Nonostante le promesse in campagna elettorale, il governo continua a colpire milioni di cittadine e cittadini con politiche previdenziali inefficaci e penalizzanti. Ghiglione, Cgil: continueremo a mobilitarci
Dopo gli innumerevoli slogan e le promesse elettorali roboanti, l’ulteriore presa in giro del governo sulle politiche previdenziali arriva sulle pensioni minime, con la beffa di un aumento di 1,8 euro al mese. Un caffè, insomma, e al bancone: neanche seduti.
Le politiche dell’esecutivo continuano insomma a rappresentare una ferita aperta per milioni di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati. Ma come si arriva a questa cifra irrisoria? Il recente decreto, pubblicato la scorsa settimana sulla Gazzetta Ufficiale n. 278 (e firmato il 15 novembre dal ministero dell’Economia e dal ministero del Lavoro) riconosce un indice di incremento dello 0,8% sulle pensioni. Un indice, quindi, persino più basso di quello che era stato ipotizzato quando il governo aveva chiuso e inviato alle Camere la manovra, che era circa dell’1% e che avrebbe prodotto un aumento delle pensioni minime che poteva tradursi di 3 euro.
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