Il 13 agosto del 2007 una chiamata al 118 dà il via al giallo sulla 
morte di Chiara Poggi . Il dna, i pedali, le scarpe , il computer: 
attorno a questi elementi ruota la soluzione di un omicidio di provincia
 nella calura estiva 
Un delitto di provincia nella calura d’agosto
Una villetta a due piani in un piccolo 
paese, il più normale degli ambienti della provincia italiana. Dentro, 
una ragazza di 24 anni, studentessa universitaria, uccisa con 
impressionante crudeltà, forse a martellate. Tutti gli ambienti della 
casa sono cosparsi di chiazze di sangue. Cominciò così, esattamente 
dieci anni fa, la mattina del 13 agosto 2007 , il giallo di Garlasco. 
Chiara Poggi venne trovata uccisa nella casa di famiglia nel piccolo 
centro in provincia di Pavia; i genitori e il fratello erano in vacanza,
 lei era rimasta sola in casa e l’ultima persona a vederla viva era 
stato il suo fidanzato, Alberto Stasi, lo stesso che quella mattina dà 
l’allarme. Otto anni più tardi al termine di un’inchiesta dagli indizi 
contrastanti e di un inter giudiziario dove si alternano condanne e 
assoluzioni, Stasi viene riconosciuto colpevole via definitiva 
dell’omicidio di Chiara. Sta scontando 16 anni di reclusione ma l’eco di
 quel delitto non si è ancora spenta. 
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