Il lago Roopkund, situato a 5.029 m di quota sull’Himalaya indiano, nella regione dell’Uttarkhand, è considerato da decenni un luogo del mistero. Nel 1942 furono infatti scoperti sulle sue sponde ben 200 scheletri, che sono diventati oggetto di congetture e studi scientifici. I dati di una ricerca scientifica, pubblicati nel 2019 sulla rivista Nature Communications, gettano nuova luce sull’identità dei corpi.
Di contro all’ipotesi più accreditata negli scorsi decenni della morte collettiva delle 200 vittime, forse legata a una violenta grandinata, lo studio suggerisce che si siano verificati eventi distinti, su un arco temporale di circa 1000 anni. Un secondo dato sconvolgente è che alcune delle vittime mostrino tratti genetici tipici dell’area mediterranea.
Chi erano dunque questi 200 sventurati che il ghiaccio himalayano continua a conservare nel tempo? Andiamo a scoprirlo facendo un passo indietro. Dalla scoperta dei resti negli Anni Quaranta.
Il mistero del lago Roopkund
Nel 1942 un ranger britannico fece caso per la prima volta alla presenza di centinaia di scheletri umani sulle rive del lago glaciale Roopkund, un bacino di appena 40 metri di diametro per 2 di profondità. Un caso fortuito poiché per 11 mesi l’anno la zona resta ricoperta da ghiaccio e neve, nascondendo i resti. Tornato in seconda battuta sul posto per analizzare meglio la situazione, ne contò ben 200.
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