giovedì 2 marzo 2017

La morte di Wilma Montesi, il primo delitto mediatico

Il luogo dove venne trovato il cadavere di Wilma Montesi

Sabato 11 aprile 1953, vigilia di Pasqua. Il cadavere di Wilma Montesi, 21 anni, una bella ragazza romana, viene trovato sulla spiaggia di Torvajanica, in località  Capocotta, una zona balneare non distante da Roma. Il corpo non presenta segni di violenza ed è completamente vestito (se non fosse per la mancanza di un reggicalze, delle calze e delle scarpe). Le cause della morte non sono chiare: l’autopsia parla, genericamente - e quindi sollevando mille sospetti - di una sincope dovuta ad un pediluvio. 

Il ritrovamento - anche se diversi interrogativi restano senza risposta - sembra essere destinato ad una rapida archiviazione: un semplice malore, un incidente, forse un suicidio. Ma se l’incidente sembra poco credibile, anche il suicidio è da escludere.
Di famiglia modesta, ma tranquilla, Wilma Montesi era fidanzata e stava preparandosi al matrimonio. Testimoni raccontano di aver visto la ragazza sul trenino che collega Roma ad Ostia, un’altra località  balneare, ma distante alcuni chilometri da Torvajanica. Difficile spiegare come il cadavere della ragazza abbia percorso quella distanza. La spiegazione che tentano gli investigatori - anche questa piuttosto alambiccata - parla di un gioco di correnti marine. E non fa altro che alimentare altri sospetti.

Trascorrono alcuni mesi, la vicenda è quasi dimenticata quando un piccolo settimanale scandalistico, Attualità , diretto da un giovane giornalista, Silvano Muto, il 6 ottobre 1953 riporta a galla, in forma generica, un intrigo di sospetti e di accuse che in primavera, attorno al mistero di Torvajanica, aveva attraversato le redazioni di diversi quotidiani, senza mai trovare lo sbocco della pubblicazione. Si trattava, infatti, solo di voci create ad arte: Wilma Montesi sarebbe morta, forse per overdose di droga, forse per un semplice malore, durante un’orgia, in una villa del marchese Ugo Montagna, alla quale avrebbe preso parte il musicista Piero Piccioni, figlio di un importante notabile democristiano, il già  ministro degli Esteri Attilio Piccioni, destinato ad ereditare da Alcide De Gasperi la leadership della Democrazia Cristiana, il più importante partito di governo.
Da questo momento il caso Montesi non è più un caso giudiziario, ma diventa un affare politico: dietro la morte della ragazza si scatena la più grande faida mediatico-politica per la conquista del potere interno alla DC.

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martedì 28 febbraio 2017

C’è un complotto mondiale? Sì, è un troll!

Ormai dall’11 settembre, ogni qualvolta il mondo è scosso da un avvenimento sconvolgente tanto quanto mediatico, si alzano sempre più rapide e prive di fondamento le voci del complottismo. Non è sbagliato l’atteggiamento di cautela e oculata selezione delle informazioni e delle versioni “ufficiali” di tali avvenimenti, naturalmente, ma la frammentazione in ipotesi sempre più balzane delle possibili versioni dei fatti, non può che fare comodo a un potere che (non sempre) ha la necessità di nascondere verità scomode, come lo sfruttamento dell’uomo, delle risorse umane e certi contatti diplomatici internazionali. Perché se è chiaro che tutto è stato nascosto molto bene nei casi di Ustica, piazza Fontana o Ilaria Alpi, non possiamo pretendere che dietro a ogni avvenimento ci sia una cospirazione. Questa si chiama paranoia.

Non intendo qui parlare male del complottismo tout-court, anzi vorrei difendere chi analizza in modio serio e circostanziano, non parziale, le informazioni disponibili. Ma mi pare necessario denunciare e mettere in guardia sia i complottisti seri, sia i non complottisti (i cosiddetti “mainstream”), che da qualche anno si sta diffondendo in rete la presenza di troll (vedere definizione su wikipedia), quindi falsi complottisti in cerca di polemiche e visualizzazioni fini a se stesse che non fanno che diffondere le tesi di faziosi complottisti d’assalto (che del resto sono anche loro stessi Troll, in quanto il loro scopo è focalizzare l’attenzione mediatica su se stessi, le loro “non teorie” e le loro pubblicazioni a scopo di lucro).

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Chi è davvero Adam Kadmon?

 

 

sabato 25 febbraio 2017

Filippine, spunta 'mostro' marino: la carcassa è un mistero scientifico

Una creatura misteriosa, forse una balena o un dugongo in decomposizione, è apparsa nel mare delle Filippine. Il mammifero, lungo più di sei metri, è stato ritrovato a Cadainao, nell'isola di Dinagat. Le immagini sono diventate immediatamente virali nell'arcipelago asiatico perché una leggenda locale lega la comparsa di animali marini misteriosi a un imminente terremoto. 

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giovedì 23 febbraio 2017

Paesi fantasma e villaggi abbandonati parte VII: Reneuzzi

Dossier Villaggi fantasma Parte VII.

Questa volta parliamo di un paese nella parte più remota della Val Borbera, in provincia di Alessandria, ma non lontano dal confine ligure e da luoghi di cui abbiamo già parlato per altri motivi (come la Val Boreca). Si tratta di uno dei molti paesi abbandonati dell’Appennino, ma le sue particolarità lo differenziano dalla maggioranza degli altri paesi, sia perché si tratta di un paese con tanto di chiesa e cimitero (e quindi non una semplice frazione), ma soprattutto perché il suo nome è legato a un tragico fatto di cronaca sanguinario e alle apparizioni di un fantasma.

Stiamo parlando di ReneuzziRenèuzi, Renèusi o Renéixi in dialetto, si tratta di uno dei tanti paesi svuotati a causa dell’immigrazione del Secondo dopoguerra degli abitanti verso le città (o l’America) a causa del boom economico italiano e la nuova spinta industriale. Il paese conta quattro famiglie dopo il 1945, nel 1954 sono rimasti 18 abitanti, nel 1960 se ne contano solo 4. Tra questi c’è Davide Bellomo, un trentenne, probabilmente fidanzato con la cugina ventenne Maria Franco (detta Mariuccia) del paese vicino (oggi anch’esso disabitato) di Ferrazza.
Nel 1961 Devide Bellomo rimane l’unico abitante di Reneuzzi e scopre con orrore che la famiglia di Maria vuole trasferirsi via dalla Valle.

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martedì 21 febbraio 2017

In Irlanda c'è un lago infestato dai fantasmi che appare e scompare quando vuole

Un lago che scompare. Delle volte c'è, altre no. E non stiamo parlando di un piccolo specchio d'acqua africano che il caldo fa evaporare, bensì di Loughareema, altrimenti noto come The Vanishing Lake, il lago che scompare di Ballycastle, nella Contea di Antrim, in Irlanda del Nord.

Nel corso dell'anno, senza una stagionalità precisa, capita infatti di costeggiare l'intero lago senza che una minima traccia d'acqua sia presente. E la sua «scomparsa» avviene così rapidamente e senza lasciare alcuna traccia tanto che in certi periodi potrebbe sembrare impossibile che proprio in quell'ansa le cartine indichino la presenza di un lago bello grosso.

Questo fenomeno non poteva che alimentare miti e leggende. Loughareema rappresenta infatti una delle leggende irlandesi che vengono raccontate ai bambini. La tradizione popolare vuole che nelle notti in cui le acque del lago raggiungono il livello massimo i fantasmi delle persone affogate infestino le sue coste. Fra loro anche quello del colonnello John Magee McNeille che, nel 1898, aveva un gran fretta di andare a Ballycastle per prendere un treno, tanto da ordinare al cocchiere di attraversare il lago, pensando che fosse poco profondo, causando l'annegamento di tutti i presenti.

Eppure una spiegazione alla scomparsa c'è. Questo lago sorge infatti sopra una cavità che conduce ad un canale naturale sotterraneo: quando il varco d'ingresso non è ostruito dalla torba, la gola rende possibile il completo assorbimento delle acque, che vengono condotte sottoterra. E il lago si riforma quando il canale si ostruisce nuovamente a causa delle forti piogge che caratterizzano la zona. 

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lunedì 20 febbraio 2017

Il delitto di Cogne

30 gennaio 2002: Un delitto atroce. Un bambino di appena tre anni, Samuele Lorenzi, viene assassinato con 17 colpi di un misterioso oggetto contundente, sferratogli sulla testa, mentre per pochissimi minuti, otto al massimo, è rimasto da solo nella villetta di Montroz, frazione di Cogne, in Val d’Aosta. E’ lì che Samuele viveva assieme ai genitori - Stefano Lorenzi, perito elettrotecnico e Annamaria Franzoni, entrambi provenienti da famiglie abbienti, originarie del bolognese - ed il fratellino maggiore Davide. A rinvenire il corpo ormai agonizzante del piccolo con il cranio sfondato è stata la mamma. Rapido quanto inutile l’intervento dei soccorsi: Davide è già cerebralmente morto. Finirà di vivere, anche clinicamente, poco dopo, all’ospedale di Aosta. Chi ha ucciso Samuele?

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venerdì 17 febbraio 2017

Cronache italiane - Il delitto dei coniugi Maso

È il protagonista di uno dei più clamorosi casi di omicidio a sfondo familiare della cronaca italiana. Aiutato da tre amici, il 17 aprile 1991 nella sua casa di Montecchia di Crosara uccise entrambi i suoi genitori, Antonio Maso e Mariarosa Tessari. La motivazione era intascare subito la sua parte di eredità. Arrestato il 19 aprile 1991, è stato condannato definitivamente a trent'anni di carcere, con il riconoscimento della seminfermità mentale al momento del fatto. Dopo averne trascorsi ventidue, è stato rimesso in libertà, per poi essere ricoverato in clinica psichiatrica dal marzo 2016. Ai suoi complici, Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza, è stata inflitta una pena di ventisei anni, mentre al minorenne Damiano Burato tredici.

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Meteo: temperature in forte risalita, ma ecco il maltempo del 1° Maggio!

Impennata delle temperature da domenica, poi nuova ondata di maltempo nel giorno meno ideale! La lunga fase di  instabilità  e clima  freddo...