martedì 26 aprile 2022

Perché la Russia dopo l’Ucraina potrebbe puntare a Moldavia e Georgia

La Russia ha dichiarato guerra all’Ucraina e ne ha invaso parte del territorio, con l’obiettivo dichiarato di arrivare fino alla Moldavia. E la Georgia somiglia molto all’Ucraina e alla Moldavia.

Pochi giorni fa Rustam Minnekaev, vice-comandante del distretto militare centrale della Russia, ha detto che gli obiettivi della seconda offensiva russa sono il controllo dell’Ucraina meridionale e “l’apertura di un corridoio dal Donbass alla Crimea alla Transnistria”. Nella stessa occasione, Minnekaev aggiunse che alle forze del Cremlino interessava uno sbocco in più sulla Transnistria e su un’area “dove si registrano episodi di oppressione della popolazione di lingua russa”. Da quel momento, le autorità e la popolazione della Moldavia hanno avuto la certezza di poter andare incontro a momenti anche molto difficili. E guarda caso, negli ultimi giorni, proprio in Transnistria, è stato sparato un colpo di bazooka contro il ministero della Sicurezza, sono stati fatti saltare due torri per le telecomunicazioni e sono stati lanciati proiettili d’artiglieria contro l’aeroporto militare della capitale Tiraspol. Attacchi ucraini con la complicità dei moldavi? Provocazioni orchestrate dagli stessi russi per creare un “caso” che giustifichi un attacco contro la Moldavia?

Prima di proseguire, però, sarà bene fare un passo indietro per capirci. La Transnistria, per dirlo in sintesi, è il Donbass della Moldavia. Cioè, una porzione di territorio moldavo, abitata da una popolazione quasi solo russofona, che al momento del crollo dell’Urss decise di reclamare l’autonomia. Per la Transnistria ciò avvenne, con una dichiarazione unilaterale di indipendenza, addirittura prima della fine dell’Unione Sovietica, il 2 settembre 1990. Seguirono forti tensioni con il Governo centrale della Moldavia fino a una vera guerra tra il marzo e il luglio del 1992, cui pose fine l’istituzione di una “zona di sicurezza” lungo il fiume Dnepr che fa da cuscinetto tra le due entità, e il varo di una missione di peacekeeping congiunta con uomini delle forze armate russe, moldave e della Transnistria.


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