Di 50 salme non si sa più niente, per altre 308 non si riesce a risalire all'identità: molte commemorazioni per il primo anniversario
Di 50 salme non si sa più nulla; 308 non hanno ancora un'identità. A un anno dal crollo in mare di parte del cimitero di Camogli, questi sono i numeri che meglio di ogni altra cosa fotografano gli effetti di quel disastro avvenuto il 22 febbraio scorso, quando la falesia su cui è stato costruito parte del camposanto ha ceduto portandosi dietro loculi e cappelle.
I defunti finiti in mare o sulle rocce furono 415. Oggi il Comune dice che sono stati recuperati in totale 365 defunti, 57 dei quali sono stati riconosciuti. Nell'opera pietosa sono stati impegnati rocciatori e sommozzatori.
Un boato accompagnò il crollo, e in poco tempo il mare verde smeraldo divenne di color marrone. Lo sbriciolamento della falesia si portò via 227 salme, 168 ossari e 20 cassette con le ceneri. Eventuali responsabilità sono al vaglio della Procura di Genova per il reato di crollo colposo. Ci sono due tecnici comunali indagati. Al momento è emerso che negli ultimi 15 anni i lavori al cimitero erano stati eseguiti al risparmio, non erano stati installati geo-sensori in grado di segnalare i micro-movimenti del terreno.
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