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Cosa c’è nei documenti sull’uccisione di Kennedy diffusi da Trump
 
Dalle 
preoccupazioni dell'FBI ai sospetti sull'Unione Sovietica, potrebbero 
offrire nuovi dettagli sulla morte più discussa negli ultimi 50 anni 
negli Stati Uniti
Ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha reso pubblici oltre 2.800 documenti legati all’uccisione di John Fiztgerald Kennedy,
 un assassinio che da oltre 50 anni interessa l’opinione pubblica 
statunitense e che è stato alla base di innumerevoli teorie su complotti
 e cospirazioni. Trump ha però accolto la richiesta di FBI e CIA di non 
rendere pubbliche altre migliaia di documenti legate al caso Kennedy, 
lasciando alle agenzie di intelligence sei mesi per rivederli e 
determinare se la loro pubblicazione possa influire sulla sicurezza 
nazionale. Nelle ultime ore giornalisti, storici, politici e 
appassionati del complotto hanno iniziato a consultare la 
documentazione, ma saranno probabilmente necessarie settimane prima di 
avere un quadro completo del contenuto, che comunque non dovrebbe 
portare a nessuna novità significativa o rivoluzionaria.
Kennedy
 fu ucciso il 22 novembre del 1963 a Dallas, in Texas, mentre si stava 
spostando su un’automobile scoperta insieme con la moglie Jacqueline. Fu
 colpito a distanza da Lee Harvey Oswald, che sparò con un fucile dal 
sesto piano del Texas School Book Depository. Oswald fu arrestato e 
accusato formalmente dell’omicidio, ma la rapidità con cui furono 
condotte le indagini e il fatto che lo stesso Oswald fu in seguito 
ucciso contribuirono a far nascere molti sospetti intorno alla morte di 
Kennedy. Da allora innumerevoli libri, film, documentari e articoli 
hanno messo in dubbio la versione ufficiale dell’intelligence 
statunitense, sostenendo che l’allora presidente fu ucciso in seguito a 
un complotto che – a seconda dei casi e delle teorie – coinvolse la 
Russia, Cuba, la criminalità organizzata e perfino Lyndon B. Johnson, il vicepresidente di Kennedy che alla sua morte divenne presidente degli Stati Uniti.
 
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