Immediatamente dopo l'esplosione media tradizionali e social network sono stati inondati da narrazioni di parte e disinformazione, che hanno complicato ulteriormente la vita a chi cerca di indagare
Martedì 17 ottobre, intorno alle 19.00 ora locale, un'esplosione ha scosso l'ospedale Al-Ahli di Gaza City. Nel giro di pochi minuti, le informazioni sull'accaduto sono state distorte da narrazioni di parte, disinformazione e dalla corsa a pubblicare per primi la notizia. Se a questo contesto aggiungiamo i media tradizionali che hanno fatto da megafono alle dichiarazioni ufficiali senza verificarne la veridicità, il risultato è l'ambiente informativo caotico a cui abbiamo assistito in questi giorni, in cui nessuno era sicuro di cosa fosse successo o come si fossero svolti i fatti.
"C'è stata un'enorme pressione per far uscire i video, pubblicare la propria opinione e la propria analisi, ed è stata come una tempesta perfetta per generare caos", dichiara a Wired US Kolina Koltai, ricercatrice senior di Bellingcat, un sito di giornalismo investigativo specializzato in fact-checking e intelligence open source (Osint).
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