martedì 23 agosto 2022

Che cosa sappiamo e che cosa non torna del caso Dugina

Nessuna pista di quelle avanzate sull'attentato in cui ha perso la vita la figlia di Aleskandr Dugin, Daria, appare credibile e il coinvolgimento ucraino non è del tutto implausibile

AGI - Ogni nuova affermazione sull'attacco che ha ucciso la giornalista e figlia dell'ideologo ultraconservatore Aleskandr Dugin, Daria, sembra sollevare più domande che risposte. Nella Russia di Putin, tanto più in guerra totale con l'Occidente, il rischio di strumentalizzazioni, depistaggi insabbiamenti è una certezza.

La versione sull'attentato fornita in tempi record dall'Fsb deve essere presa, per ovvie ragioni, con cautela ma un coinvolgimento reale ucraino non è del tutto implausibile. Al momento, nessuna pista di quelle avanzate da autorità e osservatori appare veramente credibile: da un possibile inizio di resistenza militante russa, all'attentato false flag dell'Fsb per giustificare un'eventuale giro di vita interno volto a puntellare il consenso di Vladimir Putin o per spingere il presidente a decisioni più radicali in Ucraina.

I Dugin e i loro rapporti

Daria Dugina non era una personalità particolarmente in vista in Russia e in nessun modo aveva influenza sugli organi decisionali del Paese, ma stava facendo una carriera da giornalista e opinionista sulla scia del più celebre padre promuovendo un progetto molto reazionario di integrazione euroasiatica della Russia e che puntava all'annientamento dell'Ucraina come Stato indipendente.

Il padre - ben lontano dall'essere l'ideologo di Putin con cui non ha rapporti personali - è, però, tra gli esponenti dell'idea del 'mondo russo' e della 'Novorossiya' alla base della giustificazione ideologica dell'invasione dell'Ucraina.

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Il sospetto che a uccidere la figlia di Dugin siano stati i russi


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