lunedì 26 marzo 2018
venerdì 23 marzo 2018
In Israele c’è una verdissima collina in mezzo al deserto. Ma da vicino non crederete ai vostri occhi
Noemi Penna
Questa è l'unica fabbrica di contenitori in vetro in Israele. Produce un milione di bottiglie al giorno per i giganti del settore, da Coca Cola a Heineken, così come per le aziende vinicole israeliane e le compagnie petrolifere. Ma di tutti questi contenitori, circa 300 mila escono dai forni con dei difetti.
Tutti gli scarti vanno quindi a creare delle «colline» alte 15 metri e larghe 70 metri, come un campo da calcio. Ironia della sorte, il verde del vetro le fa sembrare ricoperte d'erba. Un paesaggio suggestivo, soprattutto perché si trova al ridosso del deserto.
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lunedì 19 marzo 2018
Il giallo dei dischetti di plastica trovati sulle spiagge del litorale tirrenico
Da Capri fino alle coste della Toscana. Tutto il litorale tirrenico è invaso da centinaia di dischetti di plastica forati, simili a filtri, di cui è sconosciuta la provenienza. A lanciare l'ennesimo allarme in fatto di ambiente è l'associazione Clean Sea Life, un progetto co-finanziato dall'Unione Europea e nato con l'obiettivo di sensibilizzare il grande pubblico sulla quantità di rifiuti presenti in mare e sulle spiagge.
Scrive Repubblica:
Le segnalazioni sono iniziate il 20 febbraio: quei dischetti, spinti dalle correnti, sono stati dapprima rinvenuti a Ischia, dove un cittadino, Claudio Ciriminna, ha iniziato a raccoglierli ripulendo gli arenili. Poi, spiega Eleonora de Sabata, attivista di Clean Sea Life, quei rifiuti di plastica hanno proseguito la loro corsa verso nord, invadendo il litorale domitio e il basso Lazio, dove le segnalazioni in queste ore sono numerosissime, fino a toccare persino la Toscana (dove i dischetti sono stati recuperati alla spiaggia della Feniglia).Non è dato sapere di cosa si tratti, ma l'associazione assicura: "Stiamo lavorando con gli oceanografi per cercare di risalire al punto di origine dello sversamento - scrive l'organizzazione sulla propria pagina facebook -.
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giovedì 15 marzo 2018
Aldo Moro, Paolo VI e il mistero dei 10 miliardi di lire per il riscatto
Chi portò a Castel Gandolfo tutti quei soldi? E, soprattutto, dove finirono?
Castelgandolfo, residenza pontificia, 6 maggio 1978. Aldo Moro è prigioniero delle Brigate Rosse da oltre 50 giorni e Papa Paolo VI ne parla con monsignor Cesare Curioni, responsabile dei cappellani carcerari, il quale aveva attivato molteplici contatti per arrivare alla liberazione dell'ostaggio.
Al colloquio assiste anche mons. Fabio Fabbri, segretario di don Curioni. D'improvviso il Papa, nel suo studio, si avvicina ad una consolle coperta con un panno di ciniglia azzurra e solleva un lembo: compare una montagna di soldi, mazzette di dollari, con fascette di una banca ebraica, del valore di circa dieci miliardi di lire, messi a disposizione per il riscatto. Ma tre giorni dopo, il 9 maggio, il corpo senza vita di Moro viene ritrovato in via Caetani, nel centro di Roma. Il fatto è riportato sia in atti giudiziari, sia in atti parlamentari ed è stato ribadito due anni fa davanti alla commissione Moro dallo stesso mons. Fabbri. Ma da dove provenivano tutti quei soldi? E, rimasti inutilizzati, che fine fecero? Nessuno lo sa. Don Curioni è morto nel 1996 senza che quel mistero fosse svelato, mons. Fabbri ha detto di non saperlo, e autorevoli fonti vaticane, recentemente interpellate, hanno ribadito di ignorare chi 40 anni fa procurò quella provvista e dove finì quel fiume di denaro.La vicenda di quei soldi si lega direttamente a due foto di Moro ostaggio delle Br e al ruolo di don Curioni che - secondo il racconto del suo segretario mons. Fabbri - investito direttamente da Paolo VI dopo il sequestro del presidente della Dc, nel tentativo di arrivare alla liberazione dell'ostaggio, aveva attivato numerosi canali sia con i brigatisti in carcere, sia con un misterioso interlocutore che incontrava nella metropolitana di Napoli e in alcune città del nord Italia. Peraltro, durante una telefonata notturna, Paolo VI - sempre secondo il racconto di mons. Fabbri alla commissione Moro - lesse proprio a don Curioni, che suggerì qualche correzione, la celebre lettera "agli uomini delle Brigate Rosse", che ha la data del 21 aprile 1978, con la quale il Papa invitava a rilasciare Moro "senza condizioni". Attraverso i suoi canali, don Curioni ricevette le due foto di Moro prigioniero, che furono mostrate al Papa. Paolo VI sostenne che la prima non provava che il presidente della Dc era in vita, mentre la seconda - con il presidente della Dc che mostrava la prima pagina del quotidiano la Repubblica - fu ritenuta indiscutibile: Moro era vivo.
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Purgatori ricorda Moro e la povertà intellettuale dei brigatisti
venerdì 9 marzo 2018
Identificati i resti della leggendaria pilota Amelia Earhart
Erano stati trovati su una remota isola dell'Oceano Pacifico
Appartengono ad Amelia Earhart i resti trovati nel 1940 su una remota isola dell'Oceano Pacifico, la leggendaria pilota americana era scomparsa nel 1937
proprio mentre volava sopra il Pacifico. Lo ha stabilito una nuova
analisi pubblicata sulla rivista Forensic Anthropology e condotta da
Richard Jantz, del Centro di Antropologia Forense all'Università del
Tennessee, che ha riesaminato le misurazioni fatte nel 1940: all'epoca i resti erano stati attribuiti ad un uomo.
Il film 'Amelia' - SCHEDA CINEMA
Jantz ha usato il programma informatico Fordisc per stabilire sesso, età e statura partendo da misurazioni dei resti ossei: le analisi hanno rivelato che la somiglianza con Amelia Earhart era maggiore rispetto al 99% di individui in un largo campione di riferimento.
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Il film 'Amelia' - SCHEDA CINEMA
Jantz ha usato il programma informatico Fordisc per stabilire sesso, età e statura partendo da misurazioni dei resti ossei: le analisi hanno rivelato che la somiglianza con Amelia Earhart era maggiore rispetto al 99% di individui in un largo campione di riferimento.
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domenica 4 marzo 2018
Perù, mistero sulle Ande: si apre una voragine lunga due chilometri
Una frana lunga circa due chilometri ha
aperto il terreno a Cusco, città delle Ande peruviane. La frattura ha
danneggiato una sessantina di abitazioni e ha costretto i residenti
all'evacuazione dalle case pericolanti. "Qui c'è una frequente attività
sismica, ma i sismografi non hanno registrato un terremoto significativo
che possa aver creato questa faglia", ha affermato un geologo.
"Dobbiamo capire - continua - come si è formata, perché potrebbe
rappresentare una seria minaccia per gli abitanti di questa zona".
Video
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venerdì 23 febbraio 2018
Nikola Tesla, chi era: le invenzioni, la scienza, gli affari
L’ha interpretato David Bowie, al cinema. Suo il nome sulle supercar elettriche di Elon Musk. Ha ispirato romanzi e film. Storia del genio dei lampi e della corrente alternata, che fu anche un incredibile businessman
Digitando il termine Tesla su Google Search il primo link che rimanda a Nikola arriva a metà della sesta pagina, ed è l’unico presente tra i primi cento indirizzi web proposti dal motore di ricerca. La quasi totalità delle risposte riguarda la Tesla di Elon Musk (scenario prevedibile per questioni di Seo), mentre più sorprendente appaiono le citazioni che trattano la rock band Tesla, che come l’azienda dedita alle auto elettriche ha scelto un nome per omaggiare uno dei più grandi inventori della storia.
L’ingegnere elettrico austro-ungarico poi naturalizzato statunitense è tornato alla ribalta nei giorni scorsi per un film che ripercorrerà la sua storia. A impersonare Tesla sarà Ethan Hawke, che allungherà l’elenco di chi ha già vestito i panni del signore che lo stato di New York celebra ogni 10 luglio (giorno della sua nascita) con il “Nikola Tesla day“. La pellicola diretta da Michael Almereyda, progetto in fase di sviluppo che sarà presentato all’European Film Market a Berlin, arriva dopo “The Current War” e “The Prestige“, con nell’ordine Nicholas Hoult e David Bowie a interpretare lo scienziato.
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mercoledì 14 febbraio 2018
UNA PASSEGGIATA TRA LE MURA MEGALITICHE DI ALATRI
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Si dice sia nata da un raggio di sole e che la sua costruzione rispecchi la costellazione dei Gemelli. Definita dalla tradizione come la città dei Ciclopi, si pensa che sia stata edificata da un popolo di giganti, legato in qualche modo al dio Saturno. Alatri è un paese dagli albori misteriosi e confusi con il mito, ma di certo custodisce un’ Acropoli tra le più suggestive del Lazio.
Il paese conserva mura megalitiche ancora perfettamente conservate. Ha una delle più imponenti cinta murarie di epoca preromana che circonda completamente il perimetro dell’Acropoli. Ad essa vi si accede attraverso due porte: la Porta Maggiore e la Porta Minore.
La magnificenza della Porta Maggiore vi conquisterà, ha un architrave ciclopica di oltre 5 metri di lunghezza . Da qui avete due possibilità: salire le scale, attraversare la porta e accedere alla civita, oppure proseguire la passeggiata da fuori per ammirare ancora le mura. Continuando a camminare sul lato sud orientale troverete un’ incredibile parete megalitica – il Pizzo Pizzale – che sfiora i 17 metri.
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giovedì 8 febbraio 2018
La morte della pornostar Olivia Lua diventa un caso
Genova - Olivia Lua è
morta e le analisi mediche confermeranno, quasi certamente, quale sia
stata la causa della sua fine a 23 anni: un mix letale di pillole e
alcol. Era una delle pornostar più note della sua casa di
produzione LA Direct Models, con la quale aveva firmato il contratto
l’anno scorso. Poi però subito lo stop per i problemi con la bottiglia,
l’assenza dal set, la scelta di una clinica di riabilitazione.
Fine della storia? Tutt’altro. Perché Olivia è la quinta pornostar la cui vita si è spenta negli ultimi tre mesi,
in un succedersi di eventi luttuosi che oscillano tra il giallo e la
spiegazione più semplice: un cocktail micidiale di depressione e di
sostanze per provare a ottunderla. Subito prima di lei era toccato a
un’altra Olivia, in questo caso Nova, conosciuta come Alexis Rose Forte,
soltanto 20 anni, trovata in un appartamento di Las Vegas il 7 gennaio.
I test non hanno ancora offerto una risposta, ma anche per lei si
sospetta l’overdose di farmaci. Prima di lei Yurizan Beltran, 31 anni, morta per una sospetta overdose. August Ames, 23 anni, si è suicidata. Il caso di Shyla Stylez, 35 anni, è un mistero.
Gli
interrogativi che stanno scuotendo la porno Valley della California
sono alimentati dai tempi strettissimi in cui le tragedie si sono
consumate. È vero: nella storia dei film a luci rosse ci sono stati
suicidi eccellenti, come quello di Shannon Michelle Wilsey in arte Savannah,
che si sparò un colpo di pistola nel 1994 temendo di esser rimasta
sfigurata dopo un incidente. O morti ambientate in un contestato segnato
da antidepressivi e antidolorifici come quella di Marilyn Chambers nel
2009.
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domenica 4 febbraio 2018
Scoperta lastra fossile con le orme di 70 dinosauri
Gli archeologi hanno scoperto una lastra fossile in cui sono presenti le orme di 70 dinosauri. Il reperto si trovava in un parcheggio della Nasa, a poca distanza dalla Casa Bianca, e risale a oltre 110 milioni di anni fa.
La lastra è stata scoperta, come hanno raccontato i ricercatori alla stampa, in modo fortuito. Era il 2012 quando Ray Stanford, 79enne esperto di dinosauri, fece visita a sua moglie che lavorava nella sede Nasa del Goddard Space Flight Center a Greenbelt, vicino Washington. I due pranzarono insieme e dopo il pasto l’uomo si avviò al parcheggio.
Qui vide una pietra d’arenaria strana. Il reperto si trovava lì da oltre 110 milioni di anni e nessuno si era mai accorto di nulla. Su di essa erano incise le orme di ben 70 dinosauri vissuti nelle paludi del Maryland.
“C’è un vero e proprio film su quella lastra” ha spiegato Stanford, raccontando che sulla pietra si trovavano sovrapposte le impronte non solo di dinosauri, ma anche di altri animali che avevano popolato la Terra. Dopo uno studio durato sei anni l’uomo ha annunciato la scoperta pubblicando i risultati sulla rivista “Scientific Reports”.
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La lastra è stata scoperta, come hanno raccontato i ricercatori alla stampa, in modo fortuito. Era il 2012 quando Ray Stanford, 79enne esperto di dinosauri, fece visita a sua moglie che lavorava nella sede Nasa del Goddard Space Flight Center a Greenbelt, vicino Washington. I due pranzarono insieme e dopo il pasto l’uomo si avviò al parcheggio.
Qui vide una pietra d’arenaria strana. Il reperto si trovava lì da oltre 110 milioni di anni e nessuno si era mai accorto di nulla. Su di essa erano incise le orme di ben 70 dinosauri vissuti nelle paludi del Maryland.
“C’è un vero e proprio film su quella lastra” ha spiegato Stanford, raccontando che sulla pietra si trovavano sovrapposte le impronte non solo di dinosauri, ma anche di altri animali che avevano popolato la Terra. Dopo uno studio durato sei anni l’uomo ha annunciato la scoperta pubblicando i risultati sulla rivista “Scientific Reports”.
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sabato 27 gennaio 2018
Vi presentiamo Avgi, la ragazza greca vissuta 9000 anni fa
Gli scienziati sono riusciti a ricostruire il volto di Avgi, una ragazza greca vissuta 9000 anni fa
Si chiama Avgi ed è una donna greca vissuta più di 9 mila anni fa. Gli studiosi sono riusciti a ricostruire il suo volto utilizzando uno scheletro ritrovato negli Anni Novanta in Grecia.La ragazza, che è stata chiamata con un termine greco che vuol dire “alba”, viveva verso la fine del Mesolitico. Secondo gli esperti sarebbe stata partecipe della nascita dei primi villaggi in cui gli uomini si occupavano di allevamento e agricoltura, un cambiamento epocale per l’evoluzione.
Lo scheletro della donna si trovava all’interno di una grotta a Theopetra, in Tessaglia, ed è stato trovato nel 1993. Nel corso degli anni gli scienziati l’hanno analizzato e studiato. Oggi, grazie alle moderne tecnologie, è stato possibile ricostruire il volto di Avgi.
Il lavoro, durato anni, ha dato i suoi frutti e ora tutti possono guardare negli occhi Avgi, compiendo un salto indietro nel tempo. Il viso della donna è stato presentato nel corso di un evento che si è tenuto nel museo dell’Acropoli ad Atene.
Gli studiosi dell’università hanno spiegato che non è stato affatto semplice ricostruire i tratti somatici della donna. Per scoprire come era il suo volto è stato necessario un lavoro di squadra unico. La ricerca ha visto la partecipazione di un radiologo, di un ortopedico, un patologo, un endocrinologo e un neurologo.
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mercoledì 24 gennaio 2018
L’assassinio di Guido Rossa
Negli anni Settanta la lotta armata scuote la vita sociale e politica
dell’Italia, e le ripercussioni sono notevoli in ogni settore. A Genova,
nel 1974, si costituisce la colonna genovese delle Brigate Rosse,
guidata da Rocco Micaletto. Tra i militanti aderenti all’organizzazione
vi sono: Riccardo Dura, Fulvia Maglietta, Francesco Lo Bianco e Livio
Bistrocchi. Si può ben dire che l’attività della colonna genovese,
portata avanti per circa quindici anni, termina proprio con l’uccisione
dell’operaio Guido Rossa, che avviene il 24 gennaio 1979.
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