mercoledì 31 marzo 2021

Omicidio Panaro: resti ritrovati, ma moglie e figli non ne sanno nulla per 30 anni

Alessandro Politi torna a parlarci dell’omicidio di ’ndrangheta dell’esponente politico Pompeo Panaro nel 1982 a Paola (Cosenza). Ci concentriamo su alcuni aspetti incredibili di questa storia. Si parte dall’archiviazione per molte delle persone indicate come responsabili da un pentito: per il pm sarebbero morte, risultano invece ancora vive. Ci sono poi il mistero sui resti, le parole clamorose del magistrato e le intimidazioni che subisce il figlio Paolo solo perché cerca la verità.

Torniamo a parlarvi con Alessandro Politi ,dopo il primo servizio, del caso misterioso e incredibile di Pompeo Panaro. L’esponente politico è stato ucciso nel 1982 a Paola (Cosenza). La sua morte era stata considerata una “lupara bianca”, ovvero un omicidio senza il ritrovamento del cadavere.

A quanto ci racconta la famiglia, il corpo di Panaro era stato invece ritrovato nel 1983 senza che moglie e figli ne sapessero nulla. Nel 2013 il figlio Paolo è riuscito a rompere il silenzio sulla vicenda. È stato rinviato a giudizio uno dei suoi presunti assassini, il collaboratore di giustizia Giuliano Serpa (il procedimento è finito poi con il suo proscioglimento per prescrizione). 

Il pentito aveva indicato altri presunti responsabili dell’omicidio. Nella richiesta di rinvio a giudizio, nel decreto di archiviazione e nella sentenza di Corte d’Assise questi vengono sempre indicati come deceduti. Dei nove solo tre sarebbero però effettivamente morti, racconta il figlio della vittima alla Iena: gli altri sarebbero vivi. 

Continua qui (Video)


La storia di Pompeo Panaro, il consigliere comunale ucciso dalla ndrangheta a Paola





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