lunedì 26 aprile 2021

Doretta Graneris, una vita nascosta dopo aver sterminato la famiglia

Nel 1975 aveva 18 anni e insieme con il fidanzato uccise la madre, il padre, i nonni, il fratellino e il cane. Ora ha 64 anni, abita a Torino, fa l’impiegata e si è lasciata alle spalle l’incubo di quella sera nebbiosa

Soltanto le iniziali, sul citofono scuro, la lettera G e la lettera D, prima il cognome del nome come nei rapporti dei carabinieri. Superati tre gradini, la porta è la prima sulla sinistra, in un angolo buio del piano terra, quasi nascosto; la sottile striscia bianca all’interno del pulsante del campanello è l’unico elemento che differenzia l’ingresso da quello, subito a lato, della cantina, mentre in fondo al corridoio, sulla buca delle lettere, vuota al suo interno, il cognome è messo per intero, seppur a caratteri minuti, scritti a penna, in nero: «Graneris».
Interno numero…; via…; civico… Quando nel Duemila ottenne la libertà condizionata dopo venticinque anni di galera, Doretta Graneris chiese di sparire dal mondo. Siccome non bastò e qualunque giornalista si dannò per trovarla, allora lei fece dell’isolamento una regola di vita.

Essere la «belva di Vercelli» a 18 anni

Doretta Graneris, una vita nascosta dopo aver sterminato la famiglia

L’abbiamo infine scovata ma si sappia soltanto che adesso abita in un complesso di palazzi a Torino, tra i quartieri Barriera di Milano e Borgo Vittoria, ex periferia operaia e oggi come nel dopoguerra zona di forte immigrazione. Doretta aveva diciotto anni. La chiamarono la «belva di Vercelli», qualcuno la «bestia di Vercelli», e i parenti rimasti – meglio dire sopravvissuti –, alla sua uscita di prigione dissero che avrebbero preferito non vederla mai più nei paraggi, incarnava il demonio e la sua sola presenza veicolava il terrore. Anzi, che stesse lontano dalla città. La sera del 13 novembre 1975, insieme al fidanzato Guido Badini, di tre anni maggiore, un balordo perditempo patito di estrema destra e armi e prostitute – mai relazione sarebbe stata più fuori sincro, e infatti lei la sostenne, sbandierò e portò in casa –, Doretta, diplomata al liceo artistico, uccise a colpi di pistola il padre Sergio e la madre Itala, di 45 e 41 anni, i nonni materni Romolo e Margherita, di 79 e 76 anni, il fratello Paolo, 13 anni, e il cane di famiglia, che viveva nella villa degli orrori, un duraturo centro dell’attenzione dell’Italia intera incuriosita e sbigottita – del resto, una delle più ferali killer della nostra storia criminale –: via Caduti nei lager 9 appunto a Vercelli, cadaveri e sedie nel soggiorno ribaltate dinanzi alla televisione che trasmetteva uno spettacolo di Macario.


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