venerdì 21 gennaio 2022

Cos'è questa storia degli indennizzi per chi viene danneggiato dal vaccino Covid

A livello di giurisprudenza erano già previsti, ma ora il governo ha voluto fare un passo in più (anche per togliere ogni scusa ai no vax). Come stanno le cose

Il governo si appresta a mettere nero su bianco gli indennizzi per chi è stato danneggiato dai vaccini per il coronavirus (che tuttavia, lo vedremo in seguito, erano già previsti). Nella bozza del decreto sostegni (ter), all’articolo 19, si legge infatti che il risarcimento spetta a "coloro che abbiano riportato lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, a causa della vaccinazione anti Sars-Cov-2 raccomandata dall’autorità italiana". Per il fondo sono stati stanziati 50 milioni nel 2022 e altri 100 per l'anno successivo.

Vaccino Covid e risarcimento in caso di danni: come stanno le cose

Come dicevamo però già oggi la giurisprudenza obbliga lo Stato a risarcire chi viene danneggiato dai vaccini. Anche da quelli per il Covid-19. La legge del 25 febbraio 1992, citata nello stesso decreto, stabilisce infatti che "chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge".

Ora è vero che la vaccinazione contro il Covid non è ancora obbligatoria (perlomeno per chi ha meno di 50 anni), ma questo limite nei fatti è già caduto. Il tema dell'ingiustizia dell'indennizzo per le sole vaccinazioni obbligatorie era stato sollevato qualche anno fa davanti alla Corte di Cassazione che peraltro già in più di una sentenza ha assimilato le vaccinazioni obbligatorie con le vaccinazioni raccomandate in quanto "nell'orizzonte epistemico della pratica medico-sanitaria la distanza tra raccomandazione e obbligo è assai minore di quella che separa i due concetti nei rapporti giuridici". E ciò perché in ambito medico "raccomandare e prescrivere sono azioni percepite come egualmente doverose in vista di un determinato obiettivo, cioè la tutela della salute (anche) collettiva".

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