venerdì 17 novembre 2017

Il rompicapo dell’avvelenamento da tallio|Perché è così pericoloso?

In un mese tre vittime e 5 persone intossicate: tutti parenti tra loro. La caccia senza esito tra cibi, piccioni e caffè

Nova Milanese (MB) — In questa storia di misteri ci sono tre bare e cinque persone ancora ricoverate in ospedale. E poi tre case — in via Fiume e in via Padova a Nova Milanese (Monza e Brianza) e in via Thanner a Santa Marizza di Varmo (Udine) — dove i carabinieri hanno sequestrato e analizzato di tutto. Dai vasetti di conserve, al sugo, all’acqua del pozzo, alla farina e alle patate usate per il purè, fino ai filtri dell’aria condizionata, nell’infinita e vana speranza di trovare la microscopica traccia del killer. Che un nome, a differenza dei romanzi gialli ce l’ha già. E si chiama tallio, un metallo pesante presente nel corpo e nei cibi ma in quantità infinitesime, e che invece diventa un veleno dei più letali a dosaggi appena superiori. Nei corpi di Patrizia Del Zotto, 62 anni (allergica ai metalli) e dei suoi anziani genitori, Giovanni Battista (94) e Maria Gioia Pittana (87), ce n’era abbastanza non solo da uccidere ma da farlo molto rapidamente. Sono morti nelle prime settimane di ottobre. E lunedì, mentre ancora sono ricoverati l’altra figlia Laura (58), Enrico Ronchi (64) il marito di Patrizia, e la badante Serafina Pogliani (49), in ospedale sono finiti anche l’84enne Alessio Palma, e la moglie Maria Lina Pedon (81), suoceri di uno dei figli dei Del Zotto, Domenico. Loro non erano mai stati nella casa di Varmo dove tutti gli intossicati avevano trascorso insieme un paio di settimane ad agosto.

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lunedì 13 novembre 2017

Cosio, il marito morto e la moglie sparita. Un giallo che scuote la Valtellina

Un infortunio anomalo e fatale. E una moldava scomparsa

Sondrio, 8 novembre 2017 - Un uomo, la moglie sparita, un paese sgomento. È un mistero che s’infittisce quello di Cosio Valtellino, provincia di Sondrio: il 2 novembre Nicola Pontiggia, 55 anni, è morto, ufficialmente per un infortunio. E contemporaneamente è scomparsa, svanita nel nulla, anche sua moglie Svetlana Balica, 44 anni, una bella donna di origine moldava da 15 anni in Italia. Si erano sposati cinque anni fa. Della donna ora non ha più notizie nemmeno la sua famiglia di origine. Una sola certezza in questa vicenda per il resto totalmente oscura: «Svetlana non si vede in paese da giovedì scorso».

Gli investigatori vogliono vederci chiaro. E lunedì hanno posto i sigilli alla casa della coppia. Un sequestro probatorio, il cui scopo - di solito - è quello di tutelare eventuali corpi di reato, prove, indizi, dettagli utili a chiarire. I carabinieri sono tornati a Cosio anche ieri per accertarsi che i sigilli non fossero stati manomessi. È proprio dentro la casa che potrebbe celarsi quel che serve per arrivare a capire cosa sia accaduto alla coppia. Lei sembra si sia allontana la mattina stessa dell’incidente, poche ore prima che il marito cadesse vittima di uno strano infortunio. In un giorno festivo ha raggiunto l’impresa per cui lavorava. Si è messo ad armeggiare in un piazzale. È stato trovato verso le 18 con la testa schiacciata da un camion che si è messo in movimento. Per la famiglia Pontiggia questo è un momento di dolore.

La perdita di Nicola, che lascia due figli, è appena avvenuta e i parenti non vogliono parlare. Il via libera alla sepoltura della salma di Pontiggia, comunque, non è ancora stato rilasciato. Dall’autopsia è risultato che la causa del decesso è il trauma alla testa. Dell’infortunio si occupa il sostituto procuratore Stefano Latorre. Accertamenti in corso sulla dinamica. Che, assicurano i parenti, non è quella delineata inizialmente. L’ipotesi era quella del camion rialzato e poi ribaltatosi. Il mezzo, invece, non sembra fosse sollevato da alcuna leva.

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domenica 12 novembre 2017

Delitto di Garlasco, dieci anni fa. I quattro indizi e i 16 anni di condanna a Stasi

Il 13 agosto del 2007 una chiamata al 118 dà il via al giallo sulla morte di Chiara Poggi . Il dna, i pedali, le scarpe , il computer: attorno a questi elementi ruota la soluzione di un omicidio di provincia nella calura estiva

Un delitto di provincia nella calura d’agosto

Una villetta a due piani in un piccolo paese, il più normale degli ambienti della provincia italiana. Dentro, una ragazza di 24 anni, studentessa universitaria, uccisa con impressionante crudeltà, forse a martellate. Tutti gli ambienti della casa sono cosparsi di chiazze di sangue. Cominciò così, esattamente dieci anni fa, la mattina del 13 agosto 2007 , il giallo di Garlasco. Chiara Poggi venne trovata uccisa nella casa di famiglia nel piccolo centro in provincia di Pavia; i genitori e il fratello erano in vacanza, lei era rimasta sola in casa e l’ultima persona a vederla viva era stato il suo fidanzato, Alberto Stasi, lo stesso che quella mattina dà l’allarme. Otto anni più tardi al termine di un’inchiesta dagli indizi contrastanti e di un inter giudiziario dove si alternano condanne e assoluzioni, Stasi viene riconosciuto colpevole via definitiva dell’omicidio di Chiara. Sta scontando 16 anni di reclusione ma l’eco di quel delitto non si è ancora spenta. 

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domenica 5 novembre 2017

Nel ghiaccio dell'Antartide si è formata una voragine grande quanto un quarto d'Italia

Un buco grande 80 mila chilometri quadrati, proprio come la Scozia. Dopo oltre quarant'anni di assenza, per il secondo anno consecutivo la polinia è tornata a «far visita» all'Antartide. Stiamo infatti parlando di un fenomeno naturale che ha creato una voragine nel Mare di Wedell, in questa stagione generalmente ricoperto dai ghiacci.

Le immagini dai satelliti del Noaa e della Nasa mostrano una interruzione del ghiaccio - grande un quarto d'Italia - creata dalle correnti oceaniche: i flussi marini spingono l'acqua calda verso la superficie, favorendo quindi la fusione dello strato di ghiaccio che ricopre il mare. Insomma, un cambio di temperatura sottostante ha fatto sciogliere il ghiaccio, creando quindi un lago.

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domenica 29 ottobre 2017

Shanidar, il neanderthaliano sopravvissuto grazie agli amici

Aveva problemi all'udito, era claudicante e senza avambraccio

 

Lo hanno chiamato Shanidar, come la grotta in cui sono stati trovati i suoi resti, aveva perso un avambraccio, era claudicante e aveva problemi di udito, ma nonostante ciò aveva raggiunto la venerabile età di 40 anni grazie alla solidarietà dei suoi amici, neanderthaliani come lui. Vissuto circa 50.000 anni fa in quello che oggi è il Kurdistan iracheno, Shanidar non avrebbe potuto sfuggire ai predatori e ad altri pericoli senza un aiuto. La sua storia singolare è stata ricostruita, e pubblicata sulla rivista Plos One, da Erik Trinkaus, dell'università americana di Washington a St. Louis, e da Sébastien Villotte, del Consiglio nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs).



Impossibile dire come Shanidar possa essersi ferito al braccio e alle gambe, nessuno può dire se sia accaduto in una battuta di caccia o per difendersi da un predatore, o ancora per una brutta caduta, ma di certo era un individuo debole e molto vulnerabile. "Soprattutto la sordità lo rendeva una facile preda degli animali carnivori", ha osservato Trinkaus. Di conseguenza Shanidar dipendeva dagli altri membri della sua comunità per la sopravvivenza.

 

In generale la vita di un cacciatore-raccoglitore del Pleistocene non era per niente facile, ma per un individuo con i problemi di Shanidar sarebbe stato impossibile: non avrebbe potuto sentire l'arrivo dei predatori, né fuggire. L'unica ipotesi è che coloro che vivevano con lui se ne siano presi cura, tanto da permettergli di invecchiare: 40 anni erano infatti moltissimi per gli uomini di 50.000 anni fa.

 

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sabato 28 ottobre 2017

Cosa c’è nei documenti sull’uccisione di Kennedy diffusi da Trump

Dalle preoccupazioni dell'FBI ai sospetti sull'Unione Sovietica, potrebbero offrire nuovi dettagli sulla morte più discussa negli ultimi 50 anni negli Stati Uniti

Ieri il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha reso pubblici oltre 2.800 documenti legati all’uccisione di John Fiztgerald Kennedy, un assassinio che da oltre 50 anni interessa l’opinione pubblica statunitense e che è stato alla base di innumerevoli teorie su complotti e cospirazioni. Trump ha però accolto la richiesta di FBI e CIA di non rendere pubbliche altre migliaia di documenti legate al caso Kennedy, lasciando alle agenzie di intelligence sei mesi per rivederli e determinare se la loro pubblicazione possa influire sulla sicurezza nazionale. Nelle ultime ore giornalisti, storici, politici e appassionati del complotto hanno iniziato a consultare la documentazione, ma saranno probabilmente necessarie settimane prima di avere un quadro completo del contenuto, che comunque non dovrebbe portare a nessuna novità significativa o rivoluzionaria.

Kennedy fu ucciso il 22 novembre del 1963 a Dallas, in Texas, mentre si stava spostando su un’automobile scoperta insieme con la moglie Jacqueline. Fu colpito a distanza da Lee Harvey Oswald, che sparò con un fucile dal sesto piano del Texas School Book Depository. Oswald fu arrestato e accusato formalmente dell’omicidio, ma la rapidità con cui furono condotte le indagini e il fatto che lo stesso Oswald fu in seguito ucciso contribuirono a far nascere molti sospetti intorno alla morte di Kennedy. Da allora innumerevoli libri, film, documentari e articoli hanno messo in dubbio la versione ufficiale dell’intelligence statunitense, sostenendo che l’allora presidente fu ucciso in seguito a un complotto che – a seconda dei casi e delle teorie – coinvolse la Russia, Cuba, la criminalità organizzata e perfino Lyndon B. Johnson, il vicepresidente di Kennedy che alla sua morte divenne presidente degli Stati Uniti.

 

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Marilyn Monroe, la 'strana morte' riemerge dai file su Jfk

 

 

 

giovedì 26 ottobre 2017

In Sardegna spunta uno scheletro gigante ed è subito silenzio



Uno scheletro umano probabilmente molto antico e quasi certamente GIGANTE.
Eh si, avete letto bene ma… quanto sarà gigante questo scheletro?
Le ossa umane sono state scoperte nel corso degli scavi archeologici nel nuraghe Barru. Ci troviamo in Sardegna al confine tra Guasila e Guamaggiore. “Era sepolto a circa 80 centimentri di profondità e stando ad alcuni testimoni è di dimensioni notevoli” leggiamo sul quotidiano l’Unione Sarda, che prosegue: “Ha un femore enorme” spiega “il sindaco di Guamaggiore, Nello Cappai, subito accorso sul luogo del ritrovamento“.

Contattato telefonicamente dal nostro team esplorativo, Cappai, ha preferito non scucire parola solo dopo averci rivelato: “sta arrivando il mondo qui, tutti ci chiamano e quindi c’è molto fermento. Sarò io a chiamarvi per una conferenza stampa che faremo con la soprintendenza archeologica e le amministrazioni comunali della zona.

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Meteo: temperature in forte risalita, ma ecco il maltempo del 1° Maggio!

Impennata delle temperature da domenica, poi nuova ondata di maltempo nel giorno meno ideale! La lunga fase di  instabilità  e clima  freddo...