I tank di Mosca finiscono nei campi minati, poi il fuoco dell’artiglieria ucraina: uccisi mille marines di Putin, distrutti decine di tank. Le immagini provano il disastro. Anche nell’atteso secondo atto della guerra, Mosca sembra usare le tattiche della Seconda Guerra Mondiale
DAL NOSTRO INVIATOKURAKHOVE (Donbass) La mattina dell’11 febbraio le unità corazzate russe muovono dal villaggio di Pavlivka verso quello di Vuhledar, a tre o quattro chilometri di distanza. Ma le forze speciali ucraine sono in allerta. È dal 3 febbraio che vedono crescere la concentrazione delle truppe nemiche qui, nella regione del Donetsk meridionale dove il Donbass si allunga verso Mariupol e s’incunea nella zona di Zaporizhzhia. Una regione strategica: chi la domina può aspirare a controllare l’Ucraina meridionale. «La nostra intelligence aveva avvisato che l’attacco era imminente, così la notte precedente avevano mandato i commando nei campi attorno ai villaggi e avevano deposto migliaia di mine su quelle che avevano stimato potessero essere le direttive dell’avanzata. All’alba avevano visto il fumo di centinaia di motori diesel appena accesi: era la conferma. Hanno lasciato che le colonne entrassero nel profondo dei campi minati, quindi, con le prime deflagrazioni che mettevano fuori uso i cingoli dei carri di testa, sono entrate in azione le artiglierie, assieme a droni armati, mortai e pattuglie dotate di missili terra aria Javelin e Nlaw», ci raccontano nelle sale comando delle unità ucraine nella cittadina di Kurakhove, a una decina di chilometri dal luogo del massacro.
Continua qui
Kamala Harris da Monaco: «La Russia ha commesso crimini contro umanità»
Commenti
Posta un commento