martedì 25 ottobre 2016

I MISTERI DEL SIMBOLO DI TRIESTE

Lo stemma araldico della Città di Trieste è un Alabarda bianca (o d’argento) in campo rosso. Che garrisce al vento su tutte le bandiere cittadine. Compresa quella grandissima che ogni mattina viene issata, assieme al Tricolore, sui due giganteschi piloni di Piazza Unità d’Italia. I Triestini sono molto fieri e gelosi del proprio stemma. Profondamente legato alla storia ed alle radici della Città e della Triestinità. Guai a scambiare l’alabarda per un giglio. Ma l’Alabarda che non è soltanto un simbolo civico, ma anche cristiano. Bene o male ricorda una croce. La cui vicenda è strettamente intrecciata con l’evangelizzazione della città all’epoca dei Martiri e delle persecuzioni. La tradizione locale ed i racconti agiografici narrano di un Tribuno Romano della XV Legione "Apollinare" di stanza a Tergestum (l’antico nome di Trieste), sul finire del III° secolo d.C., di nome Sergio. Costui, in città si convertì al Cristianesimo, e quando il suo reparto venne trasferito in Oriente, tirando già aria di persecuzioni, nel congedarsi dai proprio correligionari triestini, disse loro che in caso di morte avrebbe mandato un Signum celeste. Effettivamente, nel 301, probabilmente in Mesopotamia (secondo altri in Siria), allora provincia dell’Impero Romano, essendosi rifiutato di sacrificare agli dei, Sergio venne messo a morte tramite decapitazione, ma non prima di essere stato sadicamente torturato. Venne costretto a trainare un carro con dei chiodi ai piedi. Il Signum promesso ai Triestini, piovve dal cielo in mezzo al Foro sull’attuale Colle di San Giusto, nel giorno del suo martirio. Ed era una Alabarda.

Stemma di Trieste concesso dall'imperatore Federico III d'Asburgo
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lunedì 10 ottobre 2016

Tiriolo Cz: Lo scheletro del Gigante del Corace – Calabria Misteriosa.

E’ proprio così anche la Calabria ha i suoi misteri, e tocca  a me quest’oggi, introdurre il viaggiatore del XXI  secolo nel fitto mistero che aleggia su Tiriolo.
Nella nostra Calabria esiste nel declivio nord della collina, esattamente nelle contrade Tozzina e Santa Caterina, una vera e propria necropoli di cinque-seimila anni fa, quindi di un’epoca di molto anteriore all’arrivo dei Greci (circa ottocento anni prima di Cristo).  Ecco che chi di dovere, che ha parlato per primo di questa necropoli è stato don Emilio Prioglio, proprietario di una parte della Tòzzina.
La cosa che allora  sembrava esagerata, ma che comunque  fu riferita – con una vera e propria relazione – alla Soprintendenza alle Antichità di Reggio Calabria (diretta allora da De Franciscis )- fu che lo stesso Prioglio parlava di “tombe di giganti”. “Una tibia trovata in una di queste tombe” disse don Emilio “mi arrivava addirittura a metà femore”. Cioè a metà coscia ; ed era dunque, di una lunghezza spropositata, considerando anche che don Emilio Prioglio, piemontese, era alto.
Un operaio, Peppino Paparo, arrivò a dire che uno scheletro era lungo addirittura circa due metri e sessanta .Si trovò  un intero cranio completo di mascelle inferiore e superiore che presentavano tutti i denti e che gli  sembrò veramente grande.
Si fece vedere quel cranio al dott,. Ferrari, medico del paese, il quale a sua volta scese alla Tozzina e filmò quello che c’era nella tomba. Le mascelle finirono, grazie a Dario Leone di Nicastro, studioso di antropologia, prima alla Soprintendenza alle antichità di Reggio, all’attenzione del prof. Tinè; da questi furono quindi inviate all’Istituto di Paleontologia Umana di Roma-via Giulio Caccini- e infine da qui spedite, per un ulteriore studio, a Firenze – Istituto di Antropologia- dove furono affidate alla professoressa Massari.
Tutto questo successe a Tiriolo centro agricolo della Sila piccola, situato a nord dell’ istimo di Catanzaro, sopra un poggio che segna displuvio, tra la valle del fiume Amato, sul versante tirrenico e quella del fiume Corace sul versante ionico.

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mercoledì 21 settembre 2016

Un fotografo ha trovato delle statue inquietanti abbandonate in mezzo a una foresta

Esiste anche in Giappone l'equivalente dell'esercito di terracotta. Ken Ohki è il fotografo che nelle foreste giapponesi ha scoperto l'esercito

sabato 10 settembre 2016

Murlo

Il Cappellone, enigmatica statua etrusca diventata il simbolo di Murlo

Una bella escursione nei dintorni di Siena porta a Murlo, piccolo e intatto borgo medievale che per secoli fu feudo dei vesscovi di Siena.
    E' famoso perché i pochi abitanti hanno conservato il patrimonio genetico degli Etruschi. Sulla vicina collina, infatti, è stata fatta una delle più importanti scoperte di questa civiltà: un grande palazzo principesco circondato da botteghe artigiane.
    Affascinante il Museo etrusco di Murlo, chiamato "Antiquarium di Poggio Civitate": a differenza di altri musei etruschi, non mostra reperti provenienti da tombe, ma oggetti della vita quotidiana e strane statue uniche nel loro genere, diventate il simbolo di questo borgo.
    Il territorio di Murlo, immutato feudo del vescovo di Siena dal XII al XVIII secolo, può essere meta di piacevoli escursioni in un paesaggio di rara e selvaggia bellezza. In agriturismo sono disponibili le mappe per le escursioni nella zona, che portano per esempio al suggestivo eremo di Montespecchio, al percorso della vecchia ferrovia della miniera di lignite, ai resti di castelli, eremi e mulini che fanno immaginare l'antica ricchezza di questo territorio. 

Visita al castello di Murlo

    Murlo ha perfettamente conservato il suo antico aspetto medievale: è un piccolo borgo, abitato da qualche decina di persone, racchiuso nella sua cinta muraria inglobata nelle abitazioni, su un cucuzzolo situato sulla linea di confine tra i campi aperti delle Crete Senesi ed il manto boscoso delle Colline Metallifere.
    Appena arrivati sotto il paese, c'è un parcheggio gratuito che un recente intervento di "riqualificazione" ha realizzato assieme ad una poco comprensibile rotatoria al posto di un ampio piazzale.
    Ai margini del parcheggio c'é un'area per l'archeologia sperimentale dedicata alle tecniche di lavorazione dei bronzi antichi, con un forno verticale ed una fossa di fusione realizzati negli anni '90.
    Entrati nella porta medievale, si apre una piazza irregolare sulla quale si affacciano la piccola Chiesa di San Fortunato ed il possente Palazzo Vescovile, per molti secoli dimora dei vescovi di Siena ed oggi sede del Museo Etrusco di Murlo.

L'Antiquarium

    La più importante attrazione culturale di Murlo è l'Antiquarium, un moderno museo dove sono conservati i reperti archeologici rinvenuti nel vicino insediamento etrusco, una delle più importanti scoperte di questa civiltà: un grande palazzo appartenente ad un principe locale, con annessi laboratori di artigiani del ferro, bronzo, alabastro, terracotta e avorio.
    L'Antiquarium è un museo etrusco diverso dagli altri: qui si ha la percezione della vita quotidiana degli Etruschi perchè sono esposti bellissimi oggetti della vita domestica e delle attività artigiane giornaliere, e non solo reperti provenienti dalle tombe come generalmente accade.
    Eccezionali le statue di terracotta di grandezza umana che ornavano il tetto del palazzo principesco: sono arrivate fino a noi la sfinge, il gorgone e sopratutto il misterioso "Cappellone", una statua umana con un grande copricapo simile ad un sombrero, diventata il simbolo di Murlo: attenti a non farvela sfuggire, perché si trova nel salone di ingresso, dove c'è la biglietteria.

 

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giovedì 1 settembre 2016

La daga di Tutankhamon viene dallo Spazio

Una ricerca italo-egiziana ha dimostrato che la lama scoperta nella tomba dell’antico faraone è composta di ferro proveniente da un meteorite. Gli egizi conoscevano già l’origine extraterrestre di queste pietre

La tomba di Tutankhamon continua a riservare sorprese. Tra gli oggetti scoperti nel luogo di sepoltura del faraone bambino vi è infatti una daga di ferro risalente al XIV secolo a.C. (come il resto della tomba), che secondo una nuova ricerca italo-egiziana sarebbe stata realizzata con materiali provenienti da un meteorite. La scoperta, pubblicata sulla rivista Mereoritics and Planetary Science, indicherebbe che gli antichi egizi avevano imparato a sfruttare questa fonte di metalli nativi, e che avrebbero potuto conoscerne l’origine celeste quasi due millenni prima delle popolazioni occidentali.

La daga in questione fu scoperta nel 1922, quando la tomba (praticamente inviolata) fu esplorata per la prima volta. Per decenni, gli archeologi hanno sospettato che potesse essere stata prodotta utilizzando materiali meteorici: nell’antico Egitto infatti il ferro era un materiale più raro dell’oro. Non che mancasse la materia prima, spiegano gli autori della nuova ricerca, ma i procedimenti necessari per ottenere questo metallo a partire dai minerali ferrosi (la forma in cui si trova il ferro sulla superficie del nostro pianeta) erano probabilmente sconosciuti, o poco utilizzati.

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sabato 9 luglio 2016

Video: le 10 scoperte archeologiche più misteriose di sempre

Non semplici rovine in luoghi disparati del mondo, ma veri e propri enigmi a cui ancora non si sono date risposte.

 

Obelischi sotto terra, piramidi sott'acqua, sfere di pietra nella giungla... Le scoperte archeologiche più sensazionali (e irrisolte) di sempre.

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martedì 24 maggio 2016

A Stonehenge, gli studenti svelano il mistero della costruzione del cerchio megalitico

Gli allievi dell’University College di Londra hanno dimostrato che poche persone possono trasportare per lunghe distanze pietre molto pesanti



Il misterioso cerchio megalitico di Stonehenge non è stato così difficile da costruire come sembrava. Gli studenti dell’University College di Londra hanno dimostrato, sul prato della scuola, che poche persone possono trasportare per lunghe distanze pietre molto pesanti servendosi di tecnologie preistoriche, e in un lasso ragionevole di tempo.

Da anni gli studiosi si domandano come abbiano fatto tribù neolitiche di 4000-5000 anni fa a trasportare monoliti del peso di alcune tonnellate fino alla piana di Salisbury, in Inghilterra, dai monti Preseli che si trovano nel Galles, a più di 200 chilometri di distanza.

Una slitta su cui caricare le pietre  

Gli studenti dell’UCL, guidati dal professor Mike Parker-Pearson, uno dei maggiori esperti di Stonehenge, hanno realizzato una slitta a forma di “Y”, sulla quale hanno caricato una pietra non così pesante come quelle del sito di Salisbury, ma comunque imponente. Trainando la slitta sopra a tronchi di legno, disposti come le traversine di un binario ferroviario, hanno scoperto che bastano una decina di persone per fare avanzare il megalito di circa un miglio (1,6 km) all’ora. L’esperimento è stato condotto in piano e in condizioni ideali, ma ha dimostrato che un centinaio di persone inviate sui Preseli da tribù che ne contavano migliaia avrebbe potuto benissimo trainare le pietre di Stonehenge fino a Salisbury in un tempo ragionevole. 

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Chi è Chico Forti

Chico Forti, pseudonimo di Enrico Forti ( Trento ,  8 febbraio   1959 ), è un ex  velista  e  produttore televisivo   italiano . Nel 1998, F...