Genova - Olivia Lua è
morta e le analisi mediche confermeranno, quasi certamente, quale sia
stata la causa della sua fine a 23 anni: un mix letale di pillole e
alcol. Era una delle pornostar più note della sua casa di
produzione LA Direct Models, con la quale aveva firmato il contratto
l’anno scorso. Poi però subito lo stop per i problemi con la bottiglia,
l’assenza dal set, la scelta di una clinica di riabilitazione.
Fine della storia? Tutt’altro. Perché Olivia è la quinta pornostar la cui vita si è spenta negli ultimi tre mesi,
in un succedersi di eventi luttuosi che oscillano tra il giallo e la
spiegazione più semplice: un cocktail micidiale di depressione e di
sostanze per provare a ottunderla. Subito prima di lei era toccato a
un’altra Olivia, in questo caso Nova, conosciuta come Alexis Rose Forte,
soltanto 20 anni, trovata in un appartamento di Las Vegas il 7 gennaio.
I test non hanno ancora offerto una risposta, ma anche per lei si
sospetta l’overdose di farmaci. Prima di lei Yurizan Beltran, 31 anni, morta per una sospetta overdose. August Ames, 23 anni, si è suicidata. Il caso di Shyla Stylez, 35 anni, è un mistero.
Gli
interrogativi che stanno scuotendo la porno Valley della California
sono alimentati dai tempi strettissimi in cui le tragedie si sono
consumate. È vero: nella storia dei film a luci rosse ci sono stati
suicidi eccellenti, come quello di Shannon Michelle Wilsey in arte Savannah,
che si sparò un colpo di pistola nel 1994 temendo di esser rimasta
sfigurata dopo un incidente. O morti ambientate in un contestato segnato
da antidepressivi e antidolorifici come quella di Marilyn Chambers nel
2009.
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