venerdì 25 gennaio 2019

La saponificatrice di Correggio

Leonarda Cianciulli, nota per essere la saponificatrice di Correggio, dal momento che usava i suoi cadaveri per farne saponi e dolcetti, è considerata la prima serial killer italiana del ‘900.
Leonarda nacque in un paese dell’Irpinia. In seguito al terremoto che rase al suolo la sua casa, dovette trasferirsi al nord con la famiglia. Dal sud, la famiglia si trasferì a Correggio, un paese di Reggio Emilia, dove fin da subito Leonarda decise di rimboccarsi le maniche. Il marito se ne andò e lei conquistò una discreta posizione sociale grazie al lavoro di maga e al commercio di abiti usati.
Negli anni tra il 1939 e il 1940 comincia ad esercitare il suo potere criminale. Con una scusa, fece entrare in casa delle donne, sole e anziane. Approfittando della loro debolezza, fece loro delle promesse, si intascò i loro beni e soldi e le uccise con un’accetta. In seguito fece bollire i loro corpi per poi crearne dei saponi. Nessuno le cercò in quanto lei le convinse a scrivere delle cartoline in cui affermavano di essere andate via e di non avere più nessuna intenzione di tornare.
Usò il sangue delle vittime, unito alla farina, per fare dolci e biscotti che dava da mangiare ai figli per proteggerli dalla morte.
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mercoledì 23 gennaio 2019

In Canada: un'immensa caverna ancora inesplorata

Il sogno di ogni speleologo è emerso dalle nevi della British Columbia: soltanto l'ingresso è ampio più di 100 metri. Si pensa che nessuno si sia mai addentrato nella grotta, di cui non si vede il fondo.

Qualche giorno fa in Canada è stata resa nota la scoperta, avvenuta in aprile, di una gigantesca caverna sotterranea, nella quale nessun uomo si sarebbe - a quanto si sa - mai addentrato finora. La grotta è stata avvistata per caso durante un censimento dall'alto dei caribù (una renna) effettuato in elicottero dagli uomini del Ministero delle Risorse Nazionali canadese. Solamente l'ingresso dell'antro è lungo 100 metri e ampio 60: un fatto sconcertante, se si pensa che nessuno conosceva l'esistenza del "buco", rimasto forse, fino a poco tempo fa, costantemente ricoperto di nevi perenni.

COORDINATE TOP SECRET. La caverna si trova nel Wells Gray Provincial Park, nella British Columbia, ma l'esatta località non è stata resa nota, per tutelare quello che potrebbe essere un patrimonio naturale o storico ancora intatto, ora "messo a nudo" (o quasi) dal global warming. Gli esperti stanno ora consultando le comunità indigene per capire se qualcuno si sia mai spinto all'interno della grotta, così profonda e di difficile accesso che risulterebbe strano che qualcuno abbia compiuto l'impresa senza poi raccontarla.

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lunedì 21 gennaio 2019

“Meglio morta che separata”, così Lia Pipitone fu giustiziata dal padre mafioso

Rosalia Pipitone, detta Lia, morì crivellata di colpi il 23 settembre del 1983 a Palermo, all’età di venticinque anni. Unica colpa della ragazza, figlia del boss dell’Acquasanta e uomo di Totò Riina, Antonino Pipitone, era quella di essersi separata dal marito. Fu proprio suo padre a ordinarne l’omicidio: “Meglio morta che separata”.

La sera del 23 settembre 1983 i telegiornali locali aprono con la notizia di una cruenta rapina a Palermo. Due malviventi col volto coperto hanno fatto irruzione in una sanitaria in via Papa Sergio, si sono fatti consegnare il bottino e poi, prima di dileguarsi nel nulla, hanno sparato a una giovane donna. "Mi ha riconosciuto" ha gridato uno prima di crivellare di colpi la povera ragazza. La vittima si chiama Rosalia Pipitone, ha 25 anni  e non è una donna qualsiasi. È la figlia di Nino Pipitone, boss del quartiere Arenella e uomo di Totò Riina, che proprio in quell'anno ha fatto uccidere decine di nemici.

Il delitto
Dopo una morte del genere, nella Palermo dei Corleonesi dove la vita vale meno di una sigaretta, ci si aspetta una reazione spietata contro i due balordi che hanno ucciso Lia e invece, contrariamente a ogni previsione, non succede niente. Nessun parossismo vendicativo, nessuna strage, nessun segnale. Anzi. Lia viene seppellita in fretta e in silenzio mentre la sua famiglia viene flagellata da un altro lutto. Si tratta di Simone Di Trapani, lontano cugino di Rosalia e negli ultimi tempi della separazione dal marito, suo amico e confidente. Il povero Simone muore lanciandosi dal quarto piano, il giorno seguente alla rapina in via Papa Sergio, lasciando un biglietto: "Mi uccido per amore".

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sabato 19 gennaio 2019

Eclissi del 21 Gennaio: la Superluna di sangue e le profezie bibliche su una Grande Guerra in Medio Oriente

Alcuni credono che una nuova Grande Guerra, che inizierebbe in Medio Oriente e coinvolgerebbe anche Israele, sia specificatamente prevista dalle profezie bibliche in associazione alla Superluna di sangue

La Superluna di sangue è sempre più vicina: il 21 gennaio la luna si tingerà di rosso in una spettacolare eclissi lunare totale. L’eclissi, che ha ispirato miti e leggende nel mondo fin dall’antichità, è associata anche a strane profezie sulla fine del mondo e su cataclismi naturali di vario genere (vedi link in fondo per approfondire). Inoltre, cade anche in un giorno chiave del calendario ebraico. Il 21 gennaio è infatti il giorno della festività del Tu B’Shevat, conosciuto anche come il Capodanno per gli alberi. Il Medio Oriente, inoltre, ha osservato un’altra eclissi della Superluna di sangue anche un anno fa.

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Ci siamo, arriva l’Eclissi della “Superluna di sangue”: ecco cosa succederà nella notte del 21 Gennaio 2019

venerdì 18 gennaio 2019

Il bimbo che non vuole morire. Massacrato di botte dallo zio: staccano spina ma continua a vivere

Bobby, 7 mesi, è stato massacrato di botte e ridotto in fin di vita dallo zio. Dopo che i genitori hanno deciso di staccare il ventilatore che lo teneva in vita, è avvenuto il miracolo: il bambino sopravvive.

Bobby Webber è un bimbo australiano di appena sette mesi protagonista di un vero e proprio miracolo. È sopravvissuto agli abusi e alle violenze dello zio. Era ridotto in fin di vita, ma nonostante gli abbiano staccano la spina del macchinario che lo teneva in vita, il piccolo si è ripreso. I genitori, Barry ed Elise Webber, erano partiti per il viaggio di nozze, ed avevano lasciato il Bobby alla famiglia del papà del piccolo. Ad abusare di lui, per ore, è stato il fidanzato della sorella di Barry, conosciuto da tutta la famiglia da oltre 12 anni. L’uomo ha subito ammesso la sua colpevolezza, ma non ha mai fornito una spiegazione riguardo quel terribile gesto.

Come riportato dal Daily Mail, Bobby era stato portato in ospedale con un grave trauma cranico, vertebre fratturate, traumi genitali, e segni di morsi sul corpo. Secondo i medici, per lui non c’era alcuna speranza di salvezza. I genitori sono stati messi sono messi di fronte ad una drammatica scelta: staccare o meno il ventilatore al figlio. Quando i macchinari sono stati spenti, contro ogni previsione il bimbo ha ripreso a respirare autonomamente ed è riuscito a riprendersi.

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mercoledì 16 gennaio 2019

Massacrata con 23 coltellate, l’assassinio della professoressa Falcidia

La notte del 4 dicembre 1993, Antonella, 43 anni, viene massacrata a coltellate mentre guarda la tv da sola, nel suo appartamento di Catania. L’assassino che l’ha sorpresa nella penombra notturna sembra destinato a restare un fantasma, ma dopo quindici anni, impresso con il sangue sul divano, spunta un messaggio della vittima.


È una sera di sabato come tante nell'appartamento di via Rosso a Catania. La professoressa Falcidia è semisdraiata sul divano, in vestaglia e già sonnecchia al buio con il volto illuminato dal bagliore della tv. Aspetta suo marito di ritorno dal lavoro, il figlio è a una festa. Sono le ventidue passate quando qualcuno fa scattare la serratura della porta. La signora è di spalle appoggiata al bracciolo del divano mentre, passo dopo passo, l'ombra si avvicina fino a incombere su di lei. Il braccio dello sconosciuto scatta colpendola una, due, 23 volte. Antonella non ha il tempo di gridare, l'ombra le ha reciso prima l'arteria femorale, provocandole una crisi convulsiva, e poi la giugulare. Il sangue imbratta i cuscini, schizza sulle pareti e sul pavimento. Pochi minuti dopo, il dottor Vincenzo Morici, il marito della professoressa, rientra a casa e trova il salotto trasformato in un mattatoio. Chiama i vicini, loro chiamano i soccorsi e pochi minuti dopo quella stanza è un viavai di medici, conoscenti, poliziotti. Morici tiene stretto il corpo senza vita della moglie, imprime un ultimo bacio sul viso, poi si arrende a consegnarlo nelle mani dei paramedici. L'indomani, come in ogni famiglia che rispetti, arriva la domestica a ripulire tutto. Via il sangue, via le prove.

Il delitto di via Rosso, avvenuto a pochi giorni dal Natale 1993, risveglia nella città un senso di angoscia e malessere ormai sopito. Anche gli inquirenti sono impreparati. Altro è fronteggiare un crimine avvenuto nelle ben note frange criminali dei bassifondi, altro, invece, il massacro di una bella signora della buona borghesia. Antonella Falcidia, 43 anni, nipote di Enrico, facoltoso medico catanese e proprietario della clinica dove lavora suo marito, è una professoressa di igiene dell'università di Catania, una donna affermata, una signora educata, una madre. I sospetti degli inquirenti si appuntano sulla cerchia familiare. Dietro la facciata impeccabile di coppia modello, infatti, si nascondono segreti e antiche insofferenze.

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Forte maltempo: anche la prossima settimana parte male?

  Piogge  e  temporali  accompagnati da  venti forti  potrebbero farci compagnia molto a lungo in questo finale di maggio, decisamente trava...