A insanguinare Genova e la Liguria non c’è stata solo la sciagurata 
epopea criminale di Donato Bilancia, il serial killer italiano che ha 
inanellato la più lunga serie di omicidi nella storia del paese. Non ci 
sono state soltanto le serie maledette di Bartolomeo Gagliano e di 
Maurizio Minghella, e nemmeno solo quei tanti episodi i cui 
responsabili, gli assassini, sono stati smascherati dalle indagini di 
carabinieri e polizia. Perché il capoluogo ligure rimane una delle 
capitali italiane degli omicidi insoluti, vicende diverse l’una 
dall’altra, non legate a un filo comune, episodi isolati i cui 
responsabili sono ancora in libertà. E, almeno per quel che riguarda i 
casi più recenti, gli assassini girano ancora indisturbati per le 
strade, conducono una vita insospettabile. E magari almeno una volta 
nella vita abbiamo incrociato il loro sguardo. I casi più clamorosi, 
quelli che per mesi occuparono le pagine dei giornali per poi lentamente
 sparire dalle cronache quotidiane, nell’affievolirsi delle speranze di 
assicurare alla giustizia quei sanguinari assassini, riguardano donne. 
Vittime di una violenza che è sempre rimasta tale: un sostantivo 
astratto, al quale non è stato possibile fare corrispondere un volto, 
un’identità, un movente. A volte le inchieste hanno sfiorato i sospetti 
responsabili, non trovando mai le prove per inchiodarli, altre volte non
 si è mai riusciti a venire a capo di nulla, nemmeno di una pista. Oggi 
che si parla di “cold case”, che la polizia ha una sezione dedicata 
proprio ai misteri del passato, l’unità Delitti insoluti, riaccendere i 
riflettori pu essere forse l’unico modo per tenere desta l’attenzione su
 casi che non hanno mai trovato una soluzione. E magari contribuire a 
dare, alle vittime e ai loro cari, una giustizia. Per quanto tardiva. 
Questo è quello che proverà a fare il sito del Secolo XIX, riportando 
alla luce una storia alla settimana, partendo dalla fine degli anni 
Settanta e avvicinandosi ai giorni nostri. 
   
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