giovedì 29 novembre 2018

Scoperto un continente sommerso sotto l'Oceano Atlantico: E' Atlantide?

Grazie al sottomarino Shinkai gli scienziati dell'Istituto Oceanografico di San Paolo e dell'Agenzia per la Scienza Marina giapponese, sono stati in grado di recuperare a 6500 metri di profondità, sotto l'Oceano Atlantico, delle rocce di granito che normalmente si trovano solo sulla terra. Le rocce di granito individuate sotto il Rilievo di Rio Grande, a 1500 chilometri a sud di Rio de Janeiro, in Brasile, potrebbero essere i resti di un continente scomparso, rimasto sommerso fino ad ora . Secondo i geologi, i movimenti della crosta terrestre avrebbero provocato lo sprofondamento in mare di una placca di terra, al momento della separazione di Pangea, la massa continentale che esisteva nel Paleozoico, prima che Africa ed America Latina si dividessero


Video


sabato 24 novembre 2018

Svelato il mistero delle piramidi di terra del Brasile che si tramandava da quattromila anni

È l’incredibile lavoro fatto dalle termiti e visibile addirittura dallo spazio
Mentre gli antichi egizi stavano costruendo le piramidi, minuscole termiti brasiliane scavavano la terra, creando giganteschi tumuli che esistono ancora oggi e sono talmente imponenti da essere visibili dallo spazio.     Un nuovo studio pubblicato su Current Biology ha svelato il segreto che nascondevano i milioni di tumuli di terra che si trovano nascosti nella foresta tropicale secca nel nord-est del Brasile...

Continua qui

lunedì 19 novembre 2018

Sotto i ghiacci della Groenlandia c'è un cratere meteoritico più grande di Parigi

Sepolto a un chilometro di profondità sotto un ghiacciaio continentale, il "buco" ha un diametro di 31 km: un impatto così imponente dovette avere effetti evidenti sul clima dell'emisfero nord.


Un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto un cratere di impatto di 31 km di diametro sepolto sotto mille metri di ghiaccio nella Terra di Inglefield, nel nordovest della Groenlandia. Il "buco" studiato per tre anni dagli scienziati del Centre for GeoGenetics del Museo di Storia Naturale della Danimarca e dell'Università del Kansas è il primo a essere individuato sotto a una calotta di ghiaccio continentale, nonché uno dei 25 maggiori crateri meteoritici al mondo.

Si pensa che a lasciarlo sia stato un masso celeste in ferro di un chilometro di diametro, precipitato sulla Terra in tempi relativamente recenti, in termini geologici: il ghiaccio è un potente agente erosivo, e se ci sono ancora tracce consistenti dell'impatto è perché l'evento potrebbe essere avvenuto quando la Groenlandia stava cominciando a ricoprirsi di ghiaccio, forse addirittura sul finire del Pleistocene, 12 mila anni fa.

La posizione del cratere sotto i ghiacci della Groenlandia occidentale. Anche se la depressione è sepolta a 1000 metri di profondità, la copertura che la sovrasta ne porta "l'impronta". | THE NATURAL HISTORY MUSEUM OF DENMARK
TRE ANNI FA. La depressione circolare che si trova sotto al ghiacciaio Hiawatha, all'estremità della piattaforma di ghiaccio del nord della Groenlandia, fu notata per la prima volta nel luglio 2015, durante un tentativo di mappare la topografia del territorio sotto alla calotta di acqua congelata. Si pensò subito alla traccia di un meteorite - uno di 20 tonnellate è stato ritrovato non lontano dal ghiacciaio Hiawatha - ma per averne conferma ci è voluto più tempo.

Prima di tutto, il luogo del cratere è stato sorvolato da un aereo di ricerca dell'Alfred Wegener Institute (Germania) munito di un potente radar per indagare sotto i ghiacci: «Le immagini hanno superato ogni aspettativa - spiega Joseph MacGregor, glaciologo della NASA - e mostrato nel dettaglio un bordo evidentemente circolare, un sollevamento centrale, strati di ghiaccio intatti o contaminati, detriti alla base. Non manca nulla».

Continua qui

domenica 18 novembre 2018

Il vero scopo delle piramidi è finalmente stato scoperto!

Si è pensato a lungo che le tombe egiziane fossero state costruite per onorare i faraoni; oltretutto, è ciò che abbiamo appreso sui banchi di scuola. Ma questa potrebbe non essere la verità! Preparati a sconvolgerti, perché a quanto pare i ricercatori hanno finalmente scoperto il vero scopo delle piramidi! Sembra che queste strutture uniche al mondo avessero una funzione che non ha nulla a che vedere con il seppellimento dei defunti…

Video

sabato 17 novembre 2018

L’incredibile storia di Siso, il capodoglio che visse due volte

di Federico Nastasi
Estate 2017, al largo delle Eolie c’è un capodoglio intrappolato in una rete da pesca illegale. La Guardia Costiera riesce a liberarlo in parte. Ma il cetaceo intrappolato, dopo una lunga agonia, non sopravvive. Le correnti spingono la carcassa fino a una spiaggetta isolata a Capo Milazzo. E comincia il dibattito tra le varie autorità sulle più disparate ipotesi per eliminare i resti dell’animale. Una propone senz’altro d’inabissarlo.
Ma per Carmelo Isgrò, giovane biologo marino milazzese, il capodoglio non è un rifiuto da eliminare ma una risorsa da valorizzare. Riesce a convincere le autorità a fermarsi: “Recupero io le ossa”. Ogni giorno, per due settimane, raggiunge l’impervia spiaggetta e s’immerge nell’acqua putrida dove, lentamente, si sta decomponendo il mammifero. Durante l’operazione di recupero dallo stomaco saltano fuori numerosi rifiuti in plastica, tra cui un vaso da giardino e le solite buste da supermercato.

Pochi giorni dopo lo spiaggiamento, un pirata della strada ammazzaFrancesco “Siso”, l’amico che aveva aiutato il biologo al recupero dell’animale. “Si chiamerà anche lui Siso” decide Carmelo: adesso il capodoglio ha anche un nome.
Alla fine, Carmelo è riuscito a recuperare le ossa e iniziarne la pulizia. Vuole ricostruire lo scheletro, esporlo in uno Museo da creare a Milazzo. Uno spazio in cui alle meraviglie del mare si affianchi la prova delle attività distruttive dell’uomo, dove si mescolino scienza e arte, divulgazione scientifica, educazione ambientale e protezione del mare. “Siso”, nel frattempo, è diventato anche il nome di un progetto della ong ambientalista Sea Shepherd, che si occupa di protezione del mare e dei cetacei.
Oggi, dopo un anno di lavoro gratuito e volontario di Carmelo, Siso è finalmente pronto per essere esposto. La sua nuova casa sarà il Bastione di Santa Maria nel Castello di Milazzo.
Continua qui

venerdì 16 novembre 2018

Trovato lo scheletro di un "vampiro" bambino di epoca tardo romana

Lo scheletro di un bambino di 10 anni, ucciso forse dalla malaria, è stato rinvenuto nella Necropoli dei Bambini, in Umbria. Ha una grossa pietra nella bocca, come a volerne impedire il ritorno tra i vivi.


Il cranio del bambino deceduto di malaria, con una pietra incastrata tra i denti.
Lo scheletro di un bambino rinvenuto in un antico cimitero italiano testimonia le paure scatenate, nella popolazione tardo-romana, da una violenta epidemia di malaria, che 1.500 anni fa causò molte vittime soprattutto tra i più giovani.

Il bambino (o bambina: il genere non è noto) è stato ritrovato quest'estate in uno scavo archeologico in Umbria, con una pietra incastrata nella bocca, in una di quelle sepolture anomale che un tempo venivano usate per impedire che la malattia, o il morto stesso, uscissero dalla tomba per infestare i vivi. La scoperta è avvenuta nella Necropoli dei Bambini a Lugnano in Teverina (Terni), un cimitero allestito attorno al 450 d. C. sul terreno di una villa romana abbandonata.

Continua qui

Oumuamua è una sonda inviata dagli alieni per spiarci, l’ipotesi choc di Harvard fa discutere

Oumuamua, l’oggetto interstellare a forma di sigaro arrivato nel nostro Sistema Solare, potrebbe essere una sonda aliena mandata per spiarci, oppure una vela solare. L’ipotesi choc è dei ricercatori di Harvard che nel loro studio ci spiegano come sono arrivati a questa conclusione così ‘esotica’. Nel frattempo molti sono gli scienziati che si sono schierati contro questa teoria.



Oumuamua, il primo oggetto di origine interstellare osservato nel Sistema Solare, potrebbe avere origine aliena e questo potrebbe spiegare il suo movimento nello spazio. La teoria dei ricercatori di Harvard ha fatto il giro del mondo in pochissime ore e già sono molti gli scienziati che si schierano contro questa originale proposta ‘scientifica', ma vediamo perché e cosa dice esattamente lo studio.

Una vela solare di una navicella aliena. Lo studio intitolato “Could solar radiation pressure explain ‘Oumuamua"s peculiar acceleration?' è stato pubblicato dai ricercatori di Harvard Shmuel Bialy e Braham Loeb e ha lo scopo di comprendere meglio la cause relative al movimento di questo oggetto nello spazio. La sua traiettoria ha portato in passato gli scienziati a dire che non si trattasse di un oggetto del nostro Sistema Solare, così come la sua forma a sigaro è da considerarsi piuttosto unica, è lungo 400 metri ed è largo 40.

Cos'è Oumuamua. Considerata la forma di Oumuamua, secondo i ricercatori è difficile che la sua accelerazione possa essere data dalla forza della pressione delle radiazioni del sole. Però non è impossibile. “Se così fosse Oumuamua rappresenterebbe una nuova classe di materiali sottili interstellari prodotti naturalmente o di origine artifuciale”, spiegano all'interno dello studio. Se avesse un origine artificiale, Oumuamua potrebbe essere una vela solare che sta ‘galleggiando' nello spazio come “resto di un equipaggiamento tecnologico avanzato”. Se così fosse, questo spiegherebbe alcune caratteristiche di Oumuamua, come la sua inusuale geometria.

L'ipotesi ‘esotica': gli alieni. “Alternativamente, uno scenario più esotico potrebbe considerare ‘Oumuamua' una sonda completamente operativa inviata intenzionalmente sulla Terra da una vicina civiltà aliena”, a causa sempre del suo movimento dello spazio analizzato secondo una lunga serie di dati dagli scienziati di Harvard.

Continua qui

Un’astronave a forma di sigaro spedita dagli alieni per spiarci: cos’è davvero Oumuamua



mercoledì 14 novembre 2018

Antico Egitto, mummie di decine di gatti e rari scarabei scoperte in tombe millenarie

Il Ministero delle Antichità egiziano ha annunciato di aver scoperto un grande numero di tesori archeologici custoditi all’interno di 7 tombe, rinvenuti nella necropoli di Saqqara a sud del Cairo. Tra gli altri, i resti mummificati di decine di gatti e quelli rarissimi di scarabei, centinaia di amuleti dedicati a diverse divinità, statue in bronzo e legno e due mummie.


Rarissimi scarabei e decine di gatti mummificati sono stati scoperti all'interno di alcune tombe dell'Antico Egitto, risalenti a circa 2.500 anni fa. Dal complesso piramidale di King Userkaf sito nella necropoli di Saqqara – annessa alla capitale dell'Antico Regno Menfi – sono emersi anche numerosi altri tesori archeologici, come statue di bronzo e legno, amuleti, mummie e sarcofagi decorati. Alcuni di questi reperti sono stati trovati in tombe più recenti.

Ad annunciare le straordinarie scoperte il Ministero delle Antichità egiziano, che ha anche organizzato una conferenza stampa – alla quale hanno partecipato ambasciatori di tutto il mondo – per sottolinearne l'importanza storica.


Gli antichi egizi erano soliti mummificare gli animali come offerte religiose, in particolar modo quelli considerati sacri come gli ibis, i coccodrilli, i cani e i gatti, tanto che si stima che furono sottoposti al trattamento decine di milioni di essi. Ma la scoperta di una collezione di scarabei è davvero straordinaria: “Lo scarabeo mummificato è qualcosa di veramente unico, è qualcosa di veramente raro”, ha commentato il dottor Mostafa Waziri, Segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità.

Continua qui


giovedì 8 novembre 2018

Come sono state costruite le piramidi, c’è un passo avanti verso la soluzione


Gli archeologi hanno passato secoli a chiedersi come furono costruite le imponenti piramidi di Giza migliaia di anni fa. La scoperta di un sofisticato sistema di rampe ora li avvicina alla soluzione del mistero. I resti di una rampa di 4.500 anni sono stati rinvenuti in una cava di alabastro da un gruppo di ricercatori dell’Università di Liverpool e dell’Istituto francese del Cairo per l’archeologia orientale. La scoperta è avvenuta nella cava di Hatnub, risalente al regno del faraone Khufu, che commissionò la Grande Piramide a Giza. Grazie a una slitta e dei pali di legno posti ai due lati delle rampe con delle corde gli antichi egizi riuscivano a sollevare i blocchi di alabastro dalla cava su pendii molto ripidi. La teoria di un sistema di rampe era già stata fatta prima. Ma la nuova scoperta suggerisce che i pesanti blocchi di alabastro venissero tirati lungo piani molto più ripidi di quanto si pensasse prima, più del 20%. 

Continua qui (video)

Il mistero del passo di Dyatlov: la scienza può spiegare il tragico incidente?

La strana morte degli escursionisti dell’incidente del Passo di Dyatlov ha ispirato innumerevoli teorie complottiste. Ma la vera storia di q...