E’ trascorso un anno dall’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi,
assassinato da un killer davanti alla sua abitazione. Nel cortile della
questura di Milano, in via Fatebene- fratelli, si è da poco conclusa
una cerimonia in ricordo del funzionario, alla quale ha partecipato il
ministro dell’Interno Mariano Rumor.L’auto del ministro sta uscendo dal
portone centrale, quando un ordigno, scagliato da qualcuno nascosto tra
la folla che si è assiepata davanti all’edificio, semina il terrore: 4
morti e 52 feriti. Lo spettacolo è allucinante. L’atten- tatore viene
subito individuato, sottratto ad un tentativo di linciaggio ed
arrestato. E’ Gianfranco Bertoli, sedicente anarchico individualista,
seguace delle teorie di Steiner, ma stranamente in stretto contatto con
alcuni neofascisti veneti e – lo si scoprirà dopo – in rapporti con ilSID,
il servizio segreto militare dell’epoca. Bertoli, appena giunto in
Italia, dopo un lungo soggiorno in un Israele, sarà condannato
all’ergastolo con sentenza definitiva.
Continua qui
domenica 27 novembre 2016
mercoledì 23 novembre 2016
Milena Sutter, il delitto del biondino della spider rossa
Milena Sutter, appena 13 anni, figlia di Arturo
- industriale svizzero della cera per pavimenti e del lucido da scarpe - sparisce alle
cinque del pomeriggio del 6 maggio 1971. Un altro minore scomparso destinato ad
un’orribile fine, proprio come era successo due anni prima ad Ermanno
Lavorini.
Milena esce dall’esclusiva scuola elvetica che frequenta a Genova e scompare nel nulla. La prima, terribile ipotesi è quella del rapimento. Solo un mese prima, proprio a Genova, c’era stato uno dei primi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuto al di fuori della Sardegna: Sergio Gadolla, figlio di un ricco imprenditore genovese, per cinque giorni era rimasto nelle mani di una banda di rapitori politici, militanti del gruppo XXII Ottobre, una delle prime formazioni armate del terrorismo italiano. Riscatto pagato: circa 200 milioni delle vecchie lire, una cifra ingente per l’epoca, servita per autofinanziare la banda.
Sulle prime la scomparsa di Milena sembra dover essere addebitata proprio ad un sequestro di persona. Il giorno dopo la sua sparizione, nella lussuosa villa dei Sutter, arriva una telefonata: un voce maschile chiede un riscatto di 50 milioni. Poi il silenzio, fino a quando – due settimane dopo - il corpo di una giovanissima donna, appesantito da un cintura da subacqueo, riemerge 500 metri al largo della spiaggia di Priaruggia, sempre a Genova. A trovarlo sono due pescatori. Non c’è alcun dubbio: Milena Sutter è rimasta viva appena mezz’ora, forse un’ora. E’ stata strangolata prima di essere gettata in mare. I pesi che avrebbero dovuto tenere il suo corpicino sul fondo non hanno funzionato.
Chi ha ucciso una bambina di 13 anni?
Continua qui
Misteri d'Italia
Milena esce dall’esclusiva scuola elvetica che frequenta a Genova e scompare nel nulla. La prima, terribile ipotesi è quella del rapimento. Solo un mese prima, proprio a Genova, c’era stato uno dei primi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuto al di fuori della Sardegna: Sergio Gadolla, figlio di un ricco imprenditore genovese, per cinque giorni era rimasto nelle mani di una banda di rapitori politici, militanti del gruppo XXII Ottobre, una delle prime formazioni armate del terrorismo italiano. Riscatto pagato: circa 200 milioni delle vecchie lire, una cifra ingente per l’epoca, servita per autofinanziare la banda.
Sulle prime la scomparsa di Milena sembra dover essere addebitata proprio ad un sequestro di persona. Il giorno dopo la sua sparizione, nella lussuosa villa dei Sutter, arriva una telefonata: un voce maschile chiede un riscatto di 50 milioni. Poi il silenzio, fino a quando – due settimane dopo - il corpo di una giovanissima donna, appesantito da un cintura da subacqueo, riemerge 500 metri al largo della spiaggia di Priaruggia, sempre a Genova. A trovarlo sono due pescatori. Non c’è alcun dubbio: Milena Sutter è rimasta viva appena mezz’ora, forse un’ora. E’ stata strangolata prima di essere gettata in mare. I pesi che avrebbero dovuto tenere il suo corpicino sul fondo non hanno funzionato.
Chi ha ucciso una bambina di 13 anni?
Continua qui
Misteri d'Italia
martedì 1 novembre 2016
Acchiappafantasmi italiani a caccia di Anomalie
Giap Roma, passione per il paranormale, boom di richieste persino dai musei
(di Alessandra Magliaro) - Si definisce ‘Ghost stimulator’, avverte eventuali manifestazioni anomale intorno senza strumentazioni, le ‘riceve’ sul proprio corpo. E’ Paolo Pulcini, classe 1976 e con altri quattro investigatori fa parte del Giap: Gruppo investigativo attività paranormali di Roma.
Credere o non credere: benvenuti nel campo delle ‘anomalie’, quei fenomeni che sembrerebbero sfuggire a spiegazioni razionali. E’ un campo che in tutto il mondo raccoglie da anni grande interesse, furibonde passioni e altrettanti scetticismi. Una foto con un’ombra: è un fantasma? Un parente dell’al di là? Una presenza antica che abita il luogo? I canali tematici televisivi sono pieni di programmi sul tema, format americani talmente spettacolarizzati da aumentare il dubbio sulla veridicità delle prove.
Questa è la storia di uno dei tanti gruppi italiani che indagano, 4 o 5 le formazioni storiche come il Ght ghost hunters team, ma di nuove squadre ne nascono continuamente di nuove anche se poi andare avanti non è facile.
Continua qui
venerdì 28 ottobre 2016
Il mondo finirà nel 2017: arriva l'eclissi dell'Apocalisse
L'eclissi solare totale che interesserà gli USA nell'agosto 2017 dovrebbe segnare l'inizio dell'Apocalisse
Bisogna sottolineare che lo stesso libro dice chiaramente che nessuno può conoscere la data esatta dell’Apocalisse, ma ad ogni insolito fenomeno celeste c’è sempre qualcuno che lancia moniti allarmistici. Nel 2017 cadrà però anche un anniversario che suona come una sinistra coincidenza: lo stato di Israele, istituito nel 1947 dopo la Seconda Guerra Mondiale, compirà 70 anni, la durata esatta di una generazione biblica. Pare che anche un rabbino del XII secolo, Judah Ben Samuel, abbia predetto la fine del mondo per il 2017.
Continua qui
martedì 25 ottobre 2016
I MISTERI DEL SIMBOLO DI TRIESTE
Lo stemma araldico della Città di
Trieste è un Alabarda bianca (o d’argento) in campo rosso. Che
garrisce al vento su tutte le bandiere cittadine. Compresa quella
grandissima che ogni mattina viene issata, assieme al Tricolore, sui
due giganteschi piloni di Piazza Unità d’Italia. I Triestini sono
molto fieri e gelosi del proprio stemma. Profondamente legato alla
storia ed alle radici della Città e della Triestinità. Guai a
scambiare l’alabarda per un giglio. Ma l’Alabarda che non è soltanto
un simbolo civico, ma anche cristiano. Bene o male ricorda una
croce. La cui vicenda è strettamente intrecciata con
l’evangelizzazione della città all’epoca dei Martiri e delle
persecuzioni. La tradizione locale ed i racconti agiografici narrano
di un Tribuno Romano della XV Legione "Apollinare" di stanza a
Tergestum (l’antico nome di Trieste), sul finire del III° secolo
d.C., di nome Sergio. Costui, in città si convertì al Cristianesimo,
e quando il suo reparto venne trasferito in Oriente, tirando già
aria di persecuzioni, nel congedarsi dai proprio correligionari
triestini, disse loro che in caso di morte avrebbe mandato un
Signum celeste. Effettivamente, nel 301, probabilmente in
Mesopotamia (secondo altri in Siria), allora provincia dell’Impero
Romano, essendosi rifiutato di sacrificare agli dei, Sergio venne
messo a morte tramite decapitazione, ma non prima di essere stato
sadicamente torturato. Venne costretto a trainare un carro con dei
chiodi ai piedi. Il Signum promesso ai Triestini, piovve dal
cielo in mezzo al Foro sull’attuale Colle di San Giusto, nel giorno
del suo martirio. Ed era una Alabarda.
Continua qui
Stemma di Trieste concesso dall'imperatore Federico III d'Asburgo |
lunedì 10 ottobre 2016
Tiriolo Cz: Lo scheletro del Gigante del Corace – Calabria Misteriosa.
E’ proprio così anche la Calabria ha i suoi misteri, e tocca a me
quest’oggi, introdurre il viaggiatore del XXI secolo nel fitto mistero
che aleggia su Tiriolo.
Nella nostra Calabria esiste nel declivio nord della collina, esattamente nelle contrade Tozzina e Santa Caterina, una vera e propria necropoli di cinque-seimila anni fa, quindi di un’epoca di molto anteriore all’arrivo dei Greci (circa ottocento anni prima di Cristo). Ecco che chi di dovere, che ha parlato per primo di questa necropoli è stato don Emilio Prioglio, proprietario di una parte della Tòzzina.
La cosa che allora sembrava esagerata, ma che comunque fu riferita – con una vera e propria relazione – alla Soprintendenza alle Antichità di Reggio Calabria (diretta allora da De Franciscis )- fu che lo stesso Prioglio parlava di “tombe di giganti”. “Una tibia trovata in una di queste tombe” disse don Emilio “mi arrivava addirittura a metà femore”. Cioè a metà coscia ; ed era dunque, di una lunghezza spropositata, considerando anche che don Emilio Prioglio, piemontese, era alto.
Un operaio, Peppino Paparo, arrivò a dire che uno scheletro era lungo addirittura circa due metri e sessanta .Si trovò un intero cranio completo di mascelle inferiore e superiore che presentavano tutti i denti e che gli sembrò veramente grande.
Si fece vedere quel cranio al dott,. Ferrari, medico del paese, il quale a sua volta scese alla Tozzina e filmò quello che c’era nella tomba. Le mascelle finirono, grazie a Dario Leone di Nicastro, studioso di antropologia, prima alla Soprintendenza alle antichità di Reggio, all’attenzione del prof. Tinè; da questi furono quindi inviate all’Istituto di Paleontologia Umana di Roma-via Giulio Caccini- e infine da qui spedite, per un ulteriore studio, a Firenze – Istituto di Antropologia- dove furono affidate alla professoressa Massari.
Tutto questo successe a Tiriolo centro agricolo della Sila piccola, situato a nord dell’ istimo di Catanzaro, sopra un poggio che segna displuvio, tra la valle del fiume Amato, sul versante tirrenico e quella del fiume Corace sul versante ionico.
Continua qui
Nella nostra Calabria esiste nel declivio nord della collina, esattamente nelle contrade Tozzina e Santa Caterina, una vera e propria necropoli di cinque-seimila anni fa, quindi di un’epoca di molto anteriore all’arrivo dei Greci (circa ottocento anni prima di Cristo). Ecco che chi di dovere, che ha parlato per primo di questa necropoli è stato don Emilio Prioglio, proprietario di una parte della Tòzzina.
La cosa che allora sembrava esagerata, ma che comunque fu riferita – con una vera e propria relazione – alla Soprintendenza alle Antichità di Reggio Calabria (diretta allora da De Franciscis )- fu che lo stesso Prioglio parlava di “tombe di giganti”. “Una tibia trovata in una di queste tombe” disse don Emilio “mi arrivava addirittura a metà femore”. Cioè a metà coscia ; ed era dunque, di una lunghezza spropositata, considerando anche che don Emilio Prioglio, piemontese, era alto.
Un operaio, Peppino Paparo, arrivò a dire che uno scheletro era lungo addirittura circa due metri e sessanta .Si trovò un intero cranio completo di mascelle inferiore e superiore che presentavano tutti i denti e che gli sembrò veramente grande.
Si fece vedere quel cranio al dott,. Ferrari, medico del paese, il quale a sua volta scese alla Tozzina e filmò quello che c’era nella tomba. Le mascelle finirono, grazie a Dario Leone di Nicastro, studioso di antropologia, prima alla Soprintendenza alle antichità di Reggio, all’attenzione del prof. Tinè; da questi furono quindi inviate all’Istituto di Paleontologia Umana di Roma-via Giulio Caccini- e infine da qui spedite, per un ulteriore studio, a Firenze – Istituto di Antropologia- dove furono affidate alla professoressa Massari.
Tutto questo successe a Tiriolo centro agricolo della Sila piccola, situato a nord dell’ istimo di Catanzaro, sopra un poggio che segna displuvio, tra la valle del fiume Amato, sul versante tirrenico e quella del fiume Corace sul versante ionico.
Continua qui
mercoledì 21 settembre 2016
Un fotografo ha trovato delle statue inquietanti abbandonate in mezzo a una foresta
Esiste anche in Giappone l'equivalente dell'esercito di terracotta. Ken Ohki è il fotografo che nelle foreste giapponesi ha scoperto l'esercito
sabato 10 settembre 2016
Murlo
Il Cappellone, enigmatica statua etrusca diventata il simbolo di Murlo |
Una bella escursione nei dintorni di Siena porta a Murlo, piccolo e intatto
borgo medievale che per secoli fu feudo dei vesscovi di Siena.
E' famoso perché i pochi abitanti hanno conservato il patrimonio genetico degli Etruschi.
Sulla vicina collina, infatti, è stata fatta una delle più importanti scoperte di questa
civiltà: un grande palazzo principesco circondato da botteghe artigiane.
Affascinante il Museo etrusco di Murlo, chiamato "Antiquarium di Poggio Civitate":
a differenza di altri musei etruschi, non mostra reperti provenienti da tombe, ma oggetti della vita quotidiana
e strane statue uniche nel loro genere, diventate il simbolo di questo borgo.
Il territorio di Murlo, immutato feudo del vescovo di Siena dal XII al XVIII secolo, può
essere meta di piacevoli escursioni in un paesaggio di rara e selvaggia bellezza.
In agriturismo sono disponibili le mappe per le escursioni nella zona, che portano per esempio
al suggestivo eremo di Montespecchio, al percorso della vecchia ferrovia della miniera di lignite,
ai resti di castelli, eremi e mulini che fanno immaginare l'antica ricchezza di questo territorio.
Visita al castello di Murlo
Murlo ha perfettamente conservato il suo antico aspetto
medievale: è un piccolo borgo, abitato da qualche
decina di persone, racchiuso nella sua cinta muraria inglobata nelle
abitazioni, su un cucuzzolo situato sulla linea di confine tra i
campi aperti delle Crete Senesi
ed il manto boscoso delle Colline Metallifere.
Appena arrivati sotto il paese, c'è un parcheggio gratuito che
un
recente intervento di "riqualificazione" ha realizzato assieme ad una
poco comprensibile rotatoria al posto di un ampio piazzale.
Ai margini del parcheggio c'é un'area per l'archeologia sperimentale dedicata alle tecniche di lavorazione
dei bronzi antichi, con un forno verticale ed una fossa di fusione realizzati negli anni '90.
Entrati nella porta medievale, si apre una piazza irregolare sulla quale si affacciano
la piccola Chiesa di San Fortunato ed il possente Palazzo Vescovile, per molti secoli dimora dei vescovi di Siena
ed oggi sede del Museo Etrusco di Murlo.
L'Antiquarium
La più importante attrazione culturale di Murlo è l'Antiquarium, un moderno museo dove sono
conservati i reperti archeologici rinvenuti nel vicino insediamento etrusco, una delle più importanti scoperte di
questa civiltà: un grande palazzo appartenente ad un principe locale, con annessi laboratori di artigiani del ferro,
bronzo, alabastro, terracotta e avorio.
L'Antiquarium è un museo etrusco diverso dagli altri: qui si ha la percezione della
vita quotidiana degli Etruschi perchè sono esposti bellissimi oggetti della vita domestica e delle attività
artigiane giornaliere, e non solo reperti provenienti dalle tombe come generalmente accade.
Eccezionali le statue di terracotta di grandezza umana che ornavano il tetto
del palazzo principesco: sono arrivate fino a noi la sfinge, il gorgone e sopratutto il misterioso "Cappellone",
una statua umana con un grande copricapo simile ad un sombrero, diventata il simbolo di Murlo:
attenti a non farvela sfuggire, perché si trova nel salone di ingresso, dove c'è la biglietteria.
Continua qui
giovedì 1 settembre 2016
La daga di Tutankhamon viene dallo Spazio
Una ricerca italo-egiziana ha dimostrato che la lama scoperta nella
tomba dell’antico faraone è composta di ferro proveniente da un
meteorite. Gli egizi conoscevano già l’origine extraterrestre di queste
pietre
La tomba di Tutankhamon continua a riservare sorprese. Tra gli oggetti scoperti nel luogo di sepoltura del faraone bambino vi è infatti una daga di ferro risalente al XIV secolo a.C. (come il resto della tomba), che secondo una nuova ricerca italo-egiziana sarebbe stata realizzata con materiali provenienti da un meteorite. La scoperta, pubblicata sulla rivista Mereoritics and Planetary Science, indicherebbe che gli antichi egizi avevano imparato a sfruttare questa fonte di metalli nativi, e che avrebbero potuto conoscerne l’origine celeste quasi due millenni prima delle popolazioni occidentali.
La daga in questione fu scoperta nel 1922, quando la tomba (praticamente inviolata) fu esplorata per la prima volta. Per decenni, gli archeologi hanno sospettato che potesse essere stata prodotta utilizzando materiali meteorici: nell’antico Egitto infatti il ferro era un materiale più raro dell’oro. Non che mancasse la materia prima, spiegano gli autori della nuova ricerca, ma i procedimenti necessari per ottenere questo metallo a partire dai minerali ferrosi (la forma in cui si trova il ferro sulla superficie del nostro pianeta) erano probabilmente sconosciuti, o poco utilizzati.
Continua qui
La tomba di Tutankhamon continua a riservare sorprese. Tra gli oggetti scoperti nel luogo di sepoltura del faraone bambino vi è infatti una daga di ferro risalente al XIV secolo a.C. (come il resto della tomba), che secondo una nuova ricerca italo-egiziana sarebbe stata realizzata con materiali provenienti da un meteorite. La scoperta, pubblicata sulla rivista Mereoritics and Planetary Science, indicherebbe che gli antichi egizi avevano imparato a sfruttare questa fonte di metalli nativi, e che avrebbero potuto conoscerne l’origine celeste quasi due millenni prima delle popolazioni occidentali.
La daga in questione fu scoperta nel 1922, quando la tomba (praticamente inviolata) fu esplorata per la prima volta. Per decenni, gli archeologi hanno sospettato che potesse essere stata prodotta utilizzando materiali meteorici: nell’antico Egitto infatti il ferro era un materiale più raro dell’oro. Non che mancasse la materia prima, spiegano gli autori della nuova ricerca, ma i procedimenti necessari per ottenere questo metallo a partire dai minerali ferrosi (la forma in cui si trova il ferro sulla superficie del nostro pianeta) erano probabilmente sconosciuti, o poco utilizzati.
Continua qui
sabato 9 luglio 2016
Video: le 10 scoperte archeologiche più misteriose di sempre
Non semplici rovine in luoghi disparati del mondo, ma veri e propri enigmi a cui ancora non si sono date risposte.
Obelischi sotto terra, piramidi sott'acqua, sfere di pietra nella giungla... Le scoperte archeologiche più sensazionali (e irrisolte) di sempre.
Continua qui
martedì 24 maggio 2016
A Stonehenge, gli studenti svelano il mistero della costruzione del cerchio megalitico
Gli allievi dell’University College di Londra hanno dimostrato che
poche persone possono trasportare per lunghe distanze pietre molto
pesanti
Il misterioso cerchio megalitico di Stonehenge non è stato così
difficile da costruire come sembrava. Gli studenti dell’University
College di Londra hanno dimostrato, sul prato della scuola, che poche persone possono trasportare per lunghe distanze pietre molto pesanti servendosi di tecnologie preistoriche, e in un lasso ragionevole di tempo.
Da anni gli studiosi si domandano come abbiano fatto tribù neolitiche di 4000-5000 anni fa a trasportare monoliti del peso di alcune tonnellate fino alla piana di Salisbury, in Inghilterra, dai monti Preseli che si trovano nel Galles, a più di 200 chilometri di distanza.
Una slitta su cui caricare le pietre
Gli studenti dell’UCL, guidati dal professor Mike Parker-Pearson, uno dei maggiori esperti di Stonehenge, hanno realizzato una slitta a forma di “Y”, sulla quale hanno caricato una pietra non così pesante come quelle del sito di Salisbury, ma comunque imponente. Trainando la slitta sopra a tronchi di legno, disposti come le traversine di un binario ferroviario, hanno scoperto che bastano una decina di persone per fare avanzare il megalito di circa un miglio (1,6 km) all’ora. L’esperimento è stato condotto in piano e in condizioni ideali, ma ha dimostrato che un centinaio di persone inviate sui Preseli da tribù che ne contavano migliaia avrebbe potuto benissimo trainare le pietre di Stonehenge fino a Salisbury in un tempo ragionevole.
Continua qui
Vittorio Sabadin
Da anni gli studiosi si domandano come abbiano fatto tribù neolitiche di 4000-5000 anni fa a trasportare monoliti del peso di alcune tonnellate fino alla piana di Salisbury, in Inghilterra, dai monti Preseli che si trovano nel Galles, a più di 200 chilometri di distanza.
Una slitta su cui caricare le pietre
Gli studenti dell’UCL, guidati dal professor Mike Parker-Pearson, uno dei maggiori esperti di Stonehenge, hanno realizzato una slitta a forma di “Y”, sulla quale hanno caricato una pietra non così pesante come quelle del sito di Salisbury, ma comunque imponente. Trainando la slitta sopra a tronchi di legno, disposti come le traversine di un binario ferroviario, hanno scoperto che bastano una decina di persone per fare avanzare il megalito di circa un miglio (1,6 km) all’ora. L’esperimento è stato condotto in piano e in condizioni ideali, ma ha dimostrato che un centinaio di persone inviate sui Preseli da tribù che ne contavano migliaia avrebbe potuto benissimo trainare le pietre di Stonehenge fino a Salisbury in un tempo ragionevole.
Continua qui
I misteriosi Cerchi delle Fate in Namibia
Uno dei più grandi enigmi della natura viene svelato dalla rivista Science.
Chiunque abbia avuto modo di misurarsi con il fascino di realtà mozzafiato come la Namibia
, inevitabilmente è tornato a casa con un senso di “nostalgia” noto come Mal d’Africa.
Gli occhi e il cuore sono infatti rimasti ancorati alle variopinte
immagini regalate da un paese che sembra racchiudere in sé il meglio del
continente africano: spazi infiniti, una ricca fauna e flora nonché un
vero e proprio mosaico di etnie, lingue e paesaggi incontaminati.
LEGGI ANCHE NAMIBIA: 5 COSE DA SAPERE PRIMA DI PARTIRE (Turismo.it)
A rimanere ben impresse nella mente sono soprattutto quelle realtà che hanno qualcosa di unico ed eccezionale da raccontare: muovendosi alla volta delle desertiche pianure della Namibia l’occhio non può che soffermarsi sui famosi Cerchi delle Fate. Con questo fiabesco nome si identificano quella sorta di anelli d’erba che si vanno a disegnare sul terreno desertico, figure che per la loro singolarità hanno richiamato l’attenzione di scienziati di ogni dove interessati a studiare e spiegare quello che risulta essere uno dei più grandi enigmi della natura.
Continua qui
Livia Fabietti
(nexta)
LEGGI ANCHE NAMIBIA: 5 COSE DA SAPERE PRIMA DI PARTIRE (Turismo.it)
A rimanere ben impresse nella mente sono soprattutto quelle realtà che hanno qualcosa di unico ed eccezionale da raccontare: muovendosi alla volta delle desertiche pianure della Namibia l’occhio non può che soffermarsi sui famosi Cerchi delle Fate. Con questo fiabesco nome si identificano quella sorta di anelli d’erba che si vanno a disegnare sul terreno desertico, figure che per la loro singolarità hanno richiamato l’attenzione di scienziati di ogni dove interessati a studiare e spiegare quello che risulta essere uno dei più grandi enigmi della natura.
Continua qui
lunedì 2 maggio 2016
Ufo nel Mar Baltico, la certezza della truffa sembra vicina
Gli esploratori oceanici che avrebbero scoperto un enorme oggetto dalle forme enigmatiche sul fondo del Mar Baltico si stanno prendendo un mucchio di tempo per capire di cosa
si tratta. Un tempo sospetto, direbbe qualcuno. I subacquei svedesi, che si fanno chiamare Ocean Team X, spiegano che l'oggetto sta producendo
interferenze elettriche che rendono inutili i loro tentativi di indagare. "Tutto
ciò che è elettrico là fuori - addirittura il telefono satellitare - ha
smesso di funzionare quando
eravamo sopra l'oggetto", ha detto Stefan Hoberborn subacqueo del
team in un comunicato X Ocean press. "E poi siamo arrivati a circa 200
metri di distanza e si è riacceso, ma tornati sopra
l'oggetto non ha funzionato per l'ennesima volta"
Come risultato fin'ora, c'è ancora una sola immagine sonar di 200 metri e larga 60. Secondo gli esperti nel campo dell'"imaging remote", tuttavia,
l'immagine è "priva di risoluzione, dettaglio e quantificazione," presenta poi "numerosi artefatti di elaborazione" e si presenta come una navicella spaziale solo perché ha una
forma alla Millennium Falcon che ha stimolato la fantasia dei più ottimisti. Invece, hanno detto gli esperti, ciò che l'immagine mostra è probabilmente solo una formazione
rocciosa vagamente circolare, un cuscino di basalto - rara, ma possibile nel mondo degli abissi.
Scoprire la composizione è molto più facile di quanto gli svedeci ci facciano credere, perchè aspettano tanto?
Continua qui
Scoprire la composizione è molto più facile di quanto gli svedeci ci facciano credere, perchè aspettano tanto?
Continua qui
venerdì 18 marzo 2016
Danimarca, il crocifisso trovato per caso che potrebbe cambiare la storia
Il danese Dennis Fabricius Holm è uscito per fare una passeggiata
portandosi dietro il suo metal detector. Il cercatore di tesori
amatoriale ha cominciato a perlustrare un campo vicino alla città di
Aunslev (Østfyn, Danimarca) quando all'improvviso il suo dispositivo ha
suonato: scavando, l'uomo ha ritrovato un piccolo crocifisso immerso nel
fango. Holm ha postato la sua scoperta su Facebook e vedendo quel
ciondolo altri appassionati gli hanno consigliato di rivolgersi ad un
museo. Per gli esperti si tratta di un ritrovamento straordinario:
quella croce infatti, forse appartenuta ad una donna vichinga, dovrebbe
risalire alla prima metà del 900 (X secolo) indicando così che il
cristianesimo era già presente in Danimarca ben prima di quanto
ipotizzato finora. Dal peso di solo 13,2 grammi e lungo 4 centimetri, il
manufatto dorato è liscio sul retro e ha un piccolo foro che indica che
fu utilizzato come catenina. La sua datazione dovrebbe essere dellla
prima metà del X secolo mentre fino ad ora, nei libri di storia, i
segnali di presenza del cristianesimo nel paese scandinavo risalivano
alla seconda metà, data delle Jelling Stones, le grandi pietre runiche
di Jutland che mostravano la più antica raffigurazione di Gesù su una
croce in Danimarca. Quelle pietre commemoravano la conversione dei
danesi al cristianesimo ma ora la data potrà essere rivista.
Continua qui
Continua qui
domenica 13 marzo 2016
“Mio Dio, ma che cos’è?”: carcassa di una creatura lunga oltre 4 metri ad Acapulco
La carcassa di una strana creatura marina è stata ritrovata sul bagnasciuga di una spiaggia di Acapulco, in Messico. Un ammasso informe, lungo circa 4 metri, in avanzato stato di decomposizione che ha attirato decine di curiosi. Le foto e i video dello strano animale sono circolate in rete ed ora in tanti si chiedono a quale specie marina possano appartenere i resti
Il video
Il video
Iscriviti a:
Post (Atom)
Meteo: temperature in forte risalita, ma ecco il maltempo del 1° Maggio!
Impennata delle temperature da domenica, poi nuova ondata di maltempo nel giorno meno ideale! La lunga fase di instabilità e clima freddo...
-
Il maltempo ha colpito anche la Val Borbera: in questa zona del Basso Piemonte si è alzato di molto il torrente qui lo si vede scorrere impe...
-
Aperta l'inchiesta. Il bilancio dell'esplosione è di 3 morti e 5 feriti. 4 i dispersi. L'acqua continua a salire. Il corteo di d...
-
Preoccupanti gli accumuli attesi su diverse aree del Paese ma soprattutto sul Piemonte. Poi tanta instabilità pomeridiana ma condizioni migl...