sabato 9 luglio 2016
martedì 24 maggio 2016
A Stonehenge, gli studenti svelano il mistero della costruzione del cerchio megalitico
Gli allievi dell’University College di Londra hanno dimostrato che
poche persone possono trasportare per lunghe distanze pietre molto
pesanti
Il misterioso cerchio megalitico di Stonehenge non è stato così
difficile da costruire come sembrava. Gli studenti dell’University
College di Londra hanno dimostrato, sul prato della scuola, che poche persone possono trasportare per lunghe distanze pietre molto pesanti servendosi di tecnologie preistoriche, e in un lasso ragionevole di tempo.
Da anni gli studiosi si domandano come abbiano fatto tribù neolitiche di 4000-5000 anni fa a trasportare monoliti del peso di alcune tonnellate fino alla piana di Salisbury, in Inghilterra, dai monti Preseli che si trovano nel Galles, a più di 200 chilometri di distanza.
Una slitta su cui caricare le pietre
Gli studenti dell’UCL, guidati dal professor Mike Parker-Pearson, uno dei maggiori esperti di Stonehenge, hanno realizzato una slitta a forma di “Y”, sulla quale hanno caricato una pietra non così pesante come quelle del sito di Salisbury, ma comunque imponente. Trainando la slitta sopra a tronchi di legno, disposti come le traversine di un binario ferroviario, hanno scoperto che bastano una decina di persone per fare avanzare il megalito di circa un miglio (1,6 km) all’ora. L’esperimento è stato condotto in piano e in condizioni ideali, ma ha dimostrato che un centinaio di persone inviate sui Preseli da tribù che ne contavano migliaia avrebbe potuto benissimo trainare le pietre di Stonehenge fino a Salisbury in un tempo ragionevole.
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Vittorio Sabadin
Da anni gli studiosi si domandano come abbiano fatto tribù neolitiche di 4000-5000 anni fa a trasportare monoliti del peso di alcune tonnellate fino alla piana di Salisbury, in Inghilterra, dai monti Preseli che si trovano nel Galles, a più di 200 chilometri di distanza.
Una slitta su cui caricare le pietre
Gli studenti dell’UCL, guidati dal professor Mike Parker-Pearson, uno dei maggiori esperti di Stonehenge, hanno realizzato una slitta a forma di “Y”, sulla quale hanno caricato una pietra non così pesante come quelle del sito di Salisbury, ma comunque imponente. Trainando la slitta sopra a tronchi di legno, disposti come le traversine di un binario ferroviario, hanno scoperto che bastano una decina di persone per fare avanzare il megalito di circa un miglio (1,6 km) all’ora. L’esperimento è stato condotto in piano e in condizioni ideali, ma ha dimostrato che un centinaio di persone inviate sui Preseli da tribù che ne contavano migliaia avrebbe potuto benissimo trainare le pietre di Stonehenge fino a Salisbury in un tempo ragionevole.
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I misteriosi Cerchi delle Fate in Namibia
Uno dei più grandi enigmi della natura viene svelato dalla rivista Science.
Chiunque abbia avuto modo di misurarsi con il fascino di realtà mozzafiato come la Namibia
, inevitabilmente è tornato a casa con un senso di “nostalgia” noto come Mal d’Africa.
Gli occhi e il cuore sono infatti rimasti ancorati alle variopinte
immagini regalate da un paese che sembra racchiudere in sé il meglio del
continente africano: spazi infiniti, una ricca fauna e flora nonché un
vero e proprio mosaico di etnie, lingue e paesaggi incontaminati.
LEGGI ANCHE NAMIBIA: 5 COSE DA SAPERE PRIMA DI PARTIRE (Turismo.it)
A rimanere ben impresse nella mente sono soprattutto quelle realtà che hanno qualcosa di unico ed eccezionale da raccontare: muovendosi alla volta delle desertiche pianure della Namibia l’occhio non può che soffermarsi sui famosi Cerchi delle Fate. Con questo fiabesco nome si identificano quella sorta di anelli d’erba che si vanno a disegnare sul terreno desertico, figure che per la loro singolarità hanno richiamato l’attenzione di scienziati di ogni dove interessati a studiare e spiegare quello che risulta essere uno dei più grandi enigmi della natura.
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Livia Fabietti
(nexta)
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A rimanere ben impresse nella mente sono soprattutto quelle realtà che hanno qualcosa di unico ed eccezionale da raccontare: muovendosi alla volta delle desertiche pianure della Namibia l’occhio non può che soffermarsi sui famosi Cerchi delle Fate. Con questo fiabesco nome si identificano quella sorta di anelli d’erba che si vanno a disegnare sul terreno desertico, figure che per la loro singolarità hanno richiamato l’attenzione di scienziati di ogni dove interessati a studiare e spiegare quello che risulta essere uno dei più grandi enigmi della natura.
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lunedì 2 maggio 2016
Ufo nel Mar Baltico, la certezza della truffa sembra vicina
Gli esploratori oceanici che avrebbero scoperto un enorme oggetto dalle forme enigmatiche sul fondo del Mar Baltico si stanno prendendo un mucchio di tempo per capire di cosa
si tratta. Un tempo sospetto, direbbe qualcuno. I subacquei svedesi, che si fanno chiamare Ocean Team X, spiegano che l'oggetto sta producendo
interferenze elettriche che rendono inutili i loro tentativi di indagare. "Tutto
ciò che è elettrico là fuori - addirittura il telefono satellitare - ha
smesso di funzionare quando
eravamo sopra l'oggetto", ha detto Stefan Hoberborn subacqueo del
team in un comunicato X Ocean press. "E poi siamo arrivati a circa 200
metri di distanza e si è riacceso, ma tornati sopra
l'oggetto non ha funzionato per l'ennesima volta"
Come risultato fin'ora, c'è ancora una sola immagine sonar di 200 metri e larga 60. Secondo gli esperti nel campo dell'"imaging remote", tuttavia,
l'immagine è "priva di risoluzione, dettaglio e quantificazione," presenta poi "numerosi artefatti di elaborazione" e si presenta come una navicella spaziale solo perché ha una
forma alla Millennium Falcon che ha stimolato la fantasia dei più ottimisti. Invece, hanno detto gli esperti, ciò che l'immagine mostra è probabilmente solo una formazione
rocciosa vagamente circolare, un cuscino di basalto - rara, ma possibile nel mondo degli abissi.
Scoprire la composizione è molto più facile di quanto gli svedeci ci facciano credere, perchè aspettano tanto?
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Scoprire la composizione è molto più facile di quanto gli svedeci ci facciano credere, perchè aspettano tanto?
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venerdì 18 marzo 2016
Danimarca, il crocifisso trovato per caso che potrebbe cambiare la storia
Il danese Dennis Fabricius Holm è uscito per fare una passeggiata
portandosi dietro il suo metal detector. Il cercatore di tesori
amatoriale ha cominciato a perlustrare un campo vicino alla città di
Aunslev (Østfyn, Danimarca) quando all'improvviso il suo dispositivo ha
suonato: scavando, l'uomo ha ritrovato un piccolo crocifisso immerso nel
fango. Holm ha postato la sua scoperta su Facebook e vedendo quel
ciondolo altri appassionati gli hanno consigliato di rivolgersi ad un
museo. Per gli esperti si tratta di un ritrovamento straordinario:
quella croce infatti, forse appartenuta ad una donna vichinga, dovrebbe
risalire alla prima metà del 900 (X secolo) indicando così che il
cristianesimo era già presente in Danimarca ben prima di quanto
ipotizzato finora. Dal peso di solo 13,2 grammi e lungo 4 centimetri, il
manufatto dorato è liscio sul retro e ha un piccolo foro che indica che
fu utilizzato come catenina. La sua datazione dovrebbe essere dellla
prima metà del X secolo mentre fino ad ora, nei libri di storia, i
segnali di presenza del cristianesimo nel paese scandinavo risalivano
alla seconda metà, data delle Jelling Stones, le grandi pietre runiche
di Jutland che mostravano la più antica raffigurazione di Gesù su una
croce in Danimarca. Quelle pietre commemoravano la conversione dei
danesi al cristianesimo ma ora la data potrà essere rivista.
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domenica 13 marzo 2016
“Mio Dio, ma che cos’è?”: carcassa di una creatura lunga oltre 4 metri ad Acapulco
La carcassa di una strana creatura marina è stata ritrovata sul bagnasciuga di una spiaggia di Acapulco, in Messico. Un ammasso informe, lungo circa 4 metri, in avanzato stato di decomposizione che ha attirato decine di curiosi. Le foto e i video dello strano animale sono circolate in rete ed ora in tanti si chiedono a quale specie marina possano appartenere i resti
Il video
Il video
lunedì 22 febbraio 2016
La Nasa diffonde gli strani suoni provenienti dallo spazio e ascoltati dall’Apollo 10
Continua il mistero vissuto dagli astronauti due mesi prima dell’allunaggio del 1969
«The Dark Side of The Moon» (Il lato oscuro della Luna). Così è stato battezzato l’episodio, rimasto top secret sino al 2008, vissuto dagli astronauti dell’Apollo 10 in orbita attorno alla Luna due mesi prima del celebre sbarco avvenuto il 20 luglio 1969.
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«The Dark Side of The Moon» (Il lato oscuro della Luna). Così è stato battezzato l’episodio, rimasto top secret sino al 2008, vissuto dagli astronauti dell’Apollo 10 in orbita attorno alla Luna due mesi prima del celebre sbarco avvenuto il 20 luglio 1969.
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Dopo 40 anni, la musica proveniente dalla faccia nascosta della Luna
giovedì 4 febbraio 2016
Svelato il mito di Atlantide: ecco dove si trova la città leggendaria
Una strada di pietre bianche sui fondali dei Caraibi condurrebbe a una scoperta rivoluzionaria
Secondo Platone, Atlantide si trovava oltre le Colonne d’Ercole, il limite estremo del mondo conosciuto.
Nel IV secolo tale limite corrispondeva a un punto non ben precisato tra la Rocca di Gibilterra e la montagna di Jebel Musa, in Marocco, rispettivamente sulla costa europea e su quella africana.Secondo altri sarebbero state nello Stretto di Messina. Le ipotesi, insomma, sono tantissime; al tema sono state dedicate alcune migliaia di libri e saggi, ma anche videogiochi, fumetti, film e serie Tv. Per secoli, comunque, il mito di Atlantide ha incuriosito studiosi, archeologi e avventurieri.
La leggenda narra che, dopo avere fallito l’invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata in un singolo giorno per opera di Poseidone.
Dopo secoli, però, forse il mistero è stato finalmente svelato.
Nell’arcipelago delle Bahamas, al largo dell’isola di Bimini, due biologi hanno scoperto quelli che potrebbero essere i resti di Atlantide.
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domenica 31 gennaio 2016
Bibbia di 1500 anni conferma che Gesù Cristo non è stato crocifisso
Con grande costernazione del Vaticano, è stata trovata in Turchia, un
Bibbia avente circa 1500-2000 anni, attualmente esposta nel Museo
Etnografico di Ankara. Scoperto nel 2000 e, successivamente tenuto
segreto, il libro contiene il Vangelo di Barnaba – un discepolo di
Cristo – il quale rivela che Gesù, né è stato crocifisso, né è il figlio
di Dio, ma è solo un profeta. Il libro, inoltre, giudica l’apostolo
Paolo come un impostore. Il libro sostiene anche che Gesù ascese al
cielo vivo, e che Giuda Iscariota fu crocifisso al suo posto.
Un articolo del National Turk (clicca QUI), dice che la Bibbia è stata sequestrata ad una banda di contrabbandieri durante un’operazione nella zona del Mediterraneo. L’articolo afferma che la banda è stata accusata di contrabbando di antichità, scavi illegali e possesso di esplosivi. Il libro è valutato 40 milioni di lire turche, circa 30.000 euro.
Autenticità
Secondo i rapporti, le autorità religiose di Tehram insistono sul fatto che il libro sia originale. È scritto con lettere d’oro in aramaico, la lingua di Gesù Cristo. Il testo mantiene una visione simile a quella dell’Islam, contraddicendo gli insegnamenti del Nuovo Testamento del cristianesimo. Gesù prevede anche la venuta del Profeta Maometto, che avrebbe fondato l’Islam 700 anni dopo.
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Un articolo del National Turk (clicca QUI), dice che la Bibbia è stata sequestrata ad una banda di contrabbandieri durante un’operazione nella zona del Mediterraneo. L’articolo afferma che la banda è stata accusata di contrabbando di antichità, scavi illegali e possesso di esplosivi. Il libro è valutato 40 milioni di lire turche, circa 30.000 euro.
Autenticità
Secondo i rapporti, le autorità religiose di Tehram insistono sul fatto che il libro sia originale. È scritto con lettere d’oro in aramaico, la lingua di Gesù Cristo. Il testo mantiene una visione simile a quella dell’Islam, contraddicendo gli insegnamenti del Nuovo Testamento del cristianesimo. Gesù prevede anche la venuta del Profeta Maometto, che avrebbe fondato l’Islam 700 anni dopo.
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sabato 2 gennaio 2016
Il mistero degli alberi che camminano in Ecuador
Gli appassionati del Signore degli Anelli potranno essere entusiasti di questa notizia: gli Ent esistono davvero. Più o meno! In Ecuador, infatti, all’interno delle foreste della Riserva della Biosfera Sumaco, vicino a Quito, si possono trovare dei particolari alberi capaci di migrare alla ricerca di luce.
Questi alberi, appartenenti alla specie Socratea exorrhiza e soprannominati ‘alberi mobili’ migrano lentamente attraverso un complesso sistema di radici, percorrendo due o tre centimetri al giorno.
La Socratea exorrhiza è una palma originaria delle aree tropicali del Centro e Sud America. Può arrivare fino a 25 metri di altezza. Conosciuto anche come Palm Walking, quest’albero è impollinato dagli scarabei e i suoi semi sono una fonte di cibo per molti animali che vivono all’interno dell’ecosistema di cui fa parte.
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martedì 3 novembre 2015
La morte di Pasolini: un giallo italiano
Sarà anche vero – come sosteneva lui stesso – che il complotto talora assomiglia ad un delirio gradito perché sostitutivo di un confronto forte e impegnativo con la verità. Risulta tuttavia difficile, osservando i numerosi coni d’ombra che tutt’ora avvolgono la sua fine, non sospettare che dietro la morte di Pier Paolo Pasolini non vi sia molto di più di quanto finora ipotizzato, scritto e raccontato. Non per nulla gli stessi scettici del complotto – quanti cioè, dalla morte di Kennedy all’11 Settembre, amano demolire ogni ipotesi alternativa – riconoscono come la morte del poeta friulano, in effetti, sia ancora tutta da spiegare.
La storia dei misteri della morte di Pasolini inizia il 2 novembre 1975, poco prima dell’alba. Già qui, un primo, singolare mistero: appena il giorno prima, l’1 novembre, l’intellettuale rilascia al quotidiano La Stampa un’intervista alla quale, per sua espressa volontà, assegna un titolo che poche ore dopo si rivelerà drammaticamente profetico: «Siamo tutti in pericolo».
Ma torniamo alle prime luci del 2 novembre: è ancora buio quando, all’1:30 circa, una pattuglia dei carabinieri intercetta una Giulia 2000 GT grigia percorrere a tutta velocità il lungomare di Ostia. Nonostante la velocità e la grossa cilindrata dell’auto, i carabinieri riescono, dopo un inseguimento serrato, a stringere la Giulia argento contro la recinzione di uno stabilimento balneare. Il conducente, però, non intende affatto arrestare la sua fuga: scende dall’auto e comincia a scappare, a correre via. I carabinieri però sono più veloci di lui e finalmente lo fermano: ha 17 anni, è poco più di un ragazzino e si chiama Giuseppe Pelosi, Pino la Rana per gli amici.
Portatolo in commissariato, i carabinieri fanno subito una verifica e scoprono due cose: i precedenti penali di Pelosi e il nome del proprietario della Giulia; è il nome di un intellettuale molto famoso, di un regista, di uno scrittore e drammaturgo tra i più brillanti in assoluto: la Giulia 2000 GT risulta intestata a Pier Paolo Pasolini. Pelosi viene quindi trattenuto, ma – interrogato – si rifiuta di parlare. Sembra spaventato.
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giovedì 29 ottobre 2015
Città fantasma nei cieli della Cina: il mistero in rete
Una "città fantasma" che galleggia tra le
nuvole è apparsa nel cielo di Foshan, nella provincia di Jiangxiò, in
Cina. In centinaia hanno assistito al misterioso avvenimento,
ipotizzando che questa "città galleggiante" fosse la prova concreta
della teoria degli universi paralleli. Ci hanno pensato gli scienziati a
"riportare tutti sulla Terra", spiegando che questo fenomeno è noto e
si chiama "Fata Morgana": si tratta di un'insolita forma di miraggio che
si può scorgere all'interno di una stretta fascia al di sopra
dell'orizzonte. I media cinesi invece sostengono che la misteriosa
visione sia il frutto di uno speciale esperimento olografico creato "ad
hoc" per testare le reazioni della gente
Video: YouTube/Paranormal Crucible
Video: YouTube/Paranormal Crucible
martedì 8 settembre 2015
Scoperta nuova Stonehenge in Gb "più grande sito neolitico"
Sottoterra ci sono 100 monoliti risalenti a 4500 anni fa
Gli archeologi britannici hanno individuato 100 monoliti vicino a Stonehenge, Inghilterra centrale, che apparterrebbero al più grande sito del periodo neolitico nel Paese. Secondo la Bbc, le grandi pietre, alcune delle quali alte oltre quattro metri, si trovano sottoterra ad una profondità di meno di un metro.
Il viaggio virtuale nella Stonehenge sotterranea
Continua qui (video)
lunedì 7 settembre 2015
Enigma Leonardo, ora c'è la conferma: sullo sfondo della Gioconda c'è Bobbio (PC)
L'ipotesi era stata già avanzata da Carla Glori nel lavoro "Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca". La verifica tecnica le ha dato ragione
Cinque anni fa, con il lavoro "Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca", identificò il ponte Gobbo di Bobbio con il ponte dipinto sullo sfondo della "Gioconda". Oggi la ricercatrice Carla Glori dice di avere una conferma della sua tesi grazie a una verifica tecnica effettuata dallo Studio Architetti Bellocchi di Piacenza, che ha svolto indagini sul campo ed elaborazioni di modelli 3D. La tesi della studiosa colloca lo sfondo della Gioconda, da lei identificata in Bianca Sforza, a Bobbio e localizza il "punto di vista" del pittore da una finestra al piano alto del castello Malaspina-Dal Verme. La verifica sul campo, ora, comprova compatibilità e conformità degli elementi del "paesaggio reale" - annuncia la studiosa - con quelli dipinti alle spalle della modella. I dieci punti di riferimento - tra cui il ponte Gobbo - individuati nel paesaggio reale di Bobbio, e corrispondenti ad altrettanti elementi del paesaggio dipinto, sottoposti ad esami e controlli tecnici "sono risultati infatti - annuncia la ricercatrice - pressoché coincidenti".
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Cinque anni fa, con il lavoro "Enigma Leonardo: la Gioconda, in memoria di Bianca", identificò il ponte Gobbo di Bobbio con il ponte dipinto sullo sfondo della "Gioconda". Oggi la ricercatrice Carla Glori dice di avere una conferma della sua tesi grazie a una verifica tecnica effettuata dallo Studio Architetti Bellocchi di Piacenza, che ha svolto indagini sul campo ed elaborazioni di modelli 3D. La tesi della studiosa colloca lo sfondo della Gioconda, da lei identificata in Bianca Sforza, a Bobbio e localizza il "punto di vista" del pittore da una finestra al piano alto del castello Malaspina-Dal Verme. La verifica sul campo, ora, comprova compatibilità e conformità degli elementi del "paesaggio reale" - annuncia la studiosa - con quelli dipinti alle spalle della modella. I dieci punti di riferimento - tra cui il ponte Gobbo - individuati nel paesaggio reale di Bobbio, e corrispondenti ad altrettanti elementi del paesaggio dipinto, sottoposti ad esami e controlli tecnici "sono risultati infatti - annuncia la ricercatrice - pressoché coincidenti".
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venerdì 21 agosto 2015
Shigir Idol, un messaggio dal Mesolitico nella statua più antica del mondo
Gli scienziati sono vicini alla datazione della Shigir Idol.
L'idolo è la più antica statua in legno del mondo, probabilmente
scolpita intorno ai 9500 anni fa e miracolosamente conservata in una
torbiera nei pressi di Kirovograd, al margine
occidentale della Siberia, dove è stata recuperata nel gennaio 1890,
dopo essere rimasta protetta per millenni da quattro metri di torba.
Il professor Thomas Terberger, esperto in culture primitive ha detto: “Non esiste una scultura così antica in tutta Europa. Lo studio di questo idolo è un sogno che si avvera. Ci aspettiamo i primi risultati del test, alla fine dell'inverno".
La mancanza di fondi ha, fino ad oggi, impedito la corretta datazione di questo tesoro degli Urali, ma si è cercato di carpirne più notizie possibili. Si è scoperto, in base al numero di anelli annuali, che il legno da cui è stata ricavata la scultura apparteneva ad un vecchio larice di almeno 159 anni di età.
L'idolo, "raschiato con un cucchiaio di pietra" è alto 2,8 metri ma si
ritiene che in origine raggiungesse i 5,3 metri. Purtroppo quasi due
metri del manufatto sono andati perduti durante i disordini politici in
Russia del 20° secolo: rimangono solo i disegni fatti dall’archeologo
siberiano Vladimir Tolmachev che è riuscito a riprodurre le immagini di tutti i pezzi nel 1914.
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Il professor Thomas Terberger, esperto in culture primitive ha detto: “Non esiste una scultura così antica in tutta Europa. Lo studio di questo idolo è un sogno che si avvera. Ci aspettiamo i primi risultati del test, alla fine dell'inverno".
La mancanza di fondi ha, fino ad oggi, impedito la corretta datazione di questo tesoro degli Urali, ma si è cercato di carpirne più notizie possibili. Si è scoperto, in base al numero di anelli annuali, che il legno da cui è stata ricavata la scultura apparteneva ad un vecchio larice di almeno 159 anni di età.
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