Sottoposto ad ipnosi regressiva nello studio del medico genovese Mauro Moretti, l’uomo non solo confermò la sua avventura, ma disse di essere stato trascinato sulla “astronave” da quattro esseri mostruosi che lo avrebbero minuziosamente esaminato. Un’inchiesta dei Carabinieri, condotta dall’allora brigadiere Antonio Nucchi, comandante la stazione di Torriglia, accertò che 52 testimoni avevano osservato un enorme disco volante volteggiare in quelle ore su Torriglia. Tra questi, anche il sindaco e il parroco del paese. Inoltre sul prato dove Zanfretta fu ritrovato dai suoi colleghi, i Carabinieri scoprirono una traccia a forma di ferro di cavallo di 2 metri per 3. Non si era ancora spenta l’eco di quel misterioso “incontro ravvicinato del terzo tipo”, che dopo venti giorni l’esperienza si ripeteva. Questa volta i Carabinieri scoprirono accanto alla Fiat 127 del metronotte orme lunghe oltre 50 centimetri.
Fu l’inizio del caso Zanfretta. Una storia che durò, a più riprese, circa due anni per un totale di cinque “incontri” con i presunti “alieni”. Una storia che coinvolse non solo le guardie giurate dell’Istituto di vigilanza “Val Bisagno” e i Carabinieri, ma anche la Polizia e la Magistratura, visto che la Procura di Genova aprì un fascicolo su questo caso e più tardi lo archiviò per “mancanza di estremi di reato”.
La storia di Zanfretta fu divulgata in un primo tempo a livello nazionale da Enzo Tortora che volle il metronotte nel suo “Portobello”, la trasmissione televisiva più seguita negli anni Ottanta. Successivamente i numerosi articoli pubblicati su di lui dalle riviste nazionali, vennero ripresi anche all’estero un po’ ovunque nel mondo. In particolare il “National Enquirer”, settimanale popolare a larghissima tiratura (circa cinque milioni di copie) negli Stati Uniti, si occupò a più riprese di Zanfretta dedicandogli anche una copertina. Zanfretta venne inoltre esaminato da personalità come il professor Cesare Musatti, il padre della psicanalisi italiana, e dal professor Marco Marchesan, titolare del Centro Internazionale di Ipnosi Medica e Psicologica di Milano, i quali affermarono che l’uomo non mentiva. Proprio per dimostrare la sua buona fede, Zanfretta si fece sottoporre da Marchesan al Pentotal, il siero della verità, che dimostrò come il racconto non fosse frutto di menzogne o inganni. Inoltre in più occasioni venne dimostrato che ciò che Zanfretta raccontava in ipnosi aveva riscontri precisi nella vita reale.
Continua qui
Pier Fortunato Zanfretta
La Vera Storia di Pier Fortunato Zanfretta