Resta e resterà per sempre un mistero.
La morte di
Luigi Tenco
è stato un suicidio o un omicidio? Di certo rimarrà l’emblema di una
delle inchieste investigative più pasticciate e demenziali che si siano
mai svolte in Italia.
L’inchiesta ufficiale, comunque, ha detto: suicidio. Concludendosi con un decreto di archiviazione che non lascia dubbi: nella
notte tra il 26 e il 27 gennaio 1967,
il cantautore Luigi Tenco si tolse la vita con un colpo di pistola alla
tempia destra nella stanza 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo. Durante le
giornate del Festival.
Tenco aveva cantato in coppia con
Dalida una canzone francamente brutta, “
Ciao, amore ciao”. Poi, visibilmente depresso, era andato a cena con la stessa Dalida, il suo produttore
Paolo Dossena
e altri amici, ma giunto al ristorante aveva deciso di tornare in
albergo. Da questo momento cominciano i pasticci investigativi.
“
All’1.40 - ha scritto
Aldo Fegatelli Colonna in una recente biografia -
Tenco
è ancora vivo. Dalida riferirà al commissario Molinari di essere
entrata nella stanza di Tenco tra le 2.00 e le 2.10. Il dottor Borelli,
che ne constata il decesso, è arrivato sul posto alle 2.45 e presume che
la morte risalga a quindici-venti minuti prima al massimo, cioè non
prima delle 2.25. Ci sono due “buchi”, uno di dieci minuti, l’altro di
mezz’ora”.
La porta della stanza 219 è accostata e con la chiave nella toppa esterna.
Ai primi soccorritori Dalida appare mentre alza da
terra il busto di Luigi e lo abbraccia. E’ un flash d’agenzia a
diffondere la notizia della morte del cantautore, dando per certa la
tesi del suicidio. Il primo inquirente a giungere sul posto è il
vicedirigente del commissariato di Sanremo,
Arrigo Molinari, il cui nome (detto per inciso), anni dopo, finirà nelle
liste della P2.
Il cadavere, stranamente, viene subito trasferito all’obitorio e poi
riportato in albergo, dal momento che gli investigatori si sono
dimenticati (sembra incredibile!) di “
fare effettuare i rilievi fotografici essenziali per la completezza del fascicolo da trasmettere alla Procura”.
Tenco è stato ucciso da un colpo di calibro 22, la
stessa pistola che stringe in pugno, ma nella sua stanza viene trovata
anche un’altra arma: una Walter Ppk. Salta fuori che la sera prima di
morire Tenco aveva vinto al casino circa 6 milioni delle vecchie lire.
Nella stanza del Savoy c’era solo un assegno da 100 mila lire di un
collaboratore. Suicidio dunque o omicidio?
L’archiviazione, come detto, non ha esitazioni: suicidio.
Prima di morire Luigi Tenco scrive un biglietto che
verrà riconosciuto come scrtto da lui da una perizia grafoscopica
fatta, però, solo nel
1990, cioè ben 23 anni dopo la sua morte. Nel biglietto è scritto: “
Io ho
voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque
anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita
(tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io,
tu e le rose” in finale e una commissione che seleziona “La
Rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.
Continua
qui