mercoledì 24 novembre 2021

L’amico no vax e il solco incolmabile

di Emanuele Trevi

È all’opera una parodia dell’intelligenza, priva di empatia che rende ormai spuntate le armi della persuasione

Dovessi campare mille anni, leggendo e analizzando una per una le argomentazioni contro i vaccini e contro quel loro necessario complemento che sono i green pass, non riuscirei ad assimilare nemmeno un minimo frammento di quella maniera di pensare e di comportarsi. Come alla stragrande maggioranza dei miei simili, più di ogni singola polemica, più di ogni manipolazione dei dati, più di ogni infantile enormità stile «dittatura sanitaria» e «grande reset» è il tono di questa gente, capace di negare anche i numeri dei morti pur di godersi un posticino nel sole del dibattito, che mi infastidisce profondamente. Ci vedo all’opera un’intelligenza, sarebbe meglio dire una parodia dell’intelligenza, priva di empatia: mancanza orribile, non meno dannosa per l’umanità, a lungo andare, degli effetti del monossido di carbonio o delle carestie da siccità.

Basta guardare come parlano, ripetendo le loro frottole, con lo sguardo vitreo di chi ritiene che le parole, e la loro apparente concatenazione logica, bastino da sole ad annullare la realtà. E il bello è che, in fin dei conti, sui due fatti centrali potremmo essere tutti d’accordo: i vaccini sono uno strumento ancora lontano dalla perfezione, non garantendo l’immunità in modo totale; e i green pass non andranno impiegati un giorno più del necessario, perché è vero, l’ombra del controllo pesa su tutte le società e non è certo una cosa da prendere sottogamba. Ma è proprio di fronte a queste constatazioni elementari che il discrimine tra gli esseri umani non è più l’intelligenza, ma l’empatia.

Prendiamo il sentimento più elementare e comprensibile: la paura del vaccino. Chi di noi non l’ha provata ? Ebbene la finta intelligenza, lasciata sola, è capace di costruire intorno al puro e semplice fatto della paura, che è difficile accettare ed ammettere in quanto tale, tutto un reticolato di motivazioni che possiedono l’apparenza di un ragionamento conseguente e supportato da fatti. È così che ci si condanna a vivere in quello che una grande scrittrice cattolica americana, Flannery O’ Connor, ha definito «un mondo che Dio non ha mai creato». L’empatia, tutto al contrario, è una consigliera più prudente e insieme più aperta alle infinite possibilità della vita. Non esige da te che superi la paura del vaccino, non zittisce le tue eventuali preoccupazioni filosofiche sull’opportunità del green pass. Ti suggerisce solo di collegare la tua singola esistenza a ciò che è umano in te come negli altri. E di adottare strumenti imperfetti perché altri, per adesso, non ce ne sono. Perché molti medici possano tornare a occuparsi di tutte le altre patologie necessariamente trascurate, per esempio. Perché sia garantita la possibilità di visitare i malati nei luoghi di cura, per dirne un’altra, che è una parte irrinunciabile dei processi di guarigione. E dunque, ci provi, assieme a milioni di persone come te: anche se sai che vaccini e green pass hanno i loro limiti, sono strumenti imperfetti, lo fai perché l’alternativa è terribile, perché chi vive assoggettato alla propria psiche individuale, ancora prima che nocivo agli altri, è come uno condannato in vita alle pene dell’Inferno.

Continua qui




Nessun commento:

Posta un commento

Pogacar stile Pantani ad Oropa: prima cade, poi stacca tutti e vince. È già maglia rosa

Lo sloveno vince su Martinez e Thomas grazie ad un attacco a 4,5km dall'arrivo. Di 45'' il vantaggio in classifica sull'ingl...