mercoledì 14 febbraio 2018
UNA PASSEGGIATA TRA LE MURA MEGALITICHE DI ALATRI
Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Si dice sia nata da un raggio di sole e che la sua costruzione rispecchi la costellazione dei Gemelli. Definita dalla tradizione come la città dei Ciclopi, si pensa che sia stata edificata da un popolo di giganti, legato in qualche modo al dio Saturno. Alatri è un paese dagli albori misteriosi e confusi con il mito, ma di certo custodisce un’ Acropoli tra le più suggestive del Lazio.
Il paese conserva mura megalitiche ancora perfettamente conservate. Ha una delle più imponenti cinta murarie di epoca preromana che circonda completamente il perimetro dell’Acropoli. Ad essa vi si accede attraverso due porte: la Porta Maggiore e la Porta Minore.
La magnificenza della Porta Maggiore vi conquisterà, ha un architrave ciclopica di oltre 5 metri di lunghezza . Da qui avete due possibilità: salire le scale, attraversare la porta e accedere alla civita, oppure proseguire la passeggiata da fuori per ammirare ancora le mura. Continuando a camminare sul lato sud orientale troverete un’ incredibile parete megalitica – il Pizzo Pizzale – che sfiora i 17 metri.
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giovedì 8 febbraio 2018
La morte della pornostar Olivia Lua diventa un caso
Genova - Olivia Lua è
morta e le analisi mediche confermeranno, quasi certamente, quale sia
stata la causa della sua fine a 23 anni: un mix letale di pillole e
alcol. Era una delle pornostar più note della sua casa di
produzione LA Direct Models, con la quale aveva firmato il contratto
l’anno scorso. Poi però subito lo stop per i problemi con la bottiglia,
l’assenza dal set, la scelta di una clinica di riabilitazione.
Fine della storia? Tutt’altro. Perché Olivia è la quinta pornostar la cui vita si è spenta negli ultimi tre mesi,
in un succedersi di eventi luttuosi che oscillano tra il giallo e la
spiegazione più semplice: un cocktail micidiale di depressione e di
sostanze per provare a ottunderla. Subito prima di lei era toccato a
un’altra Olivia, in questo caso Nova, conosciuta come Alexis Rose Forte,
soltanto 20 anni, trovata in un appartamento di Las Vegas il 7 gennaio.
I test non hanno ancora offerto una risposta, ma anche per lei si
sospetta l’overdose di farmaci. Prima di lei Yurizan Beltran, 31 anni, morta per una sospetta overdose. August Ames, 23 anni, si è suicidata. Il caso di Shyla Stylez, 35 anni, è un mistero.
Gli
interrogativi che stanno scuotendo la porno Valley della California
sono alimentati dai tempi strettissimi in cui le tragedie si sono
consumate. È vero: nella storia dei film a luci rosse ci sono stati
suicidi eccellenti, come quello di Shannon Michelle Wilsey in arte Savannah,
che si sparò un colpo di pistola nel 1994 temendo di esser rimasta
sfigurata dopo un incidente. O morti ambientate in un contestato segnato
da antidepressivi e antidolorifici come quella di Marilyn Chambers nel
2009.
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domenica 4 febbraio 2018
Scoperta lastra fossile con le orme di 70 dinosauri
Gli archeologi hanno scoperto una lastra fossile in cui sono presenti le orme di 70 dinosauri. Il reperto si trovava in un parcheggio della Nasa, a poca distanza dalla Casa Bianca, e risale a oltre 110 milioni di anni fa.
La lastra è stata scoperta, come hanno raccontato i ricercatori alla stampa, in modo fortuito. Era il 2012 quando Ray Stanford, 79enne esperto di dinosauri, fece visita a sua moglie che lavorava nella sede Nasa del Goddard Space Flight Center a Greenbelt, vicino Washington. I due pranzarono insieme e dopo il pasto l’uomo si avviò al parcheggio.
Qui vide una pietra d’arenaria strana. Il reperto si trovava lì da oltre 110 milioni di anni e nessuno si era mai accorto di nulla. Su di essa erano incise le orme di ben 70 dinosauri vissuti nelle paludi del Maryland.
“C’è un vero e proprio film su quella lastra” ha spiegato Stanford, raccontando che sulla pietra si trovavano sovrapposte le impronte non solo di dinosauri, ma anche di altri animali che avevano popolato la Terra. Dopo uno studio durato sei anni l’uomo ha annunciato la scoperta pubblicando i risultati sulla rivista “Scientific Reports”.
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La lastra è stata scoperta, come hanno raccontato i ricercatori alla stampa, in modo fortuito. Era il 2012 quando Ray Stanford, 79enne esperto di dinosauri, fece visita a sua moglie che lavorava nella sede Nasa del Goddard Space Flight Center a Greenbelt, vicino Washington. I due pranzarono insieme e dopo il pasto l’uomo si avviò al parcheggio.
Qui vide una pietra d’arenaria strana. Il reperto si trovava lì da oltre 110 milioni di anni e nessuno si era mai accorto di nulla. Su di essa erano incise le orme di ben 70 dinosauri vissuti nelle paludi del Maryland.
“C’è un vero e proprio film su quella lastra” ha spiegato Stanford, raccontando che sulla pietra si trovavano sovrapposte le impronte non solo di dinosauri, ma anche di altri animali che avevano popolato la Terra. Dopo uno studio durato sei anni l’uomo ha annunciato la scoperta pubblicando i risultati sulla rivista “Scientific Reports”.
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sabato 27 gennaio 2018
Vi presentiamo Avgi, la ragazza greca vissuta 9000 anni fa
Gli scienziati sono riusciti a ricostruire il volto di Avgi, una ragazza greca vissuta 9000 anni fa
Si chiama Avgi ed è una donna greca vissuta più di 9 mila anni fa. Gli studiosi sono riusciti a ricostruire il suo volto utilizzando uno scheletro ritrovato negli Anni Novanta in Grecia.La ragazza, che è stata chiamata con un termine greco che vuol dire “alba”, viveva verso la fine del Mesolitico. Secondo gli esperti sarebbe stata partecipe della nascita dei primi villaggi in cui gli uomini si occupavano di allevamento e agricoltura, un cambiamento epocale per l’evoluzione.
Lo scheletro della donna si trovava all’interno di una grotta a Theopetra, in Tessaglia, ed è stato trovato nel 1993. Nel corso degli anni gli scienziati l’hanno analizzato e studiato. Oggi, grazie alle moderne tecnologie, è stato possibile ricostruire il volto di Avgi.
Il lavoro, durato anni, ha dato i suoi frutti e ora tutti possono guardare negli occhi Avgi, compiendo un salto indietro nel tempo. Il viso della donna è stato presentato nel corso di un evento che si è tenuto nel museo dell’Acropoli ad Atene.
Gli studiosi dell’università hanno spiegato che non è stato affatto semplice ricostruire i tratti somatici della donna. Per scoprire come era il suo volto è stato necessario un lavoro di squadra unico. La ricerca ha visto la partecipazione di un radiologo, di un ortopedico, un patologo, un endocrinologo e un neurologo.
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mercoledì 24 gennaio 2018
L’assassinio di Guido Rossa
Negli anni Settanta la lotta armata scuote la vita sociale e politica
dell’Italia, e le ripercussioni sono notevoli in ogni settore. A Genova,
nel 1974, si costituisce la colonna genovese delle Brigate Rosse,
guidata da Rocco Micaletto. Tra i militanti aderenti all’organizzazione
vi sono: Riccardo Dura, Fulvia Maglietta, Francesco Lo Bianco e Livio
Bistrocchi. Si può ben dire che l’attività della colonna genovese,
portata avanti per circa quindici anni, termina proprio con l’uccisione
dell’operaio Guido Rossa, che avviene il 24 gennaio 1979.
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lunedì 15 gennaio 2018
Un trono di meteorite: ecco cosa custodirebbe la piramide di Cheope
Torino - Un trono di ferro meteoritico. Potrebbe essere questo il «grande segreto» celato dalla camera dei misteri della Piramide di Cheope, la cavità recentemente scoperta all’interno della tomba del faraone nella piana di Giza, in Egitto. A dare questa interpretazione è il professor Giulio Magli, matematico e archeoastronomo del Politecnico di Milano.
La sua ricerca è stata appena pubblicata su arXiv e ipotizza che quell’enorme cavità - presentata al mondo lo scorso novembre da un team di ricercatori guidato da Mehdi Tayoubi (Hip Institute, Parigi) e Kunihiro Morishima (Università di Nagoya, Giappone) - custodisca al suo interno il trono di ferro che serviva al faraone per raggiungere le stelle del Nord, ovvero per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio verso l'aldilà.
Utilizzando una tecnica non invasiva - basata sulla misurazione di particelle elementari generate nei raggi cosmici - i ricercatori hanno attestato la presenza di una grande camera segreta. E da quel momento si è aperta la sfida per capire cosa custodisca e a cosa fosse destinata.
All’interno della piramide ci sono quattro condotti strettissimi, che puntano verso le stelle. Una di queste è già stata esplorata senza risultati, mentre il foro più a nord è tutt’oggi sigillato. E per Magli potrebbe essere proprio quella la via che conduce alla «sala del trono».
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Il Disco di Libarna: un'interpretazione astronomica
In occasione del Festival della Scienza di Genova, la Sala Ovale del Museo Archeologico Ligure situato a Pegli è diventata un polo di attrazione per l’esposizione di un reperto che per la prima volta viene mostrato al pubblico: il Disco di Libarna. L’elegante sala, situata all’interno di Villa Durazzo-Pallavicini che ospita la collezione archeologica più importante della regione, è anche stata la sede dell’attesa conferenza tenuta dal dr. Walter Riva (Osservatorio Astronomico di Genova Righi) e dall’archeoastronomo valdostano prof. Guido Cossard, in cui sono stati presentati i risultati di almeno un anno di studi effettuati sul singolare reperto, che è stato battezzato “Disco di Libarna”. Siamo particolarmente soddisfatti di aver preso parte alla serata, unica nel suo genere. Tra i primi, anche, ad aver potuto ammirare il reperto in mostra, con tutto il fascino del mistero che porta con sè. L'esposizione, intitolata "Contatti con il passato. Il Disco lunare di Libarna", è stata infatti inaugurata il giorno precedente la conferenza. il nostro interesse è stato soddisfatto anche perchè si sono snocciolati argomenti che abbiamo già affrontato nelle pagine di questo sito, si sono citati luoghi e reperti che abbiamo visto durante i nostri sopralluoghi e questo è molto importante per noi, ai fini di collegare tra loro contesti e culture. In questo ultimo periodo si è sparsa a macchia d'olio la notizia della "decifrazione" del Disco di Libarna e i titoli più ricorrenti nella rete erano del tipo: "Mistero risolto!". Ma è veramente così? E' ciò che cercheremo di capire, partendo dal fatto che ben pochi (noi compresi) sapevano cosa fosse questo oggetto, fino a pochi mesi fa. Andiamo quindi a fare la sua conoscenza.
Il reperto, il contesto del ritrovamento e la nascita di una nuova teoria
Si tratta di una sottile lamina discoidale di piombo del diametro massimo di pochi centimetri, forato al centro e ricoperto di incisioni su entrambe le facce e sono proprio questi “segni” ad avere “rivoluzionato” l’interpretazione dell’oggetto che giaceva –fino allo scorso anno- nel deposito museale con la vaga classificazione di “peso” e mai degnato di considerazione. Come vaga, del resto, permane la sua provenienza. Come giunse al Museo Archeologico di Genova Pegli? E’ necessario fare una breve cronistoria sul contesto del ritrovamento, che fu l’antica città romana di Libarna, di cui si erano perse le tracce. Abbiamo visitato nel 2016 l’area archeologica dell’antica Libarna[1], restandone affascinati ma nulla potevamo sapere, allora, di questo reperto. L’insediamento (comune di Serravalle Scrivia in provincia di Alessandria, in Piemonte) era sorto su un precedente sito della media Età del Ferro (VI-V secolo a. C.)[2] e i Romani ne fecero un centro nevralgico posto a ridosso dell’importante arteria viaria detta Postumia (realizzata nel 148 a.C.) che collegava Genova a Tortona e quindi alla Pianura Padana (giungendo fino ad Aquileia).
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Maggiori informazioni http://www.duepassinelmistero2.com/studi-e-ricerche/archeoastronomia/il-disco-di-libarna/
Il reperto, il contesto del ritrovamento e la nascita di una nuova teoria
Si tratta di una sottile lamina discoidale di piombo del diametro massimo di pochi centimetri, forato al centro e ricoperto di incisioni su entrambe le facce e sono proprio questi “segni” ad avere “rivoluzionato” l’interpretazione dell’oggetto che giaceva –fino allo scorso anno- nel deposito museale con la vaga classificazione di “peso” e mai degnato di considerazione. Come vaga, del resto, permane la sua provenienza. Come giunse al Museo Archeologico di Genova Pegli? E’ necessario fare una breve cronistoria sul contesto del ritrovamento, che fu l’antica città romana di Libarna, di cui si erano perse le tracce. Abbiamo visitato nel 2016 l’area archeologica dell’antica Libarna[1], restandone affascinati ma nulla potevamo sapere, allora, di questo reperto. L’insediamento (comune di Serravalle Scrivia in provincia di Alessandria, in Piemonte) era sorto su un precedente sito della media Età del Ferro (VI-V secolo a. C.)[2] e i Romani ne fecero un centro nevralgico posto a ridosso dell’importante arteria viaria detta Postumia (realizzata nel 148 a.C.) che collegava Genova a Tortona e quindi alla Pianura Padana (giungendo fino ad Aquileia).
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In occasione del Festival della Scienza di Genova, la Sala Ovale del Museo Archeologico Ligure situato
a Pegli è diventata un polo di attrazione per l’esposizione di un
reperto che per la prima volta viene mostrato al pubblico: il Disco di Libarna.
L’elegante sala, situata all’interno di Villa Durazzo-Pallavicini che
ospita la collezione archeologica più importante della regione, è anche
stata la sede dell’attesa conferenza tenuta dal dr. Walter Riva
(Osservatorio Astronomico di Genova Righi) e dall’archeoastronomo
valdostano prof. Guido Cossard, in cui sono stati presentati i risultati
di almeno un anno di studi effettuati sul singolare reperto, che è
stato battezzato “Disco di Libarna”. Siamo particolarmente soddisfatti
di aver preso parte alla serata, unica nel suo genere. Tra i primi,
anche, ad aver potuto ammirare il reperto in mostra, con tutto il
fascino del mistero che porta con sè. L'esposizione, intitolata "Contatti con il passato. Il Disco lunare di Libarna",
è stata infatti inaugurata il giorno precedente la conferenza. il
nostro interesse è stato soddisfatto anche perchè si sono snocciolati
argomenti che abbiamo già affrontato nelle pagine di questo sito, si
sono citati luoghi e reperti che abbiamo visto durante i nostri
sopralluoghi e questo è molto importante per noi, ai fini di collegare
tra loro contesti e culture. In questo ultimo periodo si è sparsa a
macchia d'olio la notizia della "decifrazione" del Disco di Libarna e i
titoli più ricorrenti nella rete erano del tipo: "Mistero risolto!". Ma è
veramente così? E' ciò che cercheremo di capire, partendo dal fatto che
ben pochi (noi compresi) sapevano cosa fosse questo oggetto, fino a
pochi mesi fa. Andiamo quindi a fare la sua conoscenza.
- Il reperto, il contesto del ritrovamento e la nascita di una nuova teoria
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