lunedì 15 dicembre 2014

Nero in Liguria: 40 anni di delitti insoluti

A insanguinare Genova e la Liguria non c’è stata solo la sciagurata epopea criminale di Donato Bilancia, il serial killer italiano che ha inanellato la più lunga serie di omicidi nella storia del paese. Non ci sono state soltanto le serie maledette di Bartolomeo Gagliano e di Maurizio Minghella, e nemmeno solo quei tanti episodi i cui responsabili, gli assassini, sono stati smascherati dalle indagini di carabinieri e polizia. Perché il capoluogo ligure rimane una delle capitali italiane degli omicidi insoluti, vicende diverse l’una dall’altra, non legate a un filo comune, episodi isolati i cui responsabili sono ancora in libertà. E, almeno per quel che riguarda i casi più recenti, gli assassini girano ancora indisturbati per le strade, conducono una vita insospettabile. E magari almeno una volta nella vita abbiamo incrociato il loro sguardo. I casi più clamorosi, quelli che per mesi occuparono le pagine dei giornali per poi lentamente sparire dalle cronache quotidiane, nell’affievolirsi delle speranze di assicurare alla giustizia quei sanguinari assassini, riguardano donne. Vittime di una violenza che è sempre rimasta tale: un sostantivo astratto, al quale non è stato possibile fare corrispondere un volto, un’identità, un movente. A volte le inchieste hanno sfiorato i sospetti responsabili, non trovando mai le prove per inchiodarli, altre volte non si è mai riusciti a venire a capo di nulla, nemmeno di una pista. Oggi che si parla di “cold case”, che la polizia ha una sezione dedicata proprio ai misteri del passato, l’unità Delitti insoluti, riaccendere i riflettori pu essere forse l’unico modo per tenere desta l’attenzione su casi che non hanno mai trovato una soluzione. E magari contribuire a dare, alle vittime e ai loro cari, una giustizia. Per quanto tardiva. Questo è quello che proverà a fare il sito del Secolo XIX, riportando alla luce una storia alla settimana, partendo dalla fine degli anni Settanta e avvicinandosi ai giorni nostri.

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sabato 13 dicembre 2014

Archivi di CN: la vera storia di “Amityville Horror”

Diamo per scontato che abbiate visto questo gran film di Stuart Rosenberg del 1979, sulla vicenda delle più celebre delle case infestate americane. Lasciamo perdere se la storia che racconta (a sua volta tratta dall’esperienza che in quella casa di Ocean Drive 112 ebbe la famiglia Lutz) fosse vera o no. Ma quanti sanno che proprio nella stesso posto era avvenuta una strage? Questa sì, accertata e sicura. Era il 14 novembre del 1974. Era Amityville, tranquillissima cittadina nello stato di New York, per intenderci. Uno di quei posti dove a malapena ti rubano l’auto, se ti va storta. Ma all’alba di una gelida notte, alle 6.35, la polizia fu chiamata da qualcuno che era appena entrato nella casa di Ocean Avenue ed aveva trovato tutti morti.  Fu una telefonata surreale. Chi chiamava non sapeva dire quale fosse il numero civico, nè cosa facesse là a quell’ora. Era shock puro. Disse solo che c’erano quattro morti. In realtà, la polizia, quando arrivò ne contò sei. L’intera famiglia DeFeo era stata sterminata nel sonno, a colpi di fucile. Nessuno aveva fatto in tempo a muovere un muscolo. Madre, padre e quattro figli. Chi sdraiato sulla pancia, chi sulla schiena. Morti da 24 ore. Ma non tutti. Ronald DeFeo jr (detto Butch), uno dei figli, era vivo. Aveva passato il giorno con gli amici, prendendo eroina e lamentandosi che a casa sua non rispondeva nessuno, finchè lui e gli amici non erano andati a vedere. La polizia lo fece confessare rapidamente. Aveva compiuto la strage alle 3 di notte e poi s’era pulito ed aveva viaggiato fino a Brooklyn per gettare via il fucile ed i vestiti macchiati di sangue. S’era trattato di un mix tra la sua psicoticità ormai conclamata – e non curata – e i modi autoritari del padre. Da settimane, da sempre, i loro rapporti erano impastati di odio e tensione. Il figlio aveva già provato anche a truffare il padre. Perchè Ronald jr abbia sterminato anche la mamma, fratelli e sorelle, beh, resta invece un mistero chiuso nella sua mente. Mentre scriviamo, Butch è ancora dentro.

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martedì 2 dicembre 2014

La scomparsa di Ettore Majorana

Uno dei più brillanti fisici italiani di sempre sparì esattamente 75 anni fa: ancora oggi circolano molte ipotesi sul suo conto, tra cui un legame col nazismo

Il 26 marzo del 1938, esattamente 75 anni fa, scomparve l’allora 31enne Ettore Majorana, uno dei più importanti fisici italiani. Quella sera Majorana si imbarcò su un piroscafo Palermo-Napoli, e da allora non si ebbero più notizie certe su di lui. Nel corso degli anni della scomparsa di Majorana si interessarono la polizia e investigatori improvvisati, alcuni programmi televisivi e anche scrittori molto famosi, tra cui Leonardo Sciascia. Di ipotesi se ne fecero tante: alcuni parlarono di suicidio, altri appoggiarono la tesi della fuga in Germania o in Argentina, altri ancora dissero di averlo visto in Sicilia vestito da barbone. Di quello che fece Majorana dopo quel 26 marzo 1938, però, ancora oggi si sa molto poco, anche se alcune tesi sembrano più fondate di altre. Di certo si sa solo che Majorana era un fisico catanese, che si occupò soprattutto di fisica nucleare e di meccanica quantistica relativistica, con particolari applicazioni nella teoria dei neutrini.

 

 

Chi era Ettore Majorana

Nacque a Catania il 5 agosto 1906, era il penultimo di cinque fratelli e proveniva da una delle migliori famiglie di Catania. Il nonno, Salvatore Majorana-Calatabianco, fu deputato dalla nona alla tredicesima legislatura con la sinistra: fu due volte ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio nel primo e nel terzo governo Depretis (1876/1879) e senatore nel 1879. Tutti i suoi fratelli si distinsero in qualche campo particolare (giurisprudenza, ingegneria, musica), mentre due suoi zii furono rispettivamente uno studioso importante della fisica sperimentale e rettore dell’Università di Catania.

Dopo avere ottenuto la maturità classica a Roma si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria. All’inizio del 1928 Majorana decise di passare alla facoltà di Fisica (in cui si laureò con il massimo dei voti): come ricordò anni dopo un suo amico, Edoardo Amaldi, la decisione venne presa dopo un colloquio con Enrico Fermi, uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi e premio Nobel per la fisica nel 1938. In un articolo del 1 aprile 2011, Repubblica riportò la testimonianza di Amaldi su quel primo incontro tra Majorana e Fermi rivelando dei dettagli curiosi e sorprendenti...

 

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Ettore Majorana: vivo tra '55 e '59

 

 

 

martedì 11 novembre 2014

Un ufo in mezzo alle Frecce Tricolori. Guarda le immagini

Un "Ufo" sarebbe stato avvistato durante un'esibizione delle Frecce Tricolori

Un "Ufo" avvistato durante un'esibizione delle Frecce Tricolori e filmato con una telecamera. E' quanto emerso dal XV Convegno internazionale di ufologia tenutosi a Firenze. I fatti risalgono al 14 giugno scorso: quel giorno a Forte dei Marmi si tenevano le prove per un'esibizione delle Frecce e un cameraman, Fabrizio Scorza, avrebbe ripreso l'oggetto non identificato.
"Era una giornata caldissima e nell'aria si percepiva qualcosa di strano - ha raccontato il cameraman durante il convegno -. Durante l'esibizione c'era un certo nervosismo: i computer, i tablet, gli Ipad si bloccavano. Anche le comunicazioni tra gli aerei in volo e il personale a terra avevano dei problemi. Lì per lì non ci ho dato peso, sono particolari che mi sono venuti in mente solo in un secondo momento, quando ho rivisto le immagini che avevo girato". 

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domenica 26 ottobre 2014

Svelato il mito di Atlantide: ecco dove si trova l'isola leggendaria

Una strada di pietre bianche sui fondali dei Caraibi condurrebbe a una scoperta rivoluzionaria

Secondo Platone, Atlantide si trovava oltre le Colonne d'Ercole, il limite estremo del mondo conosciuto.

Nel IV secolo tale limite corrispondeva a un punto non ben precisato tra la Rocca di Gibilterra e la montagna di Jebel Musa, in Marocco, rispettivamente sulla costa europea e su quella africana.

Secondo altri sarebbero state nello Stretto di Messina. Le ipotesi, insomma, sono tantissime, al tema sono state dedicate alcune migliaia di libri e saggi, ma anche videogiochi, fumetti, film e serie Tv. Per secoli, comunque, il mito di Atlantide ha incuriosito studiosi, archeologi e avventurieri.

La leggenda narra che, dopo avere fallito l'invasione di Atene, Atlantide sarebbe sprofondata in un singolo giorno per opera di Poseidone.

Dopo secoli, però, forse il mistero è stato finalmente svelato.
Nell'arcipelago delle Bahamas, al largo dell'isola di Bimini, due biologi hanno scoperto quelli che potrebbero essere i resti di Atlantide.

Sui fondali del Mar dei Caraibi sono state rinvenute quelle apparentemente sembravano delle semplici pietre. Ma agli occhi dei primi subacquei che le hanno percorse a nuoto questa fila di pietre bianche sono sembrate una vera e propria strada.

La Bimini Road, così è stata chiamata, si snoda da Nord-Est a Sud-Ovest lungo una linea retta per 800 metri, curvando solo alla fine. E' formata da pietre calcaree rettangolari talmente perfette da sembrare essere state create dalla mano dell'uomo. La loro forma, benché erosa dal tempo, non trova nulla in natura che le somigli.

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lunedì 20 ottobre 2014

Tutankhamon era figlio di un incesto

Il faraone aveva una malformazione al piede e camminava zoppo con l’aiuto di un bastone. Nuova ricostruzione del volto


di Elmar Burchia

 

Tutankhamon aveva una malformazione al piede (piegato verso l’interno e il basso), i fianchi femminili e una protrusione dell’arcata dentaria superiore. Inoltre, i suoi genitori erano fratello e sorella. È quanto svela l’«autopsia virtuale» sui resti del faraone che verrà mostrata nel documentario della Bbc, Tutankhamun: The Truth Uncovered.  

Incesto
Era il 4 novembre 1922 quando l’archeologo inglese Howard Carter scoprì la tomba del faraone bambino sotto i resti di un antico villaggio nella Valle dei Re, in Egitto. Fu uno dei ritrovamenti archeologici più ricchi della storia e la pietra fondante della moderna egittologia. Le tante leggende, teorie e maledizioni attorno al faraone continuano ancora oggi ad affascinare i ricercatori e non solo loro. Per un nuovo documentario di Bbc One, che verrà trasmesso domenica prossima, è stato ricostruito il volto del sovrano egiziano, attraverso più di 2 mila scansioni computerizzate sulla mummia. Inoltre, sono state effettuate analisi genetiche sulla famiglia. Se un precedente test del Dna aveva già identificato in Akhenaton il padre naturale di Tutankhamon, ora Albert Zink, direttore dell’Istituto per le mummie e l’Iceman dell’Eurac di Bolzano, ha evidenziare che la madre di Tutankhamon era in verità la sorella di Akhenaton, il faraone cosiddetto «eretico», il primo monoteista della storia. 

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giovedì 16 ottobre 2014

«Vi spiego cosa sono quei filamenti bianchi che cadono dal cielo»

Ogni anno si scatena il complottismo, ma gli esperti spiegano che si tratta di un fenomeno naturale che avviene ogni autunno

Le prime segnalazioni erano arrivate all’inizio della settimana da varie parti dell’Abruzzo, per poi estendersi anche ad altre zone dell’Italia. Misteriosi filamenti bianchi e appiccicosi, venuti dal cielo e lunghi fino a qualche metro, che avevano destato non poco allarmismo fino a quando non era intervenuto il WWF per spiegare che non si trattava né di residui di processi industriali, né di tanto meno delle «scie chimiche» o di sostanze aliene, ma di semplici ragnatele che alcune specie di ragno utilizzano come «veicolo» per spostarsi di territorio in territorio in territorio. Un fenomeno naturalissimo e tipico dell’autunno, che però ogni anno non manca di destare sospetti.

filamenti bianchi dal cielo (1)
 
NON SONO NÉ ALIENI NÉ SCIE CHIMICHE - Sul fenomeno dei «filamenti bianchi» torna a parlare anche Simone Angioni, chimico dell’Università di Pavia e segretario dell’Associazione Culturale Scientificast, che da tempo si occupa di studiare il fenomeno, ripetendo al pubblico, anno dopo anno, la vera origine dei «misteriosi» fiocchi bianchi.  «Ho in mano dei filamenti risalenti al 1999 e già all’epoca, ogni autunno, l’evento destava allarme e preoccupazione – afferma Angioni – Per capirne l’origine è stato necessario ricorrere a un saggio chimico per il riconoscimento di sostanze incognite. Il risultato? Un filamento proteico assimilabile alla seta. Si tratta di tela di ragno, cioè di una speciale seta che viene usata dai piccoli aracnidi per migrare e raggiungere nuovi territori. Questa tela ha caratteristiche eccezionali ed è scientificamente definita dragline; possiede una resistenza elevatissima e una sorprendente tolleranza agli agenti atmosferici e agli attacchi chimici. Diversi gruppi di ricerca la studiano da anni proprio per queste sue proprietà».

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Meteo: temperature in forte risalita, ma ecco il maltempo del 1° Maggio!

Impennata delle temperature da domenica, poi nuova ondata di maltempo nel giorno meno ideale! La lunga fase di  instabilità  e clima  freddo...