sabato 16 aprile 2022

Liliana Resinovich, le tracce sullo spago e l'ipotesi del suicidio: cosa non torna

Il Dna trovato sul cordino non appartiene né all'amico Claudio, né al vicino di casa e neppure al marito Sebastiano. Che ora dice: "Qualcuno mi deve delle scuse". Riprende forza la pista del gesto estremo, ma non mancano gli elementi anomali

E' un mistero ancora irrisolto quello della morte di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da casa lo scorso 14 dicembre e ritrovata senza vita il 5 gennaio nel boschetto dell'ex ospedale psichiatrico di San Giovanni a Trieste. Quella mattina Liliana era in casa, avrebbe dovuto raggiungere l'amico Claudio Sterpin per aiutarlo nelle faccende di casa come ogni settimana. Poco dopo le 8 però gli ha scritto un messaggio per avvisarlo che avrebbe tardato perché aveva necessità di passare in un negozio di telefonia, negozio dove però non è mai stata. L'ultima ad avvistarla è una commerciante della zona, che ha dichiarato di aver visto Liliana davanti al suo negozio tra le 8 e le 9. Poi della donna si è persa ogni traccia. Fino al 5 gennaio quando il suo corpo è stato ritrovato avvolto in posizione fetale in due sacchi neri e con due sacchetti di plastica intorno alla testa e stretti al collo. 

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