giovedì 21 aprile 2022

Minerali e neon per la Silicon Valley Ecco perché Putin vuole il Donbass

Il 60% del gas usato nel mondo per i semiconduttori arriva da lì. Risorse di carbone per i prossimi 500 anni

di Alessandro Farruggia 

Creare uno Stato cuscinetto ai propri confini; confermare la narrazione del genocidio contro i russofoni e della necessità di intervenire per proteggerli; mettere le mani su altre risorse minerarie e su quel che resta dell’industria pesante ucraina. E il bisogno di una "vittoria" per mettere fine alla "operazione militare speciale". È per queste ragioni che Putin vuole il Donbass, dove dal 2014 ha creato, armando i nazionalisti filorussi, due repubbliche russofone indipendenti che hanno combattuto con Kiev e controllato una parte delle due province. Il sogno di Putin è unire il Donbass alla Crimea creando un "ponte" attraverso le regioni di Cherson e Zaporizhzhia, oggi sotto parziale controllo delle sue truppe. RISERVE DI CARBONE PER 500 ANNI La Russia possiede enormi riserve di gas, petrolio e carbone. Ma sottrarle ad altri può essere una strategia. Il Donbass ha grandi riserve di carbone e lignite, stimate in almeno 40 miliardi di tonnellate (sulle 41,9 totali dell’Ucraina). Sono giacimenti molto profondi (da 1.200 a 1.800 metri per il carbone) e costosi da estrarre, tanto è vero che l’industria era sovvenzionata dallo Stato. La produzione, che nel 1976 aveva toccato il picco di 218 milioni di tonnellate è scesa a poco più di 80 milioni nel 2011-2012 e, dopo la guerra iniziata nel 2014 (che ha lasciato solo il 60% delle miniere ai filorussi), è precipitata a 40 milioni di tonnellate. Considerando una estrazione di 80 milioni di tonnellate l’anno, il Donbass ha riserve per circa 500 anni. 

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