihiro Morishima (Università di Nagoya, Giappone) - custodisca al suo interno il trono di ferro che serviva al faraone per raggiungere le stelle del Nord, ovvero per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio verso l'aldilà.

Utilizzando una tecnica non invasiva - basata sulla misurazione di particelle elementari generate nei raggi cosmici - i ricercatori hanno attestato la presenza di una grande camera segreta. E da quel momento si è aperta la sfida per capire cosa custodisca e a cosa fosse destinata.

All’interno della piramide ci sono quattro condotti strettissimi, che puntano verso le stelle. Una di queste è già stata esplorata senza risultati, mentre il foro più a nord è tutt’oggi sigillato. E per Magli potrebbe essere proprio quella la via che conduce alla «sala del trono».

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Il Disco di Libarna: un'interpretazione astronomica

In occasione del Festival della Scienza di Genova, la Sala Ovale del Museo Archeologico Ligure situato a Pegli è diventata un polo di attrazione per l’esposizione di un reperto che per la prima volta viene mostrato al pubblico: il Disco di Libarna. L’elegante sala, situata all’interno di Villa Durazzo-Pallavicini che ospita la collezione archeologica più importante della regione, è anche stata la sede dell’attesa conferenza tenuta dal dr. Walter Riva (Osservatorio Astronomico di Genova Righi) e dall’archeoastronomo valdostano prof. Guido Cossard, in cui sono stati presentati i risultati di almeno un anno di studi effettuati sul singolare reperto, che è stato battezzato “Disco di Libarna”. Siamo particolarmente soddisfatti di aver preso parte alla serata, unica nel suo genere. Tra i primi, anche, ad aver potuto ammirare il reperto in mostra, con tutto il fascino del mistero che porta con sè. L'esposizione, intitolata "Contatti con il passato. Il Disco lunare di Libarna",  è stata infatti inaugurata il giorno precedente la conferenza. il nostro interesse è stato soddisfatto anche perchè si sono snocciolati argomenti che abbiamo già affrontato nelle pagine di questo sito, si sono citati luoghi e reperti che abbiamo visto durante i nostri sopralluoghi e questo è molto importante per noi, ai fini di collegare tra loro contesti e culture. In questo ultimo periodo si è sparsa a macchia d'olio la notizia della "decifrazione" del Disco di Libarna e i titoli più ricorrenti nella rete erano del tipo: "Mistero risolto!". Ma è veramente così? E' ciò che cercheremo di capire, partendo dal fatto che ben pochi (noi compresi) sapevano cosa fosse questo oggetto, fino a pochi mesi fa. Andiamo quindi a fare la sua conoscenza.

    Il reperto, il contesto del ritrovamento e la nascita di una nuova teoria


Si tratta di una sottile lamina discoidale di piombo del diametro massimo di pochi centimetri, forato al centro e ricoperto di incisioni su entrambe le facce e sono proprio questi “segni” ad avere “rivoluzionato” l’interpretazione dell’oggetto che giaceva –fino allo scorso anno- nel deposito museale con la vaga classificazione di “peso” e mai degnato di considerazione. Come vaga, del resto, permane la sua provenienza. Come giunse al Museo Archeologico di Genova Pegli? E’ necessario fare una breve cronistoria sul contesto del ritrovamento, che fu l’antica città romana di Libarna, di cui si erano perse le tracce. Abbiamo visitato nel 2016 l’area archeologica dell’antica Libarna[1], restandone affascinati ma nulla potevamo sapere, allora, di questo reperto. L’insediamento (comune di Serravalle Scrivia in provincia di Alessandria, in Piemonte) era sorto su un precedente sito della media Età del Ferro (VI-V secolo a. C.)[2] e i Romani ne fecero un centro nevralgico posto a ridosso dell’importante arteria viaria detta Postumia (realizzata nel 148 a.C.) che collegava Genova a Tortona e quindi alla Pianura Padana (giungendo fino ad Aquileia).

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In occasione del Festival della Scienza di Genova, la Sala Ovale del Museo Archeologico Ligure situato a Pegli è diventata un polo di attrazione per l’esposizione di un reperto che per la prima volta viene mostrato al pubblico: il Disco di Libarna. L’elegante sala, situata all’interno di Villa Durazzo-Pallavicini che ospita la collezione archeologica più importante della regione, è anche stata la sede dell’attesa conferenza tenuta dal dr. Walter Riva (Osservatorio Astronomico di Genova Righi) e dall’archeoastronomo valdostano prof. Guido Cossard, in cui sono stati presentati i risultati di almeno un anno di studi effettuati sul singolare reperto, che è stato battezzato “Disco di Libarna”. Siamo particolarmente soddisfatti di aver preso parte alla serata, unica nel suo genere. Tra i primi, anche, ad aver potuto ammirare il reperto in mostra, con tutto il fascino del mistero che porta con sè. L'esposizione, intitolata "Contatti con il passato. Il Disco lunare di Libarna",  è stata infatti inaugurata il giorno precedente la conferenza. il nostro interesse è stato soddisfatto anche perchè si sono snocciolati argomenti che abbiamo già affrontato nelle pagine di questo sito, si sono citati luoghi e reperti che abbiamo visto durante i nostri sopralluoghi e questo è molto importante per noi, ai fini di collegare tra loro contesti e culture. In questo ultimo periodo si è sparsa a macchia d'olio la notizia della "decifrazione" del Disco di Libarna e i titoli più ricorrenti nella rete erano del tipo: "Mistero risolto!". Ma è veramente così? E' ciò che cercheremo di capire, partendo dal fatto che ben pochi (noi compresi) sapevano cosa fosse questo oggetto, fino a pochi mesi fa. Andiamo quindi a fare la sua conoscenza.
  • Il reperto, il contesto del ritrovamento e la nascita di una nuova teoria


Maggiori informazioni http://www.duepassinelmistero2.com/studi-e-ricerche/archeoastronomia/il-disco-di-libarna/

domenica 17 dicembre 2017

Il Pentagono Usa ammette: nostro programma per cercare gli Ufo

A rivelarlo il New York Times, che mostra anche le immagini di presunti incontri tra militari americani e oggetti volanti non identificati. Lo studio, coperto da segreto, sarebbe stato finanziato con 22 milioni di dollari dal 2007 al 2012. Anche senza fondi sarebbe ancora attivo

ROMA. Valeva 22 milioni di dollari del budget di cui dispone il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Una piccola cifra, difficile da trovare se non si conosceva la sua esistenza, se paragonata ai 600 miliardi annuali di cui il DoD disponeva. Il finanziamento per 5 anni è servito a indagare sugli Ufo in segreto. Ora però il Pentagono ha riconosciuto per la prima volta l'esistenza di quel programma per identificare le minacce aerospaziali avanzate.

A scriverlo è il quotidiano americano New York Times secondo cui il programma, lanciato nel 2007, è stato interrotto nel 2012. Ma i suoi sostenitori affermano che, anche se il dipartimento alla Difesa ha smesso di erogare i fondi, il progetto è rimasto in vita: negli ultimi cinque anni dirigenti legati al programma avrebbero continuato a indagare su episodi riportati da alcuni militari.


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sabato 16 dicembre 2017

Il mistero del rumore costante emesso dalla Terra

La Terra emette un rumore costante che è impossibile percepire e che per gli studiosi rimane un grande mistero

La Terra emette un rumore, anche se noi non riusciamo a sentirlo. Se improvvisamente spegnessimo ogni dispositivo e tutto si fermasse per qualche secondo, potremmo (forse) sentire il suono del nostro Pianeta. Un rumore molto particolare, che è sempre stato circondato da un grande mistero e che solo di recente gli scienziati sono riusciti a registrare per la prima volta. 

Si tratta di un rumore bassissimo, ma costante. Una sorta di ronzio che è stato definito dagli esperti “oscillazione libera”. L’unico modo per ascoltarlo è stato sul fondo dell’Oceano, dove una recente ricerca ha consentito di catturarlo. La Terra infatti è protagonista di una vibrazione che non ha nulla a che vedere con quella delle placche terrestri che provocano i terremoti. Si tratta di un suono perpetuo avvolto dal mistero e di cui da sempre si cerca l’origine. Il segnale a bassa frequenza è difficile da catturare ed è stato scoperto solamente di recente.

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mercoledì 13 dicembre 2017

Marco Columbro: “Gesù era un alieno e anche il Papa lo sa. Presto un annuncio anche di Vladimir Putin”

Non solo, noi stessi siamo degli extraterrestri: "D'altronde, i grandi capi di Stato sono in contatto con loro sin dagli anni '40, noi siamo frutto della loro creazione” ha spiegato a Spy l'ex conduttore televisivo

“Pure Papa Francesco, due anni fa, ha fatto una dichiarazione pazzesca passata sotto silenzio: ‘Noi dobbiamo portare nel nostro cuore gli insegnamenti di un essere alieno, il cui nome era Gesù‘. Nel Vangelo stesso, quello di Giovanni, è riportata una frase di Gesù: ‘Io non sono di questo mondo, dove vado io voi non potete venire. Io sono di lassù, voi siete di quaggiù’. Più chiaro di così? Se il Papa ha detto una cosa del genere è solo perché sa che prima o poi ci sarà un contatto con questi esseri. E sarà più prima che poi. Pure Putin è sull’orlo di fare una dichiarazione di questo tipo”. Frasi pronunciate dall’ex conduttore televisivo Marco Columbro al settimanale Spy. Rivelazioni che forniscono un nuove contributo alle varie teorie cospirazioniste?

Gli alieni quindi non solo esistono, ma noi stessi discendiamo da loro: “D’altronde, i grandi capi di Stato sono in contatto con loro sin dagli anni ’40, noi siamo frutto della loro creazione” spiega Columbro. Con l’aiuto dei suoi 13 telegatti, l’ex conduttore si è immerso nello studio e ha trovato le prove che l’hanno portato a svelare questo segreto che i potenti custodivano da tempo. Gesto che ha fatto per puro umanesimo: “Mi ritengo un libero ricercatore dello spirito da 35 anni. Ho avuto il privilegio di conoscere vari maestri spirituali, compreso il Dalai Lama– ha raccontato a Spy-. Ma non seguo nessuna religione, sia chiaro: non sono buddista. Chi si occupa di spiritualità come me, si occupa anche di vita tout court. Io non credo che esista solo l’uomo in un questo pianetino immerso in miliardi di altre galassie”.

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Il mistero del passo di Dyatlov: la scienza può spiegare il tragico incidente?

La strana morte degli escursionisti dell’incidente del Passo di Dyatlov ha ispirato innumerevoli teorie complottiste. Ma la vera storia di q...