sabato 26 marzo 2022

Grano e mais: la Russia e l’Ucraina non sono fondamentali per le importazioni italiane

 

La guerra fra Russia e Ucraina non dovrebbe creare problemi di approvvigionamento per la pasta e neanche per il pane e i biscotti, visto che le nostre importazioni di grano dai due Paesi sono marginali. L’export russo di cereali è destinato soprattutto a Egitto, Tunisia, Turchia, alcuni paesi asiatici e africani, mentre le nostre necessità sono assicurate da Paesi dell’Unione Europea. Gli aumenti di prezzo sono iniziati diversi mesi fa e riguardano i costi energetici registrati all’interno delle filiere, quelli relativi ai trasporti e al mercato globale dove i listini all’ingrosso aumentano per la minor presenza di materia prima. A queste ragioni si è aggiunta di recente la questione dei fertilizzanti e dell’olio di girasole, visto che la Russia e per l’olio l’Ucraina, sono importanti produttori a livello mondiale.

La guerra in corso si è inserita improvvisamente in un contesto di relazioni mondiali estremamente complesso, con possibili impatti diretti e indiretti sia sui prezzi delle materie prime che sui costi di produzione, in uno scenario globale caratterizzato già da tempo da rincari record riconducibili a un insieme di fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e speculativa. Ismea ha presentato un quadro aggiornato degli scambi commerciali italiani di grano e mais con i due Paesi in conflitto.

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La ‘crisi del grano’ causata dalla guerra fermerà la lotta europea al cambiamento climatico?


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