E’ una vicenda, quella relativa alla morte del medico perugino Francesco Narducci, che si trascina ormai da anni.
Tutto comincia nel 2002 quando, indagando su un giro di usurai, la polizia intercetta una telefonata che dice: “Ti facciamo fare la fine del medico morto nel lago”. Di telefonate intercettate ce ne sono tante. Un’altra fa un vago riferimento ai delitti del mostro di Firenze. L’equazione è presto stabilita. A fare il resto è la fascinazione della teoria che vorrebbe, dietro ai 16 duplici delitti, avvenuti nelle campagne fiorentine tra il 1968 ed il 1985, una setta esoterica, addirittura satanica, composta da gente altolocata che commissionava feticci di donna ai “compagni di merende”.
Da qui scaturisce l’inchiesta sul doppio cadavere nel lago del Trasimeno.
Per comprenderla appieno bisogna fare un passo indietro lungo 17 anni, fino alla mattina del 13 ottobre 1985, quando, 5 giorni dopo la sua scomparsa, nelle acque del lago Trasimeno, tra l’isola Polvese e il paese di Sant’Arcangelo, a pochi km da Perugia, viene avvistato il corpo di un annegato. Si dirà che è quello di Francesco Narducci, appunto, un giovane medico di 36 anni, bello e ricco, appartenente ad una delle più note famiglie perugine, sposato con Francesca Spagnoli, la sua una famiglia di stilisti di moda.
Nel giugno del 2002 la Procura di Perugia, proprio partendo da quelle intercettazioni, fa esumare il cadavere di Narducci e ne ordina l’autopsia.
Continua qui
Commenti
Posta un commento